LA PRODUZIONE ARTISTICA IN ITALIA. L’ultima intervista con il gallerista Paolo Bonzano
Giganti nel passato, nani nel presente
di Stefania Vaselli Piga
Paolo Bonzano, quarantenne
gallerista romano di spicco, morto improvvisamente il 1° novembre del
2006, era stato l’unico gallerista italiano accettato all’Art
Forum di Berlino dello scorso anno. Oltre che per la sua capacità di
scegliere gli artisti da proporre, era noto per il suo entusiasmo e la sua
cordialità, che si mescolavano all’intuito e alla grande
attenzione internazionale per l’arte. Proprio a Berlino avevamo avuto
l’occasione di chiedergli un giudizio sullo stato dell’arte
contemporanea in Italia.
La direttrice di Art Forum, Sabrina van der Ley, alla
domanda sul perché lei era il solo gallerista italiano presente a
Berlino, ha risposto che c’erano state poche richieste e che tutti
gli altri erano stati giudicati di un livello non soddisfacente. È
d’accordo?
PAOLO BONZANO: Non sono in grado di rispondere a questa domanda anche perché non ho fatto parte del comitato consultivo dell’Art Forum di Berlino. Mi sembra però abbastanza irrealistico il fatto che, se si esclude la mia galleria, ogni altra galleria italiana non sia stata all’altezza di presentare un programma espositivo soddisfacente. Forse una buona rappresentanza di gallerie italiane ha disertato l’Art Forum perché magari già impegnata in altre importanti fiere europee. Sono assolutamente convinto che il patrimonio professionale e il sistema delle gallerie in Italia non siano inferiori a quelli tedeschi o inglesi. Abbiamo armi spuntate non dalla qualità, ottima peraltro, dei nostri giovani artisti, ma dall’ottusità di una classe politica che non percepisce che l’arte e i suoi operatori, siano essi galleristi, artisti o curatori, sono una risorsa per il Paese e non una parassitaria combriccola di soggetti destinati a vivere ai margini della società economico-finanziaria.
Lei è consigliere dell’Associazione nazionale gallerie di arte contemporanea: artisti e galleristi italiani non sono in grado di competere sul piano internazionale come creatività e professionalità?
BONZANO: Col tempo il peso politico del nostro sistema dell’arte è diventato sempre più esiguo sul piano internazionale e i motivi di questo nostro indebolimento sono molteplici. Una scarsa e molto poco incentivante politica fiscale per la promozione delle acquisizioni di opere d’arte contemporanea; l’aliquota dell’Iva al 20%, contro una media europea attestata intorno all’8%; nessuna deducibilità, neppure nel caso in cui privati decidano di donare le loro collezioni alle istituzioni pubbliche; nessun sostegno per l’investimento in opere d’arte contemporanea. Tale situazione costituisce un gap incolmabile e pone il nostro Paese in una situazione di evidente inferiorità rispetto ai nostri partner Ue. La conseguenza è clamorosa: l’Italia rappresenta il quarto mercato mondiale per l’arte contemporanea, ma poiché tutto avviene nella clandestinità e non vi è certezza degli effettivi volumi di affari, non si può sfruttare questo volano economico né la positiva ricaduta di immagine per la promozione della nostra nazione. Grandi per il nostro passato artistico e microbi nel presente. In Italia abbiamo una grande eredità che deriva da uno straordinario passato i cui fasti ancora oggi illuminano l’unicità delle nostre città, ma non abbiamo alcun progetto per il presente.
È realistico pensare che la situazione possa cambiare?
