Pellegrinaggio nella Città eterna
Il cristianesimo dei primi secoli a Roma raccontato da un regista russo, Vladimir Khotinenko
di Pierluca Azzaro
«Le reliquie dei santi sono il presente intrecciato con
l’eternità»: così Nikita Michalkov, regista
premio Oscar e presidente della Fondazione russa della cultura, ha
presentato il lungo documentario Pellegrinaggio
nella Città eterna, diretto dal suo
collega Vladimir Khotinenko, che quest’anno ha aperto a Roma la
tradizionale rassegna cinematografica “Festival del nuovo cinema
russo”, l’ormai tradizionale
appuntamento del pubblico italiano con le opere dei registi della
Federazione Russa, i cui esordi risalgono ai primi anni Trenta. Nato da una
collaborazione tra l’Agenzia federale russa per la cultura e la
cinematografia, la Fondazione per la cultura russa e il Centro sperimentale
di cinematografia-Cineteca nazionale, Pellegrinaggio
nella Città eterna è suddiviso in
due parti: la prima, dal titolo Le nostre
protettrici in cielo, racconta la storia delle
giovani martiri Cecilia, Agnese e Anastasia, di Prassede e sua sorella
Pudenziana, di Barbara, Caterina e Tatiana; la seconda, della quale
Michalkov ha voluto personalmente curare la narrazione storica, narra la
vicenda di Elena e Costantino, e in particolare la storia delle reliquie che l’ottantenne
madre dell’imperatore recuperò in Terra Santa e portò a
Roma.
«Santa Tatiana è una giovane martire
romana le cui reliquie sono oggi veneratissime a Mosca» ha esordito
presentando l’evento Tatiana Shumova, vicepresidente della Fondazione
russa della cultura. «In Russia santa Tatiana è la protettrice
degli studenti» ha detto «ed era una ragazza normale che, per
andare in Paradiso, ha semplicemente osservato i comandamenti, come
le insegnò suo padre; e che amò Gesù di un grande
amore, al quale non volle rinunciare per nulla al mondo»; esattamente
come le altre giovani ragazze romane che, proprio per questo, furono
trucidate dai potenti di turno. «Oggi» ha concluso la Shumova
«Tatiana e le altre giovani martiri sono di esempio e di aiuto per
tutti noi cristiani, cattolici e ortodossi».
«Io di solito faccio film d’azione» ha precisato il regista del documentario, Vladimir Khotinenko, «e così ho rifiutato due volte la proposta che mi giungeva dal Ministero della Cultura russo. Devo all’insistenza di mia moglie Tatiana, che qui voglio pubblicamente ringraziare, se oggi sono qui a presentare questo lavoro, che è senza dubbio il più insolito ma anche il più commovente che mi sia mai capitato di realizzare nella mia lunga carriera professionale. Non è stato necessario lavorare di fantasia o far uso di effetti speciali», ha sottolineato Khotinenko; «è bastato visitare le chiese dove sono conservate le reliquie delle martiri e mettere al centro del racconto gli stupendi mosaici che ne raffigurano le vite; come quelli dedicati a santa Prassede, che la tradizione vuole battezzata da Pietro e Paolo; e infatti, in un mosaico che raffigura la giovane, sono proprio loro che, cingendole dolcemente le braccia, sorridenti la presentano al Signore in Paradiso».
«Non si è trattato di fare l’apologia di Costantino» ha sottolineato Michalkov – tra l’altro anche mirabile voce narrante della seconda parte del film –, «la cui vita non è certo scevra da pagine buie; piuttosto, si è voluto evidenziare come questo imperatore intuì che egli era stato scelto per un disegno che sovrastava la sua persona; e le reliquie che sua madre portò a Roma stanno lì a dimostrarlo».
Lo spettatore che, a conclusione della prima del film, l’8 ottobre scorso, esce dal cinema Trevi “Alberto Sordi” a due passi dal Quirinale, lascia la sala con una ferma convinzione: quest’opera di Khotinenko – un vero regalo dei fratelli russo-ortodossi a noi “romani” – merita l’attenzione e la diffusione che hanno avuto La passione di Cristo di Mel Gibson e Il grande silenzio di Philip Gröning.
Vladimir Khotinenko
«Io di solito faccio film d’azione» ha precisato il regista del documentario, Vladimir Khotinenko, «e così ho rifiutato due volte la proposta che mi giungeva dal Ministero della Cultura russo. Devo all’insistenza di mia moglie Tatiana, che qui voglio pubblicamente ringraziare, se oggi sono qui a presentare questo lavoro, che è senza dubbio il più insolito ma anche il più commovente che mi sia mai capitato di realizzare nella mia lunga carriera professionale. Non è stato necessario lavorare di fantasia o far uso di effetti speciali», ha sottolineato Khotinenko; «è bastato visitare le chiese dove sono conservate le reliquie delle martiri e mettere al centro del racconto gli stupendi mosaici che ne raffigurano le vite; come quelli dedicati a santa Prassede, che la tradizione vuole battezzata da Pietro e Paolo; e infatti, in un mosaico che raffigura la giovane, sono proprio loro che, cingendole dolcemente le braccia, sorridenti la presentano al Signore in Paradiso».
«Non si è trattato di fare l’apologia di Costantino» ha sottolineato Michalkov – tra l’altro anche mirabile voce narrante della seconda parte del film –, «la cui vita non è certo scevra da pagine buie; piuttosto, si è voluto evidenziare come questo imperatore intuì che egli era stato scelto per un disegno che sovrastava la sua persona; e le reliquie che sua madre portò a Roma stanno lì a dimostrarlo».
Lo spettatore che, a conclusione della prima del film, l’8 ottobre scorso, esce dal cinema Trevi “Alberto Sordi” a due passi dal Quirinale, lascia la sala con una ferma convinzione: quest’opera di Khotinenko – un vero regalo dei fratelli russo-ortodossi a noi “romani” – merita l’attenzione e la diffusione che hanno avuto La passione di Cristo di Mel Gibson e Il grande silenzio di Philip Gröning.