Rubriche
tratto dal n.07/08 - 2007


L’amore è un dio


Eva Canatarella, L’amore è un dio. Il sesso e la polis, Feltrinelli, Torino 2007, 184 pp., euro 13,00

Eva Canatarella, L’amore è un dio. Il sesso e la polis, Feltrinelli, Torino 2007, 184 pp., euro 13,00

Fantastiche vicende mitologiche d’amore, di sesso, di matrimoni strani, riferite ad alcuni aspetti della vita privata degli antichi greci sono raccontate, in modo piacevole e accattivante – anche se alcune sono intricatissime – da Eva Cantarella nel saggio appena pubblicato da Feltrinelli, L’amore è un dio. Di Eva Cantarella, docente di Diritto greco e Istituzioni di diritto romano antico all’Università degli studi di Milano, ricordiamo – tra le molte opere pubblicate – Secondo natura. La bisessualità nel mondo antico recentemente ripubblicato da Rizzoli (Bur) con l’aggiunta di una nota di aggiornamento: un po’ per specialisti, per la verità. Con L’amore è un dio l’autrice intende rivolgersi a un vasto pubblico per «far sì che l’antichità non diventi un privilegio di pochi eletti, ma continui a far parlare del patrimonio di chi vive in una civiltà, come la nostra, che in quel mondo affonda le sue radici».
Cantarella narra storie fantastiche, i miti appunto, nelle quali agiscono insieme esseri mortali e immortali, eroi e semidei, animali più o meno immaginari, esseri dall’aspetto in parte umano in parte animale; accattivante il capitolo su Edipo che assassinò il padre e sposò la madre (pp. 61-69) o i preziosi riferimenti ai poemi omerici vissuti con occhi diversi e con insolite “incursioni” in personaggi noti come Penelope, Ulisse, Achille e Patroclo (tornano alla mente le pagine di un altro bel libro di Eva Cantarella, Itaca. Eroi, donne, potere tra vendetta e diritto, pubblicato da Feltrinelli nel 2002). Nel capitolo Mogli, ribelli, vergini e matriarche. Le tribù delle donne (p. 141) Cantarella delinea alcune figure femminili, descrivendone i differenti ruoli di moglie fedele, di ribelle (Lisistrata), di matriarca (Ipsifile), raccontando storie d’amore finite anche in tribunale (gli ateniesi erano molto litigiosi) per gelosia, per danaro o per le tante ragioni per cui una storia d’amore può finire (p. 157): storie di vita vissuta. Azzardo un confronto con il presente: ho l’impressione, leggendo alcuni racconti, di vivere fatti di oggi e che non siano trascorsi 2.500 anni; ma forse sto leggendo la cronaca di fatti successi soltanto ieri l’altro...




Eutanasia. Della morte e di altre cose


Adriano Pessina, Eutanasia. Della morte e di altre cose, Cantagalli, Siena 2007, 
120 pp., euro 12,50

Adriano Pessina, Eutanasia. Della morte e di altre cose, Cantagalli, Siena 2007, 120 pp., euro 12,50

L’eutanasia è questione contemporanea. Il termine non significa soltanto «buona morte», ma indica diverse pratiche mediche spesso confuse tra loro. Per eutanasia si può intendere la cessazione di interventi curativi, un intervento attivo del medico per porre fine alla vita del paziente, l’astensione da ogni ulteriore intervento terapeutico, ma anche l’uso di farmaci che possono indurre alla morte del paziente. Inoltre l’eutanasia riguarda sia soggetti ancora coscienti che soggetti non più in grado di intendere, e anche neonati.
Adriano Pessina nel volume Eutanasia. Della morte e di altre cose, edito da Cantagalli, cerca di spiegare i molteplici aspetti del termine, cercando soprattutto di fare chiarezza sul tema assai dibattuto in tutti i Paesi occidentali. Analizza anche il concetto di vita, di morte e di cosa attende l’uomo dopo la morte fisica. Infatti un dibattito intorno all’eutanasia fa emergere questioni importanti circa l’uomo e il suo modo di pensare sé stesso, la sofferenza e il dolore, ma soprattutto rimanda al senso che oggi l’uomo dà al valore dell’esistenza. «La tecnologia ci ha abituati a pensare che basti volere per potere, ci ha prospettato molte possibilità [...] di realizzazione, ci ha aperto, per così dire, differenti orizzonti: la malattia ci rinchiude nei problemi del nostro corpo e improvvisamente blocca, modifica, deforma i nostri progetti [...]. In fondo, con la richiesta di una morte rapida e indolore, si manifesta la richiesta di non dover fare i conti con quello che noi siamo veramente». Parlare di eutanasia è un modo per parlare dell’uomo, delle sue paure e delle sue speranze, per provare a dare risposte a domande che la ragione pone ma di cui a volte non dà soluzioni facilmente accettabili.




