Breve cronaca del dibattito successivo alla conferenza
Solo l’Italia conserverà un connazionale come nunzio
di Gianni Cardinale
Quella pubblicata in queste
pagine è la versione integrale della conferenza tenuta
dall’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario per i Rapporti della
Santa Sede con gli stati, al Circolo di Roma lo scorso 16 febbraio. A
introdurre l’intervento di monsignor Lajolo è stato il
professor Agostino Borromeo, presidente del Circolo di Roma, il quale ha
ricordato il primato della diplomazia pontificia, la più antica tra
quelle in attività. Dopo la lettura, con alcuni tagli, del testo
preparato, l’arcivescovo Lajolo ha risposto ad alcune domande
postegli dall’uditorio. Al professor Borromeo che gli ha chiesto se
tra le competenze dei nunzi ci sia quella di interessarsi del dialogo
ecumenico, monsignor Lajolo ha ribadito che tale compito è previsto
dal Codice di diritto canonico, ed esso viene svolto a volte per
sollecitare il dialogo ecumenico, a volte per ricondurlo nei giusti argini.
L’ambasciatore Ludovico Carducci Artemisio ha poi manifestato il
dubbio che i nunzi apostolici, anche quando lavorano per la scelta dei
nuovi vescovi, possano in qualche modo interferire nella vita dello Stato
in cui svolgono la loro missione. A questa obiezione Lajolo ha risposto di
non vedere come da parte dei nunzi apostolici vi possa essere ingerenza
negli affari interni dell’ordinamento statuale: la scelta dei vescovi
avviene infatti nell’ambito delle strutture proprie della Chiesa con
un procedimento autonomo e accertando sempre che i candidati intrattengano
rapporti corretti, di indipendenza e, se del caso, di collaborazione con le
autorità civili. Sono piuttosto le autorità dello Stato
– ha aggiunto sempre Lajolo – che cercano talvolta di erodere
l’ambito di autonomia della Chiesa, chiedendo di interloquire sulle
candidature. Il professor Giovanni Maria Vian infine, osservando che a
oggi, oltre all’Italia, anche in Polonia e Germania i nunzi sono
originari dello stesso Paese ospitante, ha chiesto se forse stia cambiando
la tradizionale “politica” della Santa Sede di evitare questo
tipo di coincidenza. Monsignor Lajolo ha risposto di ritenere che nel
futuro, a parte il caso italiano che conserva una sua evidente
peculiarità, si continuerà nella tradizionale
“politica” di evitare che un nunzio sia originario del Paese in
cui è mandato a svolgere la sua funzione, a motivo delle
difficoltà di combinare le sue immunità diplomatiche con il
suo status di cittadino. Alla conferenza ha assistito una nutrita
rappresentanza del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, a
cominciare dal vicedecano Alejandro Emilio Valladares Lanza, ambasciatore
dell’Honduras. Numerosi anche gli ecclesiastici il cardinale Pio
Laghi, l’allora arcivescovo e ora neocardinale Andrea Cordero Lanza
di Montezemolo, gli arcivescovi Antonio Maria Vegliò, segretario
della Congregazione delle chiese orientali, e Justo Mullor García,
presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica, monsignor Gabriele
Giordano Caccia, assessore per gli Affari generali della Segreteria di
Stato, monsignor Walter Brandmueller, presidente del Pontificio Comitato di
Scienze storiche, monsignor Francesco Giovanni Brugnaro, osservatore
permanente presso l’Organizzazione mondiale del turismo, e i
monsignori Antonio Guido Filipazzi e Maurizio Bravi, che accompagnavano
l’arcivescovo Lajolo.