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STORIA DEI GIUBILEI
tratto dal n. 11 - 1999

Papi e anni santi del XX secolo


Nel Novecento la Porta Santa è stata aperta sia per gli anni santi ordinari che per due straordinari: nel 1933 con Pio XI e nel 1983 con Giovanni Paolo II


di Serena Ravaglioli


Se nel XIX secolo fu possibile celebrare un solo Anno Santo in forma completa, nel Novecento non solo si sono potuti indire tutti i giubilei ordinari secondo la tradizionale cadenza venticinquennale, ma ci sono stati anche due giubilei straordinari della Redenzione, il primo nel 1933 e il secondo nel 1983. La pratica dei giubilei straordinari, indetti per ottenere uno speciale aiuto divino in momenti difficili o delicati della Chiesa universale o delle Chiese locali, oppure in occasioni di particolare solennità come l’inizio di un pontificato, è antica, e risale almeno al XVIsecolo. Altrettanto remota è l’origine dei giubilei straordinari che si celebrano in alcune località, per esempio a Santiago de Compostela negli anni in cui il 25 luglio, festa di San Giacomo apostolo, cade di domenica. Si tratta, tuttavia, in tutti questi casi, di giubilei limitati nel tempo e nello spazio. Invece i due della Redenzione, proclamati rispettivamente da Pio XI e da Giovanni Paolo II per commemorare il 1900° e il 1950° anniversario della crocifissione, hanno avuto valore universale, sono durati un intero anno e sono stati accompagnati dall’apertura delle Porte Sante. Sono stati cioè, per usare le parole stesse di Pio XI, “straordinari fra gli ordinari”.
Pio XI apre la Porta Santa di San Pietro il 24 dicembre 1924