BONZANO: A Roma il Museo nazionale Arti del XXI secolo langue per carenza di fondi e non si sa quando saranno portati a termine i lavori. A Milano nessuno si è preoccupato di costruire un rilevante e necessario museo del presente. È possibile una cosa del genere? Pensiamo a Parigi, Londra, Berlino, appunto, o a Barcellona e Madrid, città dove i musei sono stati progettati, finanziati, realizzati e inaugurati nei tempi previsti e sono addirittura in fase di ampliamento. Un capitolo a parte è poi l’inesistenza in Italia di una organizzazione capillare di residenze per artisti internazionali borsisti, e questo significa totale mancanza di reciprocità. Qualche volta interviene la buona volontà del singolo o del privato, ma il Paese, inteso come istituzioni, è completamente assente. Purtroppo non sono ottimista. Ci vorrebbe una classe politica molto illuminata e propulsiva che cominci, ad esempio, a portare a termine l’iter parlamentare del progetto di legge alla cui stesura la nostra Associazione ha partecipato attivamente, firmato dall’onorevole Enzo Carra. Il progetto si propone di modificare tutta la normativa fiscale che riguarda l’arte contemporanea: giace da più di un anno e mezzo in Parlamento, interessa pochi o nessuno, non c’è da stupirsi poi se a Berlino ci dicono che non siamo all’altezza…
Paolo Bonzano
PAOLO BONZANO: Non sono in grado di rispondere a questa domanda anche perché non ho fatto parte del comitato consultivo dell’Art Forum di Berlino. Mi sembra però abbastanza irrealistico il fatto che, se si esclude la mia galleria, ogni altra galleria italiana non sia stata all’altezza di presentare un programma espositivo soddisfacente. Forse una buona rappresentanza di gallerie italiane ha disertato l’Art Forum perché magari già impegnata in altre importanti fiere europee. Sono assolutamente convinto che il patrimonio professionale e il sistema delle gallerie in Italia non siano inferiori a quelli tedeschi o inglesi. Abbiamo armi spuntate non dalla qualità, ottima peraltro, dei nostri giovani artisti, ma dall’ottusità di una classe politica che non percepisce che l’arte e i suoi operatori, siano essi galleristi, artisti o curatori, sono una risorsa per il Paese e non una parassitaria combriccola di soggetti destinati a vivere ai margini della società economico-finanziaria.
Lei è consigliere dell’Associazione nazionale gallerie di arte contemporanea: artisti e galleristi italiani non sono in grado di competere sul piano internazionale come creatività e professionalità?
BONZANO: Col tempo il peso politico del nostro sistema dell’arte è diventato sempre più esiguo sul piano internazionale e i motivi di questo nostro indebolimento sono molteplici. Una scarsa e molto poco incentivante politica fiscale per la promozione delle acquisizioni di opere d’arte contemporanea; l’aliquota dell’Iva al 20%, contro una media europea attestata intorno all’8%; nessuna deducibilità, neppure nel caso in cui privati decidano di donare le loro collezioni alle istituzioni pubbliche; nessun sostegno per l’investimento in opere d’arte contemporanea. Tale situazione costituisce un gap incolmabile e pone il nostro Paese in una situazione di evidente inferiorità rispetto ai nostri partner Ue. La conseguenza è clamorosa: l’Italia rappresenta il quarto mercato mondiale per l’arte contemporanea, ma poiché tutto avviene nella clandestinità e non vi è certezza degli effettivi volumi di affari, non si può sfruttare questo volano economico né la positiva ricaduta di immagine per la promozione della nostra nazione. Grandi per il nostro passato artistico e microbi nel presente. In Italia abbiamo una grande eredità che deriva da uno straordinario passato i cui fasti ancora oggi illuminano l’unicità delle nostre città, ma non abbiamo alcun progetto per il presente.
È realistico pensare che la situazione possa cambiare?
BONZANO: A Roma il Museo nazionale Arti del XXI secolo langue per carenza di fondi e non si sa quando saranno portati a termine i lavori. A Milano nessuno si è preoccupato di costruire un rilevante e necessario museo del presente. È possibile una cosa del genere? Pensiamo a Parigi, Londra, Berlino, appunto, o a Barcellona e Madrid, città dove i musei sono stati progettati, finanziati, realizzati e inaugurati nei tempi previsti e sono addirittura in fase di ampliamento. Un capitolo a parte è poi l’inesistenza in Italia di una organizzazione capillare di residenze per artisti internazionali borsisti, e questo significa totale mancanza di reciprocità. Qualche volta interviene la buona volontà del singolo o del privato, ma il Paese, inteso come istituzioni, è completamente assente. Purtroppo non sono ottimista. Ci vorrebbe una classe politica molto illuminata e propulsiva che cominci, ad esempio, a portare a termine l’iter parlamentare del progetto di legge alla cui stesura la nostra Associazione ha partecipato attivamente, firmato dall’onorevole Enzo Carra. Il progetto si propone di modificare tutta la normativa fiscale che riguarda l’arte contemporanea: giace da più di un anno e mezzo in Parlamento, interessa pochi o nessuno, non c’è da stupirsi poi se a Berlino ci dicono che non siamo all’altezza…