Rubriche
tratto dal n.06/07 - 2010


ATTUALITÀ

La grazia della fede e il senso del peccato


IGesù con alcuni peccatori: san Pietro, il re Davide, il buon ladrone, santa Maria Maddalena/I

IGesù con alcuni peccatori: san Pietro, il re Davide, il buon ladrone, santa Maria Maddalena/I

Su la Repubblica del 10 luglio, Pietro Citati ha scritto un interessante articolo dal titolo La grazia della fede e il senso del peccato. Ne riportiamo alcuni stralci: «Secondo Benedetto XVI, alla fine del ventesimo e al principio del ventunesimo secolo, il regno del peccato si è esteso. Quasi nessuno prega, varca le porte delle cattedrali, pensa a Dio e a Cristo, rispetta le leggi della Chiesa sulla vita e la morte. La società è profondamente irreligiosa e anticristiana. Se non scorgiamo Satana, come ai tempi di Hitler e di Stalin, migliaia di piccoli Satana frequentano e dominano il mondo. Anche i muri dell’arca sono crollati: il peccato è penetrato nella Chiesa, come rivela la vicenda dei preti pedofili, che ha colpito così profondamente il cuore di Benedetto XVI. Quasi ogni traccia di quel sentimento luminoso e trionfale, che emanava dalle parole di Giovanni Paolo II, sembra scomparso. Nelle parole di Benedetto XVI, c’è soprattutto dolore e amarezza. Il senso acuto del peccato contribuisce alla ricchezza e alla complessità del cristianesimo; una complessità che, per esempio l’islam, che ignora in gran parte il peccato d’Adamo, non possiede. Il cristiano si ascolta: studia i suoi sentimenti, analizza i suoi pensieri, e scruta se, in qualche luogo del cuore, la menzogna e la ribellione hanno lasciato la loro ombra. Non si fa illudere dalle rappresentazioni teatrali del bene. Diffida di qualsiasi forma di ottimismo. Così nascono grandiose esperienze dell’anima, come quelle di Paolo, di Agostino e di Pascal. Ogni volta che il cristianesimo ha cancellato l’idea di peccato, ha rischiato di perdersi». Dopo aver accennato alla «coscienza del peccato, che colma il cuore di Benedetto XVI», Citati così continua: «La vita cristiana non può che essere dominata dalla gioia: la gioia di esistere, di vivere, di ridere, di vedere, di passeggiare, di pensare, di scorgere le immagini della mente e del mondo: la gioia del presente, che recupera la letizia del passato, e anticipa la felicità del futuro; la gioia dei bambini, che forse riusciranno a conservare fino alla morte la loro condizione infantile. Sappiamo quale sia l’origine di questa gioia. La luce della grazia scende dal cielo e avvolge a poco a poco tutta la terra: rischiara i pensieri e i sentimenti e ogni angolo abitato o deserto. Sotto forma di fede, questa grazia ritorna nel cielo da dove è discesa: perché la fede non è altro che grazia umanizzata». Citati termina il suo articolo dicendo che «la Chiesa deve restare un riflesso o un barlume del cristianesimo degli apostoli e dei padri in mezzo alla società di oggi».




STORIA

De Felice: il ’68 e il nazismo


Aldo Moro

Aldo Moro

Su Avvenire del 22 luglio viene recensito un saggio di Giuseppe Parlato pubblicato sull’ultimo numero della rivista Ventunesimo secolo, dal titolo De Felice, il Sessantotto e la difesa dello Stato di diritto (un’analisi che abbraccia il decennio 1968- 1978).
Nell’articolo, tra l’altro, si legge: «Nel 1972, il cinquantenario della Marcia su Roma induceva a tautologici paragoni col presente, cui De Felice opponeva invece analogie dei sessantottini con la sinistra nazista, antiweimariana, antiparlamentare, all’insegna di quel “nichilismo rivoluzionario” su cui andava allora riflettendo Del Noce (già all’attenzione di De Felice fin dalle sue prime analisi del fascismo). Questo vuoto di idee colto in quelle confuse chimere extraparlamentari [...] viene collegato da De Felice alla fine della cultura storicista e all’invasione della sociologia angloamericana che avrebbe avuto effetti nefasti nel panorama intellettuale italiano».




