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ARCHEOLOGIA CRISTIANA
tratto dal n. 03 - 2006

L’area di San Lorenzo presso la via Tiburtina e le vicende costruttive della Basilica



di Simonetta Serra


Planimetria archeologica della Basilica laurenziana (rielaborata in base alla pianta di Richard Krautheimer)

Planimetria archeologica della Basilica laurenziana (rielaborata in base alla pianta di Richard Krautheimer)

«Il quarto giorno prima delle idi di agosto: anniversario di Lorenzo, via Tiburtina». Con questa scarna notizia il redattore del Cronografo Romano del 354, il più antico calendario conosciuto della Chiesa di Roma, ricorda la commemorazione del martirio di san Lorenzo, che fonti più tarde collocano all’anno 258. Il corpo dell’arcidiacono venne sepolto da Ippolito e Giustino in un terreno di proprietà della vedova Ciriaca. Nei pressi della sepoltura del martire, originariamente posta all’interno della catacomba detta di San Lorenzo o di Santa Ciriaca, si sviluppò, già a partire dall’età costantiniana, un vasto santuario di cui facevano parte tre chiese, due monasteri e molto probabilmente un battistero.
La monumentalizzazione del santuario ebbe inizio nella prima metà del IV secolo con l’imperatore Costantino il quale edificò una Basilica nelle vicinanze della tomba di san Lorenzo. L’aula costantiniana, a lungo cercata dagli studiosi, è stata identificata nel 1950 durante i lavori di rifacimento del muro di cinta del contiguo Camposanto del Verano. L’edificio – completamente esterno al perimetro dell’attuale Basilica – era del tipo “a deambulatorio” o “circiforme” con navate avvolgenti intorno all’abside, largo circa 35 metri e lungo circa 99 e, come si vide negli scavi effettuati nel 1957, doveva avere il pavimento completamente occupato da sepolture (caratteristica comune a questo tipo di edifici che sono infatti da considerare dei grandi cimiteri coperti). La facciata, forse del tipo aperto, si trovava sul lato est, mentre a ovest, il lato esterno del deambulatorio si apriva con sette ingressi in corrispondenza di una strada che dalla via Tiburtina andava a Porta Maggiore. Questa Basilica, di cui ad oggi sopravvivono solo pochissimi resti, alla fine del XII secolo doveva essere in rovina e parte del materiale di costruzione venne forse riutilizzato nel secolo successivo per la costruzione della chiesa di Onorio III, quella cioè attualmente esistente.
Alla fine del VI secolo il pontefice Pelagio II (579-590) fece costruire una nuova basilica che incluse al suo interno la tomba del martire: per realizzare questo edificio venne in parte tagliata la collina in cui si sviluppava la catacomba. Il nuovo edificio, posto allo stesso livello della tomba di san Lorenzo, era incassato nella collina con i suoi lati est, nord e sud e l’unico ingresso, probabilmente a doppia arcata, si trovava lungo la navata meridionale. L’edificio, a tre navate, aveva l’abside a ovest e nartece a est con tre nicchie sul muro di fondo. L’abside si apriva a ovest su una più antica area martiriale, lì dove forse in origine si trovava la tomba di san Lorenzo (la posizione di questa tomba coincide con il tombino rotondo con decorazione a petali, posto tra i due amboni nella navata centrale dell’attuale basilica), poi trasferita nella sua attuale posizione con Onorio III. Gli scavi in questa zona, ancora visibili al disotto del pavimento della chiesa attuale, hanno messo in luce un’altra abside più avanzata rispetto a quella pelagiana; funzione e datazione di questa struttura rimangono tuttora non completamente chiarite. Le navate laterali dell’edificio pelagiano erano sormontate da un matroneo che proseguiva anche sopra il nartece. Della decorazione originaria della Basilica rimane lo splendido mosaico dell’arco absidale, che ha subito nel corso dei secoli numerosi restauri e integrazioni. Al centro è raffigurato Gesù Cristo seduto sul globo affiancato da san Paolo, santo Stefano e sant’Ippolito sulla destra e da san Pietro, san Lorenzo e papa Pelagio II sulla sinistra. Alle estremità del mosaico sono le raffigurazioni delle due città sante di Betlemme e Gerusalemme, al disopra delle quali sono ancora ben conservate due finestre appartenenti all’edificio pelagiano: queste si aprono ora verso la navata centrale, ma in origine dovevano affacciarsi sulla sommità della collina e illuminare l’aula sotterranea. All’edificio originario appartengono anche le colonne, i capitelli e gli architravi: i materiali, però, con la sola eccezione delle basi, sono tutti di reimpiego. Le nicchie del nartece orientale vennero decorate nel corso dell’VIII secolo da affreschi ora purtroppo molto danneggiati. Una ricca decorazione pittorica aveva anche una nicchia posta all’angolo nordoccidentale della chiesa, i cui affreschi (la datazione dei quali è discussa e varia tra VIII e XI secolo) sono stati distaccati e sono ora esposti lungo la navata laterale destra della basilica.
Tra il 1216 e il 1227, essendo ormai caduta in rovina la grande Basilica “a deambulatorio” di epoca costantiniana ed essendo troppo angusto lo spazio a disposizione nella Basilica di Pelagio II, papa Onorio III realizzò la nuova Basilica che corrisponde grosso modo all’edificio oggi visibile. Il Pontefice fece abbattere l’abside della Basilica di Pelagio e, fatta spianare la collina sul lato occidentale fino alla quota del circostante piano di campagna e della prospiciente via Tiburtina, fece aggiungere le tre navate. La Basilica di VI secolo, trasformata in presbiterio del nuovo edificio, venne in parte colmata e venne realizzato il nuovo pavimento, ancora al suo posto, rialzato di 1,60 metri sul piano delle navate. L’altare, collocato perpendicolarmente alla confessione che inglobava la tomba di san Lorenzo realizzata in quegli stessi anni, venne monumentalizzato con un ciborio, che, realizzato nel 1148, era in precedenza collocato presso l’originaria tomba del martire.
La Basilica medievale aveva un importante ciclo pittorico con storie di santo Stefano e san Lorenzo nella parete della controfacciata, datate al XIII secolo, andato distrutto quando l’edificio, il 19 luglio del 1943, venne colpito da una bomba della Royal Air Force. Ancora conservato invece, pur se molto restaurato, è il ciclo di affreschi del portico ugualmente con storie di santo Stefano e san Lorenzo, databile al XIV secolo.
L’attuale aspetto della Basilica è in gran parte frutto dei restauri eseguiti alla metà dell’Ottocento da Virginio Vespignani. In quell’occasione, al fine di liberare la Basilica dall’umidità si provvide a isolare l’edificio sui lati nord ed est che ancora erano incassati nella collina mentre contestualmente si svuotava dalle terre l’edificio pelagiano. I lavori di Vespignani si svolsero con il patrocinio di papa Pio IX (1846-1878), il quale – alla sua morte – volle essere sepolto nel nartece della Basilica. La sontuosa decorazione in stile neobizantino venne progettata dall’architetto Raffaele Cattaneo, mentre la decorazione pittorica si deve al pittore svizzero Ludwig Stein.
Nel bombardamento del 1943 andarono distrutti il tetto della navata centrale, parte del pavimento, e anche il portico fu seriamente danneggiato. I lavori di restauro che proseguirono per diversi anni permisero – oltre allo svolgimento delle indagini archeologiche – il risarcimento delle strutture architettoniche, ma non il recupero delle decorazioni.


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