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ITALIA, ORA DI RELIGIONE
tratto dal n. 10 - 2000

Non è sempre un plebiscito


Nello scorso anno scolastico, il 92,9% degli studenti si è avvalso dell’insegnamento della religione cattolica. Ma scomponendo i dati generali si scopre che nelle scuole superiori di alcune grandi città del Centro-nord le percentuali degli studenti che non frequentano l’ora di religione sono altissime


di Gianni Cardinale


La percentuale degli studenti italiani che frequentano l’ora di religione rimane altissima, anche se in leggera e continua flessione negli ultimi anni, e con picchi di non adesione particolarmente elevati nelle scuole superiori di alcune grandi città e in particolari zone della penisola.
I dati in questione sono presentati in un corposo volume della Conferenza episcopale italiana sull’insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali italiane. L’Annuario 2000, arrivato alla sua settima edizione (anno scolastico 1999-2000), è curato da G. Antonio Battistella e Dario Olivieri dell’Osservatorio socio-religioso triveneto (OSReT) di Vicenza.
L’Annuario raccoglie e analizza i dati forniti dalle singole diocesi italiane offrendo un quadro abbastanza completo della situazione. I dati raccolti infatti riguardano 193 diocesi (su 226). Di queste 193, 14 (tra cui Bari e Palermo) hanno confermato i dati dell’anno precedente e altre 14 (tra cui Roma, Milano e Bologna) hanno fornito solo dati riassuntivi (13 diocesi inoltre non hanno inviato i dati riguardanti le materne).

Nell’anno scolastico 1999-2000 si sono avvalsi dell’insegnamento della religione cattolica (Irc) il 92,9% degli studenti delle scuole statali italiane. I rifiuti hanno raggiunto quindi il 7,1%. «Se confrontiamo» scrivono i curatori dell’Annuario «questo dato con la situazione rilevata nei tre anni precedenti, nei quali i giovani non avvalentisi apparivano attestati rispettivamente al 6,6% (a.s. ’98/99), al 6,4% (a.s. ’97/98) al 6,3% (a.s. ’96/97), constatiamo una lieve ulteriore flessione nelle presenze all’Irc che conferma comunque l’elevatissima adesione che l’Irc continua a mantenere».
Scomponendo il dato complessivo per i singoli tipi di scuole si scopre che il record dei non avvalentisi si ha nelle medie superiori (13,3%), mentre percentuali più modeste si trovano nelle medie inferiori (5,1%), nelle elementari (3,5%) e nelle materne (3,3%; con picchi particolarmente significativi però a Livorno, 47,8%; Bologna, 16%; Carpi, 13,6%; Firenze, 13,4%; Reggio Emilia, 12,6%).
Scomponendo invece il dato nazionale per grandi zone geografiche si scopre che al Nord la percentuale dei non avvalentisi è dell’11,3%, al Centro dell’8,4% e al Sud dell’1,6%. Le singole regioni con più frequentanti l’Irc (oltre il 98%) sono la Basilicata, la Campania, la Calabria e la Puglia. Quelle con meno frequentanti sono la Toscana (17,5% di non avvalentisi), il Piemonte (13,8%), l’Emilia-Romagna (12,5%), la Liguria (11%), e la Lombardia (10,9%). Riguardo alle variazioni rispetto allo scorso anno, i curatori dell’Annuario fanno notare: «La regione che nell’ultimo anno ha registrato il maggior aumento nella quota di studenti non avvalentisi è stata la Toscana, che ha avuto un incremento dello 0,8%; all’opposto in Lombardia si è verificato un recupero di avvalentisi di 1,1 punti percentuali».
I curatori dell’Annuario giudicano «decisamente preoccupante» il ritmo annuo di abbandono dell’Irc nelle scuole superiori dell’Italia settentrionale, dove i non avvalentisi hanno raggiunto il 21,4% (20,6% nel ’98/99, 18,7% nel ’97/98, 18,2% nel ’96/97, 17,4% nel ’95/96). Nel Centro si attestano al 15,2% e al Sud non superano il 2,3%. A parziale giustificazione della notevole differenza percentuale tra Sud e resto d’Italia i curatori dell’Annuario fanno notare che nel Centro-nord gli studenti che non scelgono l’ora di religione hanno come alternativa l’uscita da scuola o lo studio non assistito, mentre nel Sud è più diffusa, come alternativa, l’attività didattica e formativa nelle aule. In pratica, suggerisce l’Annuario, nel Centro-nord gli studenti sarebbero più “tentati” ad abbandonare l’Irc di quanto lo siano i loro omologhi del Sud.
Andando a leggere i dati delle singole diocesi si vede come in una quindicina di sedi (tutte del Centro-sud, come, ad esempio, Cosenza, Benevento, Caserta, Sora, Molfetta, Otranto) le percentuali di avvalentisi raggiungono o superano il 99%. Il record positivo assoluto si registra nella diocesi di Tricarico, in Basilicata, dove l’adesione all’Irc è al 99,9% con tanto di en plein nelle materne dove risultano avvalersi dell’ora di religione tutti i 1396 bambini iscritti. Particolarmente alte invece le percentuali di non avvalentisi nelle scuole medie superiori di una ventina di diocesi del Centro-nord, dove in pratica più di un quarto degli studenti non frequenta l’ora di religione. Il fenomeno è particolarmente diffuso, come già visto, in Toscana (Firenze 51,5%; Volterra 46,3%; Livorno 43,7%; Grosseto 40,6%; Siena 34%; Pistoia 33%; Prato 31,9%; Pescia 28,9%; Massa Marittima 28,6%); in Emilia-Romagna (Bologna 43,2%; Carpi 31,8%; Imola 28,5%; Ravenna 25,8%); in Piemonte (Pinerolo – diocesi a forte presenza valdese – 57,9%; Aosta 46,2%; Torino 38%; Ivrea 36,5%). Casi isolati nell’ambito delle rispettive regioni sono invece quelli di Venezia con il 41,8% di non avvalentisi, Trieste con il 47,2% (nel resto del Triveneto invece le percentuali variano tra il 22% di Belluno e il 3,8% di Bolzano) e Roma con il 26,7% (nel resto del Lazio la forbice è tra il 15,1% di Albano e lo 0,8% di Sora). Un caso particolare è quello della diocesi di Milano. Il quotidiano Libero del 19 settembre ha pubblicato con grande risalto i dati analitici (per altro, come già detto, non pervenuti ai curatori dell’Annuario) sulla situazione dell’Irc nella diocesi ambrosiana. Il giornale di Vittorio Feltri ha dedicato una pagina all’argomento, con un titolo ad effetto (I ragazzi milanesi sono i meno cattolici d’Italia) non perfettamente corrispondente alla realtà. La diocesi di Milano con il 30,4% di non avvalentisi ha una affluenza all’Irc infatti superiore a quella, ad esempio, delle diocesi di Firenze, Venezia, Bologna e Torino. È vero comunque che nella città di Milano (la diocesi ambrosiana comprende anche la provincia meneghina nonché molti comuni delle province di Varese, Lecco e Como) il numero dei non avvalentisi sale di molto e raggiunge il 44,5% tra i liceali e il 58,6% tra gli studenti degli istituti professionali.


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