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CONFERENZE
tratto dal n. 07/08 - 1998

La peste del 2000 non si ferma


Bridging the Gap è stato il titolo della XII Conferenza internazionale sull’Aids. Un’occasione per fare il punto sulle ricerche scientifiche in corso e per aggiornare i dati sul diffondersi della malattia. Nel Terzo Mondo le situazioni più allarmanti


di Manuela De Allegri


Bridging the Gap. Questo il titolo della XII Conferenza internazionale sull’Aids tenutasi a Ginevra dal 28 giugno al 3 luglio. A due anni dall’incontro di Vancouver, 13.404 delegati provenienti da 136 Paesi si sono incontrati nella moderna struttura del Palexpo di Ginevra per confrontare ricerche e idee riguardanti l’evolversi dell’epidemia dell’Aids negli ultimi anni. La Conferenza di Ginevra è servita come punto di incontro e di aggiornamento sia per coloro che sono interessati all’evoluzione delle ricerche scientifiche e cliniche sia per coloro che sono interessati a comprendere le problematiche sociali conseguenti all’espandersi dell’epidemia.
Secondo i dati ufficiali diffusi dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), oltre trenta milioni di persone sono affette da Hiv, il virus che provoca l’Aids. Di queste, i due terzi vivono in Paesi in via di sviluppo, ossia in Africa, Asia e America Latina. L’Oms ha inoltre stabilito che il 90 per cento dei nuovi casi di infezione avviene proprio in questi Paesi. Non è difficile immaginare che la stragrande maggioranza dei 1.600 bambini che ogni giorno nascono affetti da Hiv venga alla luce in Paesi in via di sviluppo, dove è ancora difficile, per non dire impossibile, offrire cure mediche adeguate a donne sieropositive durante la gravidanza. Si è inoltre stabilito che in Africa, ogni anno, un milione e settecentomila giovani al di sotto dei 25 anni contrae il temibile virus e che in Asia, dove il diffondersi dell’epidemia è avvenuto alcuni anni dopo rispetto all’Africa oltre settecentomila giovani contraggono il virus ogni anno.
Il rapido diffondersi dell’epidemia in Paesi dove le strutture mediche e sanitarie sono molto carenti rappresenta un grave problema per la comunità internazionale. Non solo ai Paesi in via sviluppo mancano spesso le strutture e il personale specializzato per poter far fronte a un flagello di tali dimensioni, ma la morte precoce di giovani individui rappresenta per tali Paesi un problema economico di dimensioni ancora più vaste. Mentre in Europa occidentale e in America settentrionale sono disponibili almeno alcuni medicinali che possono migliorare la qualità della vita di coloro che vivono con l’Aids, in Africa, in Asia e nella maggioranza dei Paesi dell’America Latina tali medicinali non sono disponibili a causa del loro costo elevato. È importante però ricordare che spesso non solo sono assenti i medicinali necessari per assistere i malati di Aids, ma sono anche assenti strutture igieniche e sanitarie che possano almeno permettere ai malati di vivere e morire in modo dignitoso.
Cosciente delle differenze che esistono tra i Paesi del Nord e quelli del Sud e dell’Est del mondo, la comunità internazionale si è riunita a Ginevra con lo scopo, come suggerisce il titolo stesso della Conferenza, di gettare un ponte che permetta ai Paesi più ricchi di condividere il loro sapere medico e scientifico con quelli più poveri e, di contro, di apprendere da questi ultimi come potenziare la gestione umana degli attuali sistemi sanitari. Spesso infatti non ci accorgiamo che nonostante i progressi scientifici e medici degli ultimi anni, che hanno permesso ai malati di Aids di vivere meglio e più a lungo, coloro che sono affetti da questa terribile malattia devono confrontarsi giornalmente con una società restia ad accettarli e a offrire loro comprensione e compassione.
Durante la Conferenza è stato utile ricordare che è importante riconoscere come le differenze non esistano solo tra il Nord e il Sud del mondo, ma come spesso anche all’interno di uno stesso Paese esistano divari quasi incolmabili. Si tende spesso a dimenticare che nonostante viviamo in quella che è stata definita “l’epoca dell’Haart” (Highly Active Antiretroviral Therapy – Terapia antiretrovirale estremamente attiva), anche in Occidente esistono spesso divari di tipo economico e sociale che determinano la nostra esperienza davanti al virus dell’Aids.
Come ha puntualizzato in un suo discorso Mark Harrington, un delegato statunitense, è importante ricordare che il Sud è rappresentato non solo da coloro che vivono in Paesi in via di sviluppo, ma più semplicemente da tutti gli emarginati. Negli Stati Uniti, dove in principio si pensava che l’Aids fosse una malattia che colpisse solo uomini omosessuali, la maggioranza delle infezioni si contrae in comunità di persone di colore, dove spesso i mezzi di informazione e le strutture medico-sanitarie sono più povere. In Italia, come anche in altri Paesi dell’Europa occidentale, l’epidemia si diffonde principalmente tra comunità di tossicodipendenti a cui raramente si rivolgono iniziative di informazione e prevenzione.
Nonostante la disponibilità di efficaci farmaci antivirali, la loro distribuzione anche nei Paesi dell’Europa occidentale e dell’America settentrionale è strettamente legata alle disponibilità economiche e al capitale sociale e culturale di ciascun individuo. Una relazione presentata dal delegato statunitense Allyn Nakashima ha dimostrato ad esempio che, negli Stati Uniti, medici e personale parasanitario sono meno propensi a prescrivere medicinali antivirali alle donne, a persone di colore, a persone con livelli di istruzione poco elevata e a persone che facciano uso di droghe.
