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CINEMA
tratto dal n. 10 - 2006

Pellegrinaggio nella Città eterna


Il cristianesimo dei primi secoli a Roma raccontato da un regista russo, Vladimir Khotinenko


di Pierluca Azzaro


«Le reliquie dei santi sono il presente intrecciato con l’eternità»: così Nikita Michalkov, regista premio Oscar e presidente della Fondazione russa della cultura, ha presentato il lungo documentario Pellegrinaggio nella Città eterna, diretto dal suo collega Vladimir Khotinenko, che quest’anno ha aperto a Roma la tradizionale rassegna cinematografica “Festival del nuovo cinema russo”, l’ormai tradizionale appuntamento del pubblico italiano con le opere dei registi della Federazione Russa, i cui esordi risalgono ai primi anni Trenta. Nato da una collaborazione tra l’Agenzia federale russa per la cultura e la cinematografia, la Fondazione per la cultura russa e il Centro sperimentale di cinematografia-Cineteca nazionale, Pellegrinaggio nella Città eterna è suddiviso in due parti: la prima, dal titolo Le nostre protettrici in cielo, racconta la storia delle giovani martiri Cecilia, Agnese e Anastasia, di Prassede e sua sorella Pudenziana, di Barbara, Caterina e Tatiana; la seconda, della quale Michalkov ha voluto personalmente curare la narrazione storica, narra la vicenda di Elena e Costantino, e in particolare la storia delle reliquie che l’ottantenne madre dell’imperatore recuperò in Terra Santa e portò a Roma.
Vladimir Khotinenko

Vladimir Khotinenko

«Santa Tatiana è una giovane martire romana le cui reliquie sono oggi veneratissime a Mosca» ha esordito presentando l’evento Tatiana Shumova, vicepresidente della Fondazione russa della cultura. «In Russia santa Tatiana è la protettrice degli studenti» ha detto «ed era una ragazza normale che, per andare in Paradiso, ha semplicemente osservato i comandamenti, come le insegnò suo padre; e che amò Gesù di un grande amore, al quale non volle rinunciare per nulla al mondo»; esattamente come le altre giovani ragazze romane che, proprio per questo, furono trucidate dai potenti di turno. «Oggi» ha concluso la Shumova «Tatiana e le altre giovani martiri sono di esempio e di aiuto per tutti noi cristiani, cattolici e ortodossi».
«Io di solito faccio film d’azione» ha precisato il regista del documentario, Vladimir Khotinenko, «e così ho rifiutato due volte la proposta che mi giungeva dal Ministero della Cultura russo. Devo all’insistenza di mia moglie Tatiana, che qui voglio pubblicamente ringraziare, se oggi sono qui a presentare questo lavoro, che è senza dubbio il più insolito ma anche il più commovente che mi sia mai capitato di realizzare nella mia lunga carriera professionale. Non è stato necessario lavorare di fantasia o far uso di effetti speciali», ha sottolineato Khotinenko; «è bastato visitare le chiese dove sono conservate le reliquie delle martiri e mettere al centro del racconto gli stupendi mosaici che ne raffigurano le vite; come quelli dedicati a santa Prassede, che la tradizione vuole battezzata da Pietro e Paolo; e infatti, in un mosaico che raffigura la giovane, sono proprio loro che, cingendole dolcemente le braccia, sorridenti la presentano al Signore in Paradiso».
«Non si è trattato di fare l’apologia di Costantino» ha sottolineato Michalkov – tra l’altro anche mirabile voce narrante della seconda parte del film –, «la cui vita non è certo scevra da pagine buie; piuttosto, si è voluto evidenziare come questo imperatore intuì che egli era stato scelto per un disegno che sovrastava la sua persona; e le reliquie che sua madre portò a Roma stanno lì a dimostrarlo».
Lo spettatore che, a conclusione della prima del film, l’8 ottobre scorso, esce dal cinema Trevi “Alberto Sordi” a due passi dal Quirinale, lascia la sala con una ferma convinzione: quest’opera di Khotinenko – un vero regalo dei fratelli russo-ortodossi a noi “romani” – merita l’attenzione e la diffusione che hanno avuto La passione di Cristo di Mel Gibson e Il grande silenzio di Philip Gröning.


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