PAPA

Il soprannaturale sensus fidei è “magistero che precede”


Teresa di Lisieux

Teresa di Lisieux

Nel corso dell’udienza generale del 7 luglio Benedetto XVI ha parlato del beato Giovanni Duns Scoto. Riportiamo un brano: «Teologi di valore, come Duns Scoto circa la dottrina sull’Immacolata Concezione, hanno arricchito con il loro specifico contributo di pensiero ciò che il popolo di Dio credeva già spontaneamente sulla Beata Vergine, e manifestava negli atti di pietà, nelle espressioni dell’arte e, in genere, nel vissuto cristiano. Così la fede sia nell’Immacolata Concezione sia nell’Assunzione corporale della Vergine era già presente nel popolo di Dio, mentre la teologia non aveva ancora trovato la chiave per interpretarla nella totalità della dottrina della fede. Quindi il popolo di Dio precede i teologi e tutto questo grazie a quel soprannaturale sensus fidei, cioè a quella capacità infusa dallo Spirito Santo, che abilita ad abbracciare la realtà della fede, con l’umiltà del cuore e della mente. In questo senso, il popolo di Dio è “magistero che precede”, e che poi deve essere approfondito e intellettualmente accolto dalla teologia. Possano sempre i teologi mettersi in ascolto di questa sorgente della fede e conservare l’umiltà e la semplicità dei piccoli! L’avevo ricordato qualche mese fa dicendo: “Ci sono grandi dotti, grandi specialisti, grandi teologi, maestri della fede, che ci hanno insegnato molte cose. Sono penetrati nei dettagli della Sacra Scrittura… ma non hanno potuto vedere il mistero stesso, il vero nucleo... L’essenziale è rimasto nascosto! Invece, ci sono anche nel nostro tempo i piccoli che hanno conosciuto tale mistero. Pensiamo a santa Bernadette Soubirous; a santa Teresa di Lisieux, con la sua nuova lettura della Bibbia ‘non scientifica’, ma che entra nel cuore della Sacra Scrittura” ( Omelia della santa messa con i membri della Commissione teologica internazionale, 1° dicembre 2009)».




SANTA SEDE

Norme sui delitti più gravi


Un Iincipit del Decretum Gratiani/I, Biblioteca Apostolica Vaticana

Un Iincipit del Decretum Gratiani/I, Biblioteca Apostolica Vaticana

Il 15 luglio è stata resa pubblica la nuova versione delle Norme sui delitti più gravi (delicta graviora, in latino). Il testo, approvato e promulgato da Benedetto XVI nel corso dell’udienza concessa al cardinale prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede William J. Levada lo scorso 21 maggio, sostituisce le Norme emanate la prima volta nel 2001 con il motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela con cui Giovanni Paolo II attribuiva all’ex Sant’Uffizio la competenza per trattare e giudicare nell’ambito dell’ordinamento canonico una serie di delitti particolarmente gravi, come gli abusi sessuali nei confronti di minori compiuti da chierici.
Al briefing di presentazione tenuto dal direttore della Sala Stampa della Santa Sede padre Federico Lombardi ha partecipato anche monsignor Charles J. Scicluna, il promotore di giustizia – in pratica il “pm” – della Congregazione, che ha spiegato come i nove anni intercorsi tra la prima promulgazione delle Norme e il loro attuale aggiornamento abbiano comunque visto, nella prassi, l’applicazione di quelle che erano state inizialmente concesse come «facoltà speciali», ma che ora sono state stabilizzate in un quadro normativo più organico: «Questo è un segnale forte», ha puntualizzato Scicluna, «perché le facoltà hanno una vita un po’ effimera: dipendono molto dalla volontà dei sommi pontefici. Invece, papa Benedetto XVI – appena eletto nel 2005 – ha espresso il desiderio che le facoltà di cui godeva la Congregazione per la Dottrina della fede fossero stabilizzate nella normativa». Poiché infatti le «facoltà speciali» muoiono con il Papa che le ha concesse, uno dei primi atti di Benedetto XVI, il 6 maggio 2005, nel corso di una udienza all’arcivescovo Angelo Amato, allora segretario del dicastero, fu quello di confermarle. Non solo. Espresse anche il desiderio che quelle facoltà venissero codificate in legge vera e propria.
In effetti le nuove Norme codificano le facoltà speciali già concesse da Giovanni Paolo II e cioè la possibilità, in casi particolarmente gravi e acclarati, di ricorrere a procedure extragiudiziali e quindi più spedite (processo amministrativo o dimissione dallo stato clericale comminato direttamente dal Papa); la possibilità di avere come membri dei tribunali ecclesiastici non solo sacerdoti, ma anche laici; il diritto, ma solo su mandato del Papa, caso per caso, di giudicare cardinali, patriarchi, nunzi, vescovi e superiori generali di ordini religiosi (mentre, ha spiegato Scicluna, per investigare su di essi sempre riguardo ad accuse di delicta graviora il mandato pontificio non è necessario). Le nuove Norme poi ampliano il termine di prescrizione da dieci a venti anni, che, nel caso del delitto di abuso nei confronti dei minori, è sempre da calcolarsi dal compimento dei 18 anni da parte della vittima. Non solo. L’ex Sant’Uffizio acquisisce il diritto di derogare anche ai vent’anni, il che tende a rendere di fatto “imprescrittibili” i delicta graviora («un passo in avanti per garantire la giustizia sostanziale», ha spiegato Scicluna, «e il bene pubblico della Chiesa»).
Le Norme emanate il 15 luglio non accolgono solo le facoltà speciali concesse in passato, ma anche altri elementi di novità. In esse sono stati introdotti anche i delitti contro la fede, cioè l’eresia, l’apostasia e lo scisma; vengono meglio definiti e aggiornati i delicta graviora con l’aggiunta del delitto di pedopornografia e di attentata ordinazione sacerdotale di una donna. E viene introdotta la possibilità di adottare le misure cautelari (allontanamento dall’ufficio, dimora obbligatoria, proibizione di celebrare messa in pubblico) già a partire dall’indagine previa, e non dopo l’inizio del processo.





