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ARCHEOLOGIA CRISTIANA
tratto dal n. 03 - 2006

Due papi e san Lorenzo




Giovanni Paolo I

Giovanni Paolo I



«Pochi minuti fa il professor Argan, sindaco di Roma, mi ha rivolto un cortese indirizzo di saluto e di augurio. Alcune delle sue parole m’hanno fatto venire in mente una delle preghiere che, fanciullo, recitavo con la mamma. Suonava così: “I peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio sono... opprimere i poveri, defraudare la giusta mercede agli operai”. A sua volta, il parroco mi interrogava alla scuola di catechismo: “I peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio perché sono dei più gravi e funesti?”. E io rispondevo col Catechismo di Pio X: “.. perché direttamente contrari al bene dell’umanità e odiosissimi tanto che provocano, più degli altri, i castighi di Dio” [Catechismo di Pio X, n. 154]. Roma sarà una vera comunità cristiana, se Dio vi sarà onorato non solo con l’affluenza dei fedeli alle chiese, non solo con la vita privata vissuta morigeratamente, ma anche con l’amore ai poveri. Questi – diceva il diacono romano Lorenzo – sono i veri tesori della Chiesa; vanno, pertanto, aiutati, da chi può, ad avere e a essere di più senza venire umiliati e offesi con ricchezze ostentate, con denaro sperperato in cose futili e non investito – quando possibile –in imprese di comune vantaggio».

Dall’omelia a San Giovanni in Laterano,
23 settembre 1978




Benedetto XVI

Benedetto XVI


«Per Roma le diaconie sono documentate a partire dal VII e VIII secolo; ma naturalmente già prima, e fin dagli inizi, l’attività assistenziale per i poveri e i sofferenti, secondo i principi della vita cristiana esposti negli Atti degli Apostoli, era parte essenziale della Chiesa di Roma. Questo compito trova una sua vivace espressione nella figura del diacono Lorenzo († 258). La descrizione drammatica del suo martirio era nota già a sant’Ambrogio († 397) e ci mostra, nel suo nucleo, sicuramente l’autentica figura del santo. A lui, quale responsabile della cura dei poveri di Roma, era stato concesso qualche tempo, dopo la cattura dei suoi confratelli e del Papa, per raccogliere i tesori della Chiesa e consegnarli alle autorità civili. Lorenzo distribuì il denaro disponibile ai poveri e li presentò poi alle autorità come il vero tesoro della Chiesa [cfr. sant’Ambrogio, De officiis ministrorum II, 28, 140: PL 16, 141]. Comunque si valuti l’attendibilità storica di tali particolari, Lorenzo è rimasto presente nella memoria della Chiesa come grande esponente della carità ecclesiale».

Dall’enciclica
Deus caritas est, n. 23


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