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RECENSIONI
tratto dal n. 09 - 2000

Ripulire non significa sbiancare


Raccolti gli atti del convegno sull’apporto di EniTecnologie nel restauro della facciata della Basilica di San Pietro


di Salvatore Piro


Restauro della Basilica 
di San Pietro: l’apporto 
di EniTecnologie, 
Atti del convegno 
(Roma, 9 dicembre 1999), Accademia nazionale 
delle Scienze detta dei XL, Roma 2000

Restauro della Basilica di San Pietro: l’apporto di EniTecnologie, Atti del convegno (Roma, 9 dicembre 1999), Accademia nazionale delle Scienze detta dei XL, Roma 2000

Pubblicato dall’Accademia nazionale delle Scienze detta dei XL, e dall’Eni, è apparso il volume Restauro della Basilica di San Pietro: l’apporto di EniTecnologie, che illustra in modo sintetico la struttura del progetto di restauro della facciata affidato all’Eni e condotto da EniTecnologie tra il 1996 ed il 1999: un progetto che si è distinto per il rigore dell’impostazione e dello sviluppo di tutte le azioni previste, sia a livello diagnostico, come grado di conoscenza raggiunto, sia a livello di recupero e restauro. In particolare per quanto riguarda la diagnostica (principalmente sul versante geofisico), l’applicazione delle metodologie cosiddette “non invasive” o anche “non distruttive” (che, cioè, non alterano o intaccano neppure in parte minima la materia di cui il monumento è composto) ha da un lato permesso di ampliare significativamente la documentazione sullo stato di conservazione della facciata della Basilica di San Pietro (rispetto, ad esempio, alle più classiche informazioni fornite dai rilievi fotogrammetrici), dall’altro, attraverso l’insieme delle situazioni sperimentali reali, ha contribuito all’evoluzione delle procedure di impiego dei metodi utilizzati. Un simile lavoro diagnostico ha inoltre permesso l’integrazione (cosa che purtroppo, nelle operazioni di restauro, non sempre si compie) tra competenze scientifico-tecnologiche e storico-artistiche, fondamentale per la corretta realizzazione di un progetto così complesso ed articolato. Questa esperienza rappresenta un patrimonio di indubbio valore per la collettività scientifica, ed è auspicabile che, al di là della sintesi proposta nelle pagine del volume, l’insieme dei dati rilevati divenga, in qualche modo, accessibile agli studiosi di analoghe problematiche.
L’architettura del progetto include, in una sequenza logica, tutti gli aspetti che riguardano il restauro di un edificio storico. Innanzitutto si evidenzia la fase di diagnostica dello stato del monumento: rilievi fotogrammetrici, indispensabili per la documentazione di base del monumento; valutazione dello stato della pietra e delle parti metalliche, basata sia su esami in laboratorio di campioni prelevati dalla facciata, integrando diverse tecniche chimico-fisiche, sia su indagini non invasive tecnologicamente avanzate (alcune di indubbia originalità), condotte con il metodo georadar e la termografia; studio delle coloriture, sviluppato impiegando le medesime tecniche di analisi utilizzate per il degrado, ma opportunamente rimodulate ed integrate. Questo complesso di indagini ha permesso di chiarire la struttura microscopica della parte superficiale della pietra. Alla diagnostica segue l’illustrazione delle tecnologie di intervento, in particolare quelle relative alla pulitura della pietra (travertino), alle stuccature, al trattamento biocida, al trattamento delle parti metalliche. Segue poi la valutazione dell’impatto ambientale, basata sul controllo della qualità dell’aria nella piazza San Pietro, sulla individuazione delle sorgenti di inquinamento, sulla correlazione con la qualità dell’aria della città di Roma. Infine, la documentazione, cioè la costituzione di una banca dati basata su un prodotto informatico a carattere interattivo strutturato sulle sezioni principali del progetto, che documenta la situazione originaria, i rilievi effettuati, le metodologie impiegate ed i risultati ottenuti, e che contiene inoltre un archivio a carattere storico-artistico.
E, a proposito delle considerazioni più propriamente storico-artistiche, non si possono non sposare alcuni concetti espressi nell’ultima relazione pubblicata nel volume, che tratta in particolare della nuova coloritura (da alcuni contestata anche se storicamente corretta) che ora mostra la facciata restaurata della Basilica di San Pietro, ma che discute anche, più in generale, dei criteri che devono caratterizzare il restauro conservativo. Come restaurare non significa “rifare ex novo”, così pulire non significa “sbiancare”, come è avvenuto in tanti altri restauri. Anche la vita di un monumento si svolge nel tempo: il voler conferire alla sua materia “una insolita, inopportuna giovinezza” significa – se ben si riflette – cancellarne parte della storia: dimenticare, cioè, un tassello del suo passato e, insieme ad esso, perderne la memoria del significato.


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