Benedetto XVI a Sulmona, domenica 4 luglio BR[© Osservatore Romano]

Benedetto XVI a Sulmona, domenica 4 luglio BR[© Osservatore Romano]

Papa
«Dio ci anticipa sempre»

Domenica 4 luglio, in visita a Sulmona, Benedetto XVI durante l’omelia della santa messa ha detto: «Ma è importante sottolineare anche un secondo elemento: la scoperta del Signore che fa Pietro Angelerio [papa Celestino V] non è il risultato di uno sforzo, ma è resa possibile dalla grazia stessa di Dio, che lo previene. Ciò che egli aveva, ciò che egli era, non gli veniva da sé: gli era stato donato, era grazia, ed era perciò anche responsabilità davanti a Dio e davanti agli altri. Sebbene la nostra vita sia molto diversa, anche per noi vale la stessa cosa: tutto l’essenziale della nostra esistenza ci è stato donato senza nostro apporto. Il fatto che io viva non dipende da me; il fatto che ci siano state persone che mi hanno introdotto nella vita, che mi hanno insegnato cosa sia amare ed essere amati, che mi hanno trasmesso la fede e mi hanno aperto lo sguardo a Dio: tutto ciò è grazia e non è “fatto da me”. Da noi stessi non avremmo potuto fare nulla se non ci fosse stato donato: Dio ci anticipa sempre e in ogni singola vita c’è del bello e del buono che noi possiamo riconoscere facilmente come sua grazia, come raggio di luce della sua bontà».


Sacro Collegio
Accettate le dimissioni degli arcivescovi di Jakarta e Bogotá

Il 28 giugno sono state accettate le dimissioni del cardinale gesuita Julius Riyadi Darmaatmadja, 76 anni a dicembre, da arcivescovo di Jakarta, in Indonesia, incarico che ricopriva dal 1996. Gli subentra monsignor Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, 60 anni, che era coadiutore dal luglio 2009.
L’8 luglio sono state accettate le dimissioni del cardinale Pedro Rubiano Sáenz, 78 anni a settembre, da arcivescovo di Bogotá, in Colombia, incarico che ricopriva dal 1994. Prende il suo posto monsignor Rubén Salazar Gómez, 68 anni a settembre, dal 1999 arcivescovo di Barranquilla e attualmente presidente della Conferenza episcopale della Colombia.


Curia/1
Il cardinale Ouellet prefetto ai Vescovi

Il 30 giugno il cardinale canadese Marc Ouellet, 66 anni, è stato nominato prefetto della Congregazione per i Vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina. Subentra al cardinale Giovanni Battista Re che ha compiuto 75 anni nel gennaio 2009. Ouellet, ordinato sacerdote nel 1968, è stato segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità dei cristiani dal 2001 al 2002, quando è stato promosso arcivescovo di Québec. Nel 2003 è stato creato cardinale da Giovanni Paolo II.


