Nella Messina del Quattrocento c’era un’altra figura celebre
La santa Eustochia, vicina di Antonello
di Giuseppe Frangi
Ecce Homo, Collegio Alberoni, Piacenza
Le affinità tra Antonello e santa Eustochia non finiscono qui: alla clarissa infatti è attribuito un Libro della Passione, pubblicato a Messina in quei decenni, in cui sono contenute due raccomandazioni che Antonello sembra aver raccolto alla lettera. La prima riguarda la rappresentazione di Gerusalemme che deve esser fatta imitando luoghi noti in modo da rendere credibile all’occhio del fedele il fatto rappresentato: discende da qui la scelta di Antonello di riprodurre la sua Messina sullo sfondo di tante scene sacre? La seconda invece è un riferimento a un passo, molto trascurato dalla tradizione iconografica, del Vangelo di Giovanni. «Data la sententia viene menato il nostro Salvatore Jesu, legato con le corde al collo», scrive il Libro della Passione. Il particolare delle corde è ricordato solo nel Vangelo dell’apostolo prediletto e diventa un leitmotiv di uno dei soggetti più celebri e più richiesti di Antonello: l’Ecce Homo. In quasi tutte le versioni (cioè in quelle conservate a New York, a Piacenza e a Parigi) l’artista rappresenta il volto del Signore con la corda legata al collo, come emblema della Passione (infatti il nodo rievoca la flagellazione). Una corda che legherrebbe ancor di più il destino di Antonello con quello di santa Eustochia.