Bioetica tra natura e cultura


Sergio Belardinelli, 
Bioetica tra natura e cultura, Cantagalli, Siena 2007, 
128 pp., euro 9,80

Sergio Belardinelli, Bioetica tra natura e cultura, Cantagalli, Siena 2007, 128 pp., euro 9,80

«Attorno alla bioetica e alla cosiddetta laicità dello Stato si gioca oggi una sfida che va ben oltre le contingenze del momento storico che stiamo attraversando; sono in gioco i valori di fondo della nostra civiltà, il senso stesso che diamo alla nostra umanità e, in ultimo, alla stessa modernità occidentale». Con queste parole Sergio Belardinelli, sin dalle prime battute del suo volume Bioetica tra natura e cultura, edito da Cantagalli, immerge il lettore dentro questioni attuali e di grandissima importanza per il moderno Occidente. I temi più scottanti suscitati dalla bioetica vengono affrontati cercando di dare risposte esaurienti, ma soprattutto cercando di ricondurre ogni argomento al concetto di natura umana, di dignità dell’uomo, di libertà e di limiti umani. Il limite di cui parla Belardinelli investe non solo il singolo uomo, ma tutta la società che sempre più si ritiene onnipotente. La crisi della società e dell’uomo è un argomento che attraversa tutto il libro e mostra chiaramente come certi stili di vita e certi ideali abbiano finito per rendere vani i fondamenti stessi degli Stati moderni, oltre a svuotare il termine di natura umana, spesso usato per fini diversi a seconda delle esigenze. «Abbiamo pensato erroneamente che i discorsi sui valori, sulla morale o sull’etica potessero essere finalmente liberati da qualsiasi idea di normalità e potessero essere condotti guardando esclusivamente all’autonomia e alla libertà degli individui, come se la natura umana non esistesse o fosse riconducibile a libertà e autonomia».




Pianeta vocazioni


Vito Magno, Pianeta vocazioni. Viaggio di scoperta alle soglie del terzo millennio, Lateran University Press, 
Città del Vaticano 2006, 
280 pp., euro 8,00

Vito Magno, Pianeta vocazioni. Viaggio di scoperta alle soglie del terzo millennio, Lateran University Press, Città del Vaticano 2006, 280 pp., euro 8,00

Vito Magno, un sacerdote, giornalista, collaboratore della Rai e della Radio Vaticana, raccoglie in un libro edito da Lateran University Press, Pianeta vocazioni, un buon numero di suoi articoli pubblicati sul quotidiano Avvenire nel periodo compreso tra il 2000 e il 2006. È la testimonianza, semplice e attenta, colta nella sua essenzialità, di vari percorsi di pastorale vocazionale «alle soglie del terzo millennio», in un periodo di penuria di vocazioni, che costringe la Chiesa a ripensare e a meditare l’evento della vocazione. La cultura attuale, osserva Enzo Bianchi nella prefazione, è segnata dall’incertezza, dalla precarietà, dall’assenza di legami; «slegati da tutto, i giovani possono con estrema facilità connettersi e sconnettersi, entrando e uscendo a piacimento da una “rete” sempre meno caratterizzata da rapporti interpersonali reali [...]. A questo si aggiunga la paura nei confronti dell’interiorità, della vita spirituale profonda e del cammino faticoso che occorre intraprendere per “sentire” una vocazione..» (p. 9). L’autore non offre soluzioni al problema; presenta la realtà, con spunti anche interessanti, ancorandola a una situazione religiosa e sociale difficile e preoccupante. È un contributo che la Chiesa accoglie per mettere in campo una “politica vocazionale” seria della quale si avverte la necessità e l’urgenza.




Belli e Roma


Emerico Giachery, Belli e Roma. Tra Carnevale 
e Quaresima, Edizioni Studium, Roma 2007, 172 pp.,
euro 14,00

Emerico Giachery, Belli e Roma. Tra Carnevale e Quaresima, Edizioni Studium, Roma 2007, 172 pp., euro 14,00

«Chi entra nell’opera romanesca di Belli si aggira per le vie e per le piazze, sosta nei poveri abituri e nei palazzi nobiliari e cardinalizi, nelle botteghe e nelle bettole della città motteggiatrice e drammatica, città-mondo, città totale e terribilmente viva, edificata dal poeta pietra su pietra, sonetto su sonetto». È quanto fa questo libro di Emerico Giachery, Belli e Roma. Tra Carnevale e Quaresima.
La prestigiosa casa editrice romana non è nuova a pubblicazioni sull’argomento; voglio solo ricordare il volume Il sacro nella letteratura in dialetto romanesco. Da Belli al Novecento, a cura di Franco Onorati, edito nel 2003, che costituisce per la sua organicità un contributo fondamentale per la comprensione del poeta. La presente pubblicazione non è una raccolta di poesie o sonetti su Roma, sia chiaro; è uno studio, una ricerca molto accurata e di grande interesse letterario per esperti e studiosi di Gioachino Belli, finalizzata a una sua maggiore e migliore comprensione (a corredo viene anche indicata una significativa scheda bibliografica). Tra Carnevale e Quaresima. Cioè tra l’esplosione vitale della festa e della trasgressione e la Quaresima, tempo di pensoso raccoglimento per un poeta dal temperamento malinconico, assillato dal pensiero della morte.




Santa Elisabetta, penitente francescana


Fernando Scocca e Lino Temperini (a cura di), 
Santa Elisabetta, penitente francescana, Pontificia Università Antonianum, 
Roma 2007, 242 pp., s.i.p.

Fernando Scocca e Lino Temperini (a cura di), Santa Elisabetta, penitente francescana, Pontificia Università Antonianum, Roma 2007, 242 pp., s.i.p.

Gli atti di un convegno scientifico servono per una loro consultazione nel tempo, per avere conforto e riscontro alle proprie tesi, oltre che per una conoscenza scientifica immediata dell’argomento. Così è per gli atti del convegno internazionale di studi su Santa Elisabetta, penitente francescana tenutosi lo scorso febbraio alla Pontificia Università Antonianum di Roma in occasione dell’VIII centenario della nascita di santa Elisabetta d’Ungheria, principessa di Turingia (1207-1231). Attraverso l’analisi delle fonti storiche del Duecento e la ricchissima iconografia elisabettiana, i relatori hanno illustrato le varie tematiche concernenti la critica storica dei testi e la spiritualità di santa Elisabetta, appartenente alla famiglia francescana.
La pubblicazione è curata da Fernando Scocca e Lino Temperini.


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