Curia/2
Fisichella al Consiglio per la Nuova evangelizzazione, Koch all’Unità dei cristiani

Il 30 giugno l’arcivescovo Rino Fisichella, 59 anni, è stato nominato presidente del neonato Pontificio Consiglio per la Promozione della nuova evangelizzazione. Originario di Codogno, provincia e diocesi di Lodi, è stato ordinato sacerdote nella diocesi di Roma nel 1976. Finora era presidente della Pontificia Accademia per la Vita e rettore della Pontificia Università Lateranense.
Il 1° luglio il vescovo svizzero Kurt Koch è stato promosso arcivescovo e presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità dei cristiani. Ordinato sacerdote nel 1982, Koch dal 1995 era vescovo di Basilea. Prende il posto del cardinale tedesco Walter Kasper, 77 anni compiuti a marzo.


Curia/3
Tobin segretario della Congregazione per i Religiosi

Il 2 agosto il redentorista americano Joseph William Tobin, 58 anni, è stato nominato segretario della Congregazione per i Religiosi. Originario di Detroit, Tobin ha emesso la professione temporanea nel 1972 e quella perpetua nel 1976. Due anni dopo ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale.
Eletto consultore generale dei padri Redentoristi nel 1991, è diventato superiore generale nel 1997, ed è stato riconfermato poi in tale incarico nel 2003 e fino al 2009.


Santa Sede/1
Dal Covolo rettore all’Università Lateranense, Carrasco all’Accademia per la Vita

Il 30 giugno don Enrico dal Covolo, 60 anni a ottobre, salesiano, è stato nominato rettore della Pontificia Università Lateranense. Ordinato sacerdote nel 1979, dal 2003 era postulatore generale per le cause dei santi della famiglia salesiana. Dal 2002 è anche consultore della Congregazione per la Dottrina della fede e dal 2008 della Congregazione per il Clero. Dal 1999 è membro del Pontificio Comitato di Scienze storiche e consigliere della Pontificia Accademia di Teologia. Lo scorso anno è stato nominato membro della Pontificia Commissione di Archeologia sacra. Autore di numerose pubblicazioni di carattere scientifico, lo scorso febbraio è stato chiamato da Benedetto XVI a predicare gli esercizi spirituali al Papa e alla Curia romana.
Sempre il 30 giugno il monsignore spagnolo Ignacio Carrasco de Paula, 73 anni, del clero dell’Opus Dei, è stato nominato presidente della Pontificia Accademia per la Vita, di cui era finora cancelliere.


Santa Sede/2
De Paolis delegato per i Legionari di Cristo

Il 9 luglio l’arcivescovo scalabriniano Velasio De Paolis, presidente della Prefettura degli Affari economici della Santa Sede, 75 anni a settembre, è stato nominato delegato pontificio per la Congregazione dei Legionari di Cristo.


Chiesa
Tettamanzi in Libano: l’influsso orientale nella Chiesa ambrosiana

Il 21 luglio, presso il convento Mar Roukoz di Dekwaneh, alla periferia di Beirut, l’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, ha tenuto una conferenza alla presenza di autorità religiose e politiche del Libano. Ne riportiamo alcuni passaggi pubblicati su L’Osservatore Romano del 24 luglio: «L’influsso orientale è rimasto vivo – e lo è tuttora – nella Chiesa di Milano come emerge dai moltissimi aspetti della sua vita liturgica. Le melodie dei canti sacri, i ritmi del digiuno e delle feste che danno rilievo al sabato, le processioni come quella del santo Chiodo della Croce e dei santi Magi, il rito della Lampada che dalla chiesa di San Sepolcro viene portata nella notte pasquale ad accendere il cero pasquale del Duomo, le particolari anafore e i cicli di letture sacre, sono tutti segni che ancora saldano in Milano la tradizione d’Occidente con quella d’Oriente. Ma è soprattutto nei riti della settimana santa che si manifesta un’originale e felice sintesi tra la mistica bizantina della luce mite e gioiosa, che celebra la gloria della creazione e della redenzione, e il pragmatismo occidentale, romano e gallicano». L’arcivescovo ha concluso citando passi dell’ Instrumentum laboris preparato per l’Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente: «“Ai cristiani del Medio Oriente, si può ripetere ancora oggi: ‘Non temere, piccolo gregge’ (Lc 12, 32), tu hai una missione, da te dipenderà la crescita del tuo Paese e la vitalità della tua Chiesa, e ciò avverrà solo con la pace, la giustizia e l’uguaglianza di tutti i suoi cittadini” (n. 119). Infine: “La speranza, nata in Terra Santa, anima tutti i popoli e le persone in difficoltà del mondo da duemila anni. Nel mezzo delle difficoltà e delle sfide, essa resta una fonte inesauribile di fede, carità e gioia per formare testimoni del Signore risorto, sempre presente tra la comunità dei suoi discepoli” (n. 120). Di questa speranza, che viene dal Risorto e dal suo Spirito, tutti abbiamo immenso bisogno».


