«Il vero sangue è sull'altare e sembra vino»
Nella Basilica di San Lorenzo fuori le Mura a Roma si conserva la più antica epigrafe latina cristiana che esplicitamente accenna alla transustanziazione
di Lorenzo Bianchi
L’epigrafe eucaristica
in San Lorenzo fuori le mura
1 - (Adsp)ICE QUI TRANSIS QUAM SIT BREVIS AC(cipe vita)
2 - (Atqu)E TUAE NAVIS ITER AD LITUS PARAD(isi)
3 - (Der)EGE QUO VULTUM DOMINI FACIAS TIBI PO(rtum)
4 - (Dica)T IAM QUISQUIS HAEC SACRA PERH(auriat ore)
5 - (Glor)IA SUMMA DOMINUS LUMEN SAPIENTIA VIR(tus)
6 - (Cui)US [o: (Ver)US] IN ALTARI CRUOR EST VINUMQUE (videtur)
7 - (Qui)QUE TUI LATERIS PER OPUS MIRAE (pietatis)
8 - (Omni)POTENTER AQUAM TRIBUIS BAPTI(smate lotis)
Guarda, tu che passi, intendi quanto sia breve la vita,
e raddrizza il viaggio della tua nave all’approdo del Paradiso,
là dove il tuo porto sarà vedere il Signore.
Dica ormai chiunque beve queste specie consacrate:
“Tu sei la somma gloria, il Signore, il lume, la sapienza, la virtù,
il cui [o: vero] sangue è sull’altare e sembra vino;
tu, che nella tua onnipotenza concedi con un’opera
di mirabile misericordia
l’acqua scaturita dal tuo fianco a coloro
che sono stati purificati nel battesimo”.
L’epigrafe (trascritta qui accanto con le
integrazioni proposte da Antonio Ferrua più una variante di Felice
Grossi Gondi al verso 6) è anche la più antica in lingua
latina che ricorda in genere il sacramento dell’eucaristia: in
considerazione dello stile, della paleografia e del contenuto, è
attribuibile al più tardi al V secolo. Quasi certamente proviene
dalle immediate vicinanze del luogo in cui è ora collocata, e in
essa si parla anche del sacramento del battesimo, che certamente doveva
essere amministrato presso la tomba di Lorenzo. Per via della sua datazione
è probabilmente da mettersi in relazione con la prima Basilica
eretta sotto il pontificato di papa Silvestro (314-335)
dall’imperatore Costantino, secondo la testimonianza del Liber Pontificalis, «via
Tiburtina in agrum Veranum» (ed. Duchesne, I, p. 181). Di un
battistero attribuibile a questa Basilica non sono state trovate tracce
archeologiche, ma sappiamo della sua esistenza da quanto si può
leggere nello stesso Liber Pontificalis in relazione alle biografie di papa Sisto III (432-440;
I, p. 234) e di papa Ilaro (461-468; I, p. 244), i quali entrambi fecero
donativi alla Basilica per l’amministrazione del battesimo. Anche se
non sappiamo se il fonte battesimale fosse interno all’edificio o se
il battistero facesse corpo a sé, separato, tuttavia si può
pensare che l’epigrafe fosse collocata e visibile lungo il tragitto
per il quale i catecumeni passavano per andare a ricevere il sacramento.
Le epigrafi cristiane dei primi secoli in cui si parla dell’eucaristia sono rarissime; più antiche di quella in San Lorenzo fuori le Mura se ne conoscono due, entrambe in lingua greca, una di provenienza orientale, l’altra occidentale. La prima è il notissimo carme di Abercio vescovo di Hierapolis, capitale della Phrygia salutaris, databile agli ultimi anni del II secolo, in cui si nomina Gesù con la parola ’Icthùs (“pesce”), cioè “Iesùs Xristòs Thèou Uiòs Sotèr” (“Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore”): «... la fede mi condusse in ogni luogo e dovunque m’imbandì come alimento il pesce di fonte, grandissimo, puro, che la santa vergine prende e lo porge agli amici perché si nutrano sempre, avendo un vino gradevole che ci offriva misto (con acqua) insieme al pane ...». Contemporanea o di qualche anno più tarda è la seconda epigrafe, sulla quale è inciso il carme sepolcrale di Pettorio di Augustodunum (Autun, Francia). I primi versi dicono: «Divina stirpe del pesce celeste, serba un cuore puro; tu che hai ricevuto la vita immortale, tra i mortali, nelle acque sacre, accendi il tuo cuore, amico, nelle acque perenni della munifica sapienza; ricevi l’alimento dolce come il miele del Salvatore dei santi, mangia avido [affamato], tenendo il pesce nelle [tue] mani. [Nutrimi] dunque del pesce, ti prego, Signore salvatore [...]» (le traduzioni sono da P. Testini, Archeologia cristiana, Edipuglia, Bari 1980, pp. 422-423 e 425).
Affresco proveniente dalla chiesa di papa Pelagio II, particolare della figura di san Lorenzo (datazione tra VIII e XI secolo), navata destra della Basilica di San Lorenzo fuori le Mura
Forse solo pochi anni prima della composizione dell’epigrafe, scriveva le stesse parole san Cirillo vescovo di Gerusalemme: «tu credi con assoluta certezza che quello che sembra pane non è pane, sebbene così sia percepito dal senso del gusto, ma il corpo di Cristo, e quello che sembra vino non è vino, sebbene così appaia al gusto, ma il sangue di Cristo» (Catechesis mystagogia 4, 9).