Pio XI apre la Porta Santa di San Pietro il 24 dicembre 1924

Il primo Anno Santo di Pio XI fu quello del 1925. La questione romana era in via di soluzione e gli atteggiamenti più intransigenti di una parte e dell’altra si erano attenuati. Fin dal momento della sua elezione, il Papa aveva dato un chiaro segno di questo nuovo spirito, affacciandosi a impartire la benedizione Urbi et orbi dalla loggia esterna di San Pietro, rimasta serrata dal 1870. Sul fronte opposto, manifestazione evidente di buona volontà fu il ricollocamento all’interno del Colosseo della croce in ricordo dei martiri cristiani, che era stata rimossa all’inizio del secolo. Pio XI volle che temi centrali del Giubileo fossero la pacificazione, l’unità fra le genti e l’apostolato missionario. Evento di particolare importanza fu l’allestimento di una grandiosa mostra missionaria in Vaticano, estesa su uno spazio di 6500 metri quadri. L’esposizione fu inaugurata dal Papa stesso, rimase aperta per l’intero anno e alla sua conclusione fu trasportata nel Palazzo Lateranense divenendo museo etnografico e missionario permanente. Un altro aspetto di questo Giubileo del 1925 va sottolineato, perché destinato a permanere e ad accrescersi sempre più in quelli successivi: la facilità con cui, grazie ai moderni mezzi di trasporto, era ormai possibile arrivare a Roma. Questo da una parte comportava una diminuzione dell’aspetto di penitenza e di sacrificio individuale dei singoli, sicché nei pellegrinaggi veniva a essere potenziato piuttosto il significato di omaggio collettivo al papato; dall’altra consentiva una crescita esponenziale del numero degli arrivi di fronte alla quale si rendeva necessaria un’organizzazione del tutto diversa rispetto al passato e fu la fine dell’antico modello delle confraternite. Raduni particolarmente numerosi si ebbero in occasione delle canonizzazioni: Pio XI creò nove nuovi santi, fra cui Teresa di Lisieux e il Curato d’Ars.
Anche per altri versi il progresso tecnologico interessò lo svolgimento degli anni santi. Nel 1933 la cerimonia di apertura della Porta Santa, che si tenne il sabato santo, fu trasmessa via radio: Marconi infatti progettò e costruì espressamente la stazione della Radio Vaticana per la trasmissione a onde corte, la più grande del mondo. La sera dello stesso giorno, Pio XI mediante un impulso radio accese dal suo studio l’illuminazione della grande croce innalzata sul monte Senario presso Firenze. La decisione del Pontefice di indire un Giubileo straordinario della Redenzione era stata accompagnata da una serie di dotte dispute per stabilire se quella fosse la ricorrenza esatta, cioè se veramente Cristo fosse morto nel 33. Ma il Papa tagliò corto: «L’incertezza della data nulla toglie alla certezza e alla grandezza infinita dei benefici da noi tutti ricevuti». L’importante era cogliere l’occasione di esaltare «la Chiesa, società perfetta suprema nell’ordine suo, che attua la sovranità di Cristo nel mondo». E in questo senso il Giubileo ebbe un successo ancora superiore del precedente. Anche nel 1933 le cerimonie più affollate si ebbero per la proclamazione dei nuovi santi, primo fra tutti Giovanni Bosco.
Un numero grandissimo di pellegrini, si parlò di 3.500.000 persone, partecipò all’Anno Santo del 1950, che segnò il momento più alto del prestigio personale di Pio XII. Una folla immensa che riempiva tutta la piazza San Pietro e via della Conciliazione per arrivare fino al Tevere era presente il 1° novembre all’evento più solenne celebrato quell’anno: la proclamazione del dogma dell’Assunzione di Maria in cielo. Nell’indire l’Anno Santo, il Papa aveva richiamato l’importanza dello spirito di penitenza che era stato alla base dei giubilei del passato: «I pellegrinaggi non devono farsi con la mentalità di coloro che viaggiano per diporto ma con lo spirito che animava i fedeli dei secoli scorsi, i quali superando ostacoli di ogni genere venivano a Roma per lavare i loro peccati con le lacrime del dolore». Obbedendo a questa esortazione, i pellegrini che nel 1950 vollero raggiungere Roma a piedi furono numerosissimi. Se ne segnalarono persino uno giunto da Helsinki e un altro addirittura da Karachi.
I grandi numeri furono la caratteristica del 1975, il primo Anno Santo indetto dopo la conclusione del Concilio. Fu un’evidente smentita alle tesi di coloro che sostenevano che nella Chiesa postconciliare non vi fosse più spazio per simili manifestazioni di pietà “medioevale”. Le due udienze pubbliche che Paolo VI teneva nella Basilica di San Pietro e nella Sala Nervi ogni mercoledì erano così affollate che fu presto necessario portarle a tre e persino a quattro, finché non si stabilì di tenerle regolarmente nella piazza: vi partecipò una media di quarantamila persone, fino a un massimo di centoventimila in settembre.
Infine, l’ultimo Giubileo del Novecento, il secondo della Redenzione, indetto con la bolla Aperite portas Redemptori fu inaugurato il 25 marzo 1983. Giovanni Paolo II parlò di forti motivazioni che lo avevano spinto a questa proclamazione: da una parte la volontà di sottolineare la centralità del mistero della Redenzione come motore della fede e dall’altra il desiderio di aprire solennemente il cammino della Chiesa verso il Grande Giubileo del 2000. L’anno giubilare fu esteso a tutte le diocesi del mondo e mentre a San Pietro si apriva la Porta Santa, in tutte le cattedrali del mondo veniva celebrato uno speciale rito di penitenza e di preghiera, simbolo, secondo le parole stesse del Papa, del fatto che ovunque «una volta per sempre è stata aperta la porta al sepolcro di Cristo. Egli che è la Resurrezione e la Vita non accetta la pietra tombale e non conosce porte chiuse». Per concludere, un’annotazione curiosa: la Porta Santa di Santa Maria Maggiore fu aperta quell’Anno Santo, come nel precedente, dal cardinale Confalonieri, novantenne decano del Sacro Collegio, che si faceva vanto di aver partecipato ai cinque giubilei precedenti; all’epoca di quello del 1933 era segretario di Pio XI.


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