Medio Oriente/1
Cameron in Turchia: «Gaza: una prigione a cielo aperto»

Il premier britannico David Cameron, in visita in Turchia, ha condannato l’embargo posto alla Striscia di Gaza. In un articolo su La Stampa del 28 luglio si legge: «Il capo del governo britannico ha fatto le sue dichiarazioni davanti a un gruppo di uomini di affari turchi durante la sua visita ad Ankara: “Siamo chiari. La situazione di Gaza deve cambiare. Non si può e non si deve permettere che la Striscia rimanga una prigione a cielo aperto”.“Anche se sono stati fatti dei progressi”, ha aggiunto, “ci troviamo ancora in una situazione difficile. È da molto tempo che sosteniamo l’abolizione del blocco di Gaza”».


Medio Oriente/2
Amos Gitai: Israele ritorni alla saggezza dei vecchi ebrei

L’11 luglio su La Stampa è apparsa un’intervista con Amos Gitai. Secondo il regista israeliano si respira «ansia»: «Oggi le correnti religiose sono più forti, l’emigrazione russa è stata molto importante, ma i russi hanno una visione molto nazionalista. Sappiamo bene che Israele nella regione è circondata da ostilità, e ogni tanto gli israeliani non sono prudenti. Per esempio, con la storia delle navi turche si sono messi nei pasticci. Credo che gli israeliani debbano imparare a essere più prudenti. [...] Devono decidere che cosa vogliono fare. Devono ritrovare un po’ della saggezza dei vecchi ebrei, di quelle qualità che hanno permesso a un piccolo gruppo di persone, quali sono gli ebrei, di sopravvivere per così tanti secoli. È l’arte della misura e dell’equilibrio».


Italia
Borghetti vescovo a Pitigliano, Lanzetti ad Alba

Il 25 giugno monsignor Guglielmo Borghetti, 56 anni, originario di Avenza di Carrara, diocesi di Massa Carrara – Pontremoli e provincia di Massa Carrara, è stato nominato vescovo di Pitigliano – Sovana – Orbetello. Ordinato sacerdote nel 1982, dal 1997 era parroco di Montagnoso e dal 1999 preside dello Studio teologico interdiocesano di Camaiore.
Il 28 giugno Giacomo Lanzetti, dal 2006 vescovo di Alghero – Bosa, è stato nominato vescovo di Alba. Originario di Carmagnola, arcidiocesi e provincia di Torino, 68 anni, ordinato sacerdote nel 1966, prima di essere stato inviato in Sardegna era stato dal 2002 ausiliare di Torino.


Diplomazia/1
Un rappresentante della Santa Sede presso il Viet Nam

Il 26 giugno un comunicato della Segreteria di Stato emesso a conclusione del secondo incontro del gruppo congiunto di lavoro Viet Nam-Santa Sede, ha reso noto che, «al fine di approfondire le relazioni tra la Santa Sede e il Viet Nam, come pure i legami tra la Santa Sede e la Chiesa cattolica locale, è stata convenuta, come primo passo, la nomina da parte del Papa di un rappresentante non residente della Santa Sede presso il Viet Nam». Il gruppo congiunto è presieduto, per la parte vaticana, da monsignor Ettore Balestrero, sottosegretario della sezione della Segreteria di Stato per i Rapporti con gli Stati.


Diplomazia/2
Migliore nunzio in Polonia, Chullikatt all’Onu

Il 30 giugno l’arcivescovo Celestino Migliore, 58 anni, è stato nominato nunzio apostolico in Polonia. Ordinato sacerdote nel 1977, dopo essere stato sottosegretario della sezione Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, dal 2002 era arcivescovo e osservatore permanente della Santa Sede presso la sede Onu di New York.
Il 17 luglio l’arcivescovo indiano Francis Assisi Chullikatt, 57 anni, è stato nominato al posto di Migliore al Palazzo di Vetro. Ordinato sacerdote nel 1978, dal 2006 era arcivescovo e nunzio apostolico in Giordania e Iraq.


Diplomazia/3
Nuovo ambasciatore dell’Iraq presso la Santa Sede

Il 2 luglio sono state presentate le lettere credenziali dal nuovo ambasciatore dell’Iraq presso la Santa Sede. Si tratta di Habbeb Mohammed Hadi Ali Al-Sadr, 59 anni a dicembre, dal 2004 al 2008 direttore generale dei Media network iracheni.


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