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GIOVANNI PAOLO I
tratto dal n. 07/08 - 1998

Adesso mi manca quella carità



del cardinale Pio Taofinu’u


Paolo VI è il Papa che mi ha nominato vescovo nel 1968. Poi mi ha promosso al Collegio dei cardinali nel 1973. Rimasi molto impressionato e confuso quando egli accettò l’invito a visitare me, il primo vescovo nativo del Pacifico.
Quando stava preparando la sua visita a Manila e Sydney, mandai un invito a Sua Santità col suggerimento di fare tappa a Samoa durante il viaggio. Nonostante le molte difficoltà per atterrare a Samoa (allora c’era solo una pista di atterraggio in erba) il Papa insistette per fare questa tappa perché era rimasto molto colpito dal mio invito. Fu affittato un piccolo aeroplano, che poté atterrare il 29 novembre 1970. Che grande benedizione incontrare personalmente Paolo VI. Il suo sguardo santo penetrò tutto il mio essere, non solo in quel momento, ma anche le altre volte che l’ho incontrato a Roma. Spesso ho ricevuto lettere dal suo segretario con un assegno dal Papa «per aiutarti nel tuo lavoro». Molte volte, più tardi, quando lo incontravo a Roma, il Papa mi stringeva le mani e mi faceva scivolare una busta con un assegno per il mio lavoro. Adesso mi mancano queste buste. Quello che è misterioso nella mia mente e nel mio cuore è che il mio invito a visitare le Samoa aveva creato una così profonda relazione tra papa Paolo VI e me. Dico che era un mistero perché non so per quale motivo mi fosse così vicino. Veramente, il Papa era desideroso di aiutarmi.
Per quanto riguarda Giovanni Paolo I io partecipai alla sua elezione. Sono stato anche creato cardinale insieme a lui nello stesso concistoro. Poiché il suo pontificato è stato così breve, non ho avuto l’opportunità di conoscerlo come ho fatto con Paolo VI. Sono d’accordo che egli fu un Papa sorridente e lieto.
Grazie per avermi concesso di condividere miei pensieri su questi due papi.


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