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DIPLOMAZIA VATICANA
tratto dal n. 03 - 2006

Breve cronaca del dibattito successivo alla conferenza

Solo l’Italia conserverà un connazionale come nunzio



di Gianni Cardinale


Quella pubblicata in queste pagine è la versione integrale della conferenza tenuta dall’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario per i Rapporti della Santa Sede con gli stati, al Circolo di Roma lo scorso 16 febbraio. A introdurre l’intervento di monsignor Lajolo è stato il professor Agostino Borromeo, presidente del Circolo di Roma, il quale ha ricordato il primato della diplomazia pontificia, la più antica tra quelle in attività. Dopo la lettura, con alcuni tagli, del testo preparato, l’arcivescovo Lajolo ha risposto ad alcune domande postegli dall’uditorio. Al professor Borromeo che gli ha chiesto se tra le competenze dei nunzi ci sia quella di interessarsi del dialogo ecumenico, monsignor Lajolo ha ribadito che tale compito è previsto dal Codice di diritto canonico, ed esso viene svolto a volte per sollecitare il dialogo ecumenico, a volte per ricondurlo nei giusti argini. L’ambasciatore Ludovico Carducci Artemisio ha poi manifestato il dubbio che i nunzi apostolici, anche quando lavorano per la scelta dei nuovi vescovi, possano in qualche modo interferire nella vita dello Stato in cui svolgono la loro missione. A questa obiezione Lajolo ha risposto di non vedere come da parte dei nunzi apostolici vi possa essere ingerenza negli affari interni dell’ordinamento statuale: la scelta dei vescovi avviene infatti nell’ambito delle strutture proprie della Chiesa con un procedimento autonomo e accertando sempre che i candidati intrattengano rapporti corretti, di indipendenza e, se del caso, di collaborazione con le autorità civili. Sono piuttosto le autorità dello Stato – ha aggiunto sempre Lajolo – che cercano talvolta di erodere l’ambito di autonomia della Chiesa, chiedendo di interloquire sulle candidature. Il professor Giovanni Maria Vian infine, osservando che a oggi, oltre all’Italia, anche in Polonia e Germania i nunzi sono originari dello stesso Paese ospitante, ha chiesto se forse stia cambiando la tradizionale “politica” della Santa Sede di evitare questo tipo di coincidenza. Monsignor Lajolo ha risposto di ritenere che nel futuro, a parte il caso italiano che conserva una sua evidente peculiarità, si continuerà nella tradizionale “politica” di evitare che un nunzio sia originario del Paese in cui è mandato a svolgere la sua funzione, a motivo delle difficoltà di combinare le sue immunità diplomatiche con il suo status di cittadino. Alla conferenza ha assistito una nutrita rappresentanza del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, a cominciare dal vicedecano Alejandro Emilio Valladares Lanza, ambasciatore dell’Honduras. Numerosi anche gli ecclesiastici il cardinale Pio Laghi, l’allora arcivescovo e ora neocardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, gli arcivescovi Antonio Maria Vegliò, segretario della Congregazione delle chiese orientali, e Justo Mullor García, presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica, monsignor Gabriele Giordano Caccia, assessore per gli Affari generali della Segreteria di Stato, monsignor Walter Brandmueller, presidente del Pontificio Comitato di Scienze storiche, monsignor Francesco Giovanni Brugnaro, osservatore permanente presso l’Organizzazione mondiale del turismo, e i monsignori Antonio Guido Filipazzi e Maurizio Bravi, che accompagnavano l’arcivescovo Lajolo.


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