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GIUBILEO DEL 2000
tratto dal n. 03 - 2000

Un parcheggio tira l’altro


Il parking del Gianicolo, costato anche l’occultamento di molte testimonianze del passato, oggi è quasi inutilizzato. Ma già si pensa di costruirne un altro, scavando nella zona delle catacombe dei Santi Processo e Martiniano


di Lorenzo Bianchi


Un piano deserto del parcheggio di Propaganda Fide

Un piano deserto del parcheggio di Propaganda Fide

Il 10 marzo scorso, ultima ad essere terminata tra le opere connesse al parcheggio di Propaganda Fide scavato all’interno dell’estremità settentrionale del Gianicolo presso la Basilica di San Pietro, è stata inaugurata dal sindaco di Roma la cosiddetta rampa Torlonia, lo svincolo sotterraneo che dal traforo gianicolense porta direttamente all’ingresso del soprastante parcheggio, già inaugurato e quindi aperto al pubblico il 31 gennaio in presenza di papa Giovanni Paolo II.
Il completamento della rampa ha comportato l’asportazione degli affreschi del II secolo e la rimozione dei muri della domus imperiale, testimonianze materiali importantissime per la ricostruzione della topografia antica di tutta la zona. Per una più precisa conoscenza delle strutture romane affrescate rinvenute durante lo scavo all’ingresso inferiore della rampa bisognerà attendere la pubblicazione (per la quale si possono comunque facilmente prevedere tempi lunghi) dei rilievi e dei materiali di scavo, per ora – sembra – non visibili anche se in parte noti, essendo alcuni di essi già apparsi in fotografia a corredo di un’intervista al soprintendente archeologico di Roma Adriano La Regina pubblicata dal settimanale L’Espresso del 27 gennaio scorso.
Ulteriori dati potranno provenire anche dallo scavo archeologico della zona adiacente alla rampa, previsto per la primavera del 2000 (forse ad aprile), dove un primo sterro (praticamente una fossa in verticale) ha messo in luce la prosecuzione delle strutture antiche verso la sommità della collina, in direzione di Propaganda Fide, verso l’area scavata per il parcheggio.
Rimane tuttora non verificata l’entità dei danni archeologici provocati dalla costruzione di quest’opera, che ricade in un terreno che gode del privilegio della extraterritorialità; un’opera oltretutto non necessaria ancor più se è vero che il parcheggio, costruito per i pellegrini, come dice la lapide all’ingresso, è normalmente semivuoto e lo stesso sindaco di Roma Rutelli ha annunciato trattative per una convenzione di uso con il Senato della Repubblica (Ansa del 10 marzo).
Indipendentemente dagli eventuali rinvenimenti archeologici (che comunque ci sono stati, e gravi indizi inducono a pensare a preesistenze archeologiche ben più varie e diffuse di quelle note) e dall’effettiva utilità del parcheggio, ci preme però soprattutto di ricordare ancora una volta l’aspetto fondamentale della questione, e cioè che anche la sola ipotesi che la collina di Propaganda Fide sia stata il luogo del martirio dei primi cristiani della Chiesa di Roma dopo l’incendio della città avvenuto nell’anno 64 (cosa che del resto l’analisi delle fonti antiche indica come ben probabile) avrebbe dovuto impedire che si concepisse l’idea di svuotarla completamente per costruirvi un garage. Ma questo essenziale aspetto sembra non avere affatto interessato committenti e progettisti, che, come dimostrano le loro pubbliche dichiarazioni, hanno sempre voluto sminuire o addirittura ignorare l’importanza del luogo per le memorie del primo cristianesimo di Roma.
L’ingresso inferiore della rampa Torlonia

L’ingresso inferiore della rampa Torlonia

E, a proposito di parcheggi, c’è da aggiungere un’altra cosa. Si potrebbe pensare che, con le opere realizzate, i lavori nella zona settentrionale del Gianicolo siano ormai finiti. Non è così. Si legge infatti in un altro lancio dell’Ansa del 10 marzo che «alcune costruzioni in stato di degrado, sul terreno di proprietà Torlonia, dovrebbero essere abbattute per dare spazio ad un albergo con parcheggio sotterraneo, le cui dimensioni però dipenderanno dai risultati della ricerca archeologica». Si tratta degli edifici dell’ex conservatorio Torlonia lungo la salita di Sant’Onofrio, che confinano a monte con il percorso della rampa. Come si ricorderà, sotto l’adiacente Istituto di Santa Dorotea sono presenti delle gallerie cimiteriali, databili tra II e III secolo, già viste alla fine dell’Ottocento e di cui è stato segnalato un braccio (forse nuovo rispetto a quelli già noti) proprio su queste pagine lo scorso anno: si pensa che possano essere le catacombe dei Santi Processo e Martiniano, i carcerieri di Pietro, che le fonti antiche collocano in relazione alla via Aurelia (cfr. Margherita Cecchelli, Il cimitero dei santi Processo e Martiniano sulla via Aurelia, in 30Giorni, n. 1, gennaio 1999, pp. 62-63, e poi anche le illustrazioni nell’articolo di Letizia Ermini Pani, Quello che resta della memoria dei primi martiri, in 30Giorni, n. 7/8, luglio/agosto 1999, pp. 60-66). Di queste catacombe non è stata trovata l’entrata originaria, e ciò indica che certamente dovevano essere più estese di quanto ad oggi conosciamo. Che si tratti di un ipogeo cimiteriale non c’è alcun dubbio, anche se taluni qualche mese fa, nel pieno della polemica per i lavori del parcheggio, hanno tentato di svilirlo al rango di "cantina". Lo sviluppo dei tratti noti aveva fatto pensare (e rimaniamo ancora dello stesso pensiero) che ad esso si riferisse anche la cavità venuta alla luce nel taglio per la costruzione della rampa, in direzione di Propaganda Fide; ma quasi certamente, come dimostra l’inclinazione delle gallerie già conosciute, altre ramificazioni delle catacombe vanno cercate in direzione del Tevere, cioè proprio sotto quegli edifici fatiscenti sotto i quali si pensa ora di fare un nuovo parcheggio. Volendo, c’è ancora tempo e modo per salvarle...


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