La Conferenza di Ginevra è inoltre servita a ribadire che, nonostante i recenti progressi scientifici e medici, siamo lontani dal trovare una cura o un vaccino contro questo temibile virus. Dopo la comparsa di efficaci farmaci antivirali sul mercato, si diffuse la speranza che l’epidemia stesse per terminare e che fosse stata trovata una cura definitiva per coloro che sono affetti dall’Aids.
Oggi, a due anni di distanza, ci si è resi conto che i medicinali attualmente in commercio non solo rimangono disponibili solo per pochi eletti, ma spesso alla loro efficacia dimostrata in laboratorio non seguono uguali risultati nella pratica clinica di tutti i giorni. La somministrazione dei farmaci attualmente in commercio è estremamente complicata e richiede alla persona di seguire un regime di vita molto controllato per evitare il fallimento terapeutico. Alcune persone sono state obbligate a sospendere la terapia a causa degli effetti collaterali provocati dai medicinali oggi in commercio e altre sono state costrette a interrompere la terapia nel momento in cui il virus si è mostrato resistente ai farmaci somministrati.
Come ha dimostrato il professor Joap Goudsmit, delegato alla Conferenza, l’Hiv è un virus capace di molteplici mutazioni ed è presente in una varietà tale di sottotipi da rendere difficile la ricerca di un unico medicinale e di un vaccino capaci di vincerlo. Ai delegati presenti è stato ribadito che nonostante si creda di avere ormai scoperto tutti i sottotipi del virus, si è da qualche tempo osservato che esso è capace di ulteriori mutazioni derivanti dall’unione di due o più sottotipi.
Prendere coscienza delle problematiche relative all’epidemia rappresenta già un primo passo verso la ricerca di soluzioni. Dall’incontro di esperti di tutto il mondo è emersa la necessità di rispondere in modo efficiente ed efficace all’epidemia utilizzando i mezzi attualmente a nostra disposizione, senza nutrire false speranze che l’immediato futuro possa portarci una cura infallibile o un vaccino. È importante aver fiducia nei progressi scientifici e nelle ricerche attualmente in corso in tutto il mondo, ma al tempo stesso occorre riconoscere alla nostra società la capacità di rispondere a questa epidemia sia riducendo il numero delle nuove infezioni sia curando coloro che già vivono con l’Aids.
Dall’esperienza di molti delegati alla Conferenza è emerso con chiarezza che la prevenzione è attualmente l’unico mezzo in nostro possesso per poter contenere il diffondersi dell’epidemia. In un suo discorso, Werasit Sittitrai, delegato svizzero, ha ribadito come nonostante ormai si conoscano le modalità di trasmissione del virus si faccia ancora molto poco per fornire un’informazione adeguata su come proteggersi dall’infezione. Parlare di prevenzione significa, per lui come per molti altri alla Conferenza, impegnarsi a promuovere un programma ad ampio raggio volto a informare il grande pubblico sui rischi di trasmissione e a fornire i mezzi concreti, sociali e culturali necessari per proteggersi.
All’indomani della Conferenza, parlare di prevenzione efficace significa quindi parlare di un programma che si impegni a promuovere l’educazione sessuale fin dalla giovane età, con una particolare attenzione, laddove ne esista la necessità, a programmi speciali diretti a gruppi di persone con comportamenti particolarmente a rischio. Prevenzione significa inoltre fornire informazioni riguardo ai rischi associati all’uso di droghe senza però colpevolizzare coloro che già ne fanno uso, ma promuovendo invece, come si propone di fare l’International Harm Reduction Coalition, una politica di riduzione del rischio che si impegni a fornire a coloro che comunque scelgono di drogarsi i mezzi per farlo in modo sicuro. Prevenzione significa inoltre ridurre l’incidenza delle malattie trasmesse sessualmente affinché non contribuiscano a facilitare la trasmissione dell’Hiv a persone sieronegative e affinché si possa migliorare lo stato di salute generale di persone già sieropositive.
Se la prevenzione è sicuramente lo strumento migliore contro il diffondersi dell’epidemia, dalla Conferenza di Ginevra è anche emersa la necessità di creare programmi di collaborazione internazionale perché possa avvenire uno scambio di informazioni e mezzi indispensabile nel prossimo futuro. L’esperienza di questi ultimi anni ha dimostrato che se da un lato i Paesi più ricchi possono aiutare quelli più poveri ad acquistare i medicinali necessari almeno a ridurre le sofferenze dei malati di Aids, quelli più poveri possono invece insegnare ai più ricchi che l’attivismo e la compassione di una comunità possono fare molto per coloro che sono affetti da Hiv. Dalla Conferenza è emersa non solo la necessità di lavorare insieme per sfruttare le risorse attualmente disponibili, ma anche di raggiungere accordi internazionali affinché i medicinali attualmente disponibili possano essere utilizzati da tutti coloro che sono affetti da Hiv indipendentemente dalle loro possibilità economiche.
La Conferenza si è conclusa con la speranza che tra due anni, nell’incontro che si terrà a Durban, in Sud Africa, ci si possa ritrovare per scoprire di aver raggiunto molti degli obbiettivi stabiliti in quest’incontro di Ginevra. Si lascia la struttura del Palexpo con la speranza di poter attuare nella vita di tutti i giorni ciò che si è appreso durante questo breve incontro, anche perché, alla fine, ciò che più conta è l’attivismo quotidiano e la speranza di quanti lavorano in questo campo nella fine di quest’epidemia.


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