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PERSONAGGI
tratto dal n. 02 - 1998

Un amico per papa Montini


Il cardinale Eduardo Francisco Pironio, scomparso il 5 febbraio scorso all’età di 77 anni, è stato una delle figure di maggior spicco dell’episcopato latinoamericano. Chiamato a Roma da Paolo VI nel 1975, ha guidato il dicastero per i religiosi e quello per i laici


di Gianni Cardinale


«Posso dire di essere stato amico di papa Montini. Con lui ho imparato ad amare la Chiesa, a soffrire per la Chiesa». Così amava ripetere il cardinale argentino Eduardo Francisco Pironio, una delle figure più significative dell’episcopato latinoamericano di questi ultimi decenni. Nel ’78, all’epoca dei due conclavi, gli vennero dedicati fiumi d’inchiostro come uno dei più accreditati papabili. Di inchiostro invece ne è scorso molto poco il giorno dopo la sua scomparsa, avvenuta a Roma il 5 febbraio scorso, all’età di 77 anni. Nei ricordi che sono pure apparsi sui giornali (L’Osservatore Romano e Avvenire) il suo nome è stato legato quasi esclusivamente alle Giornate mondiali della gioventù che lui ha organizzato dall’85 al ’95, come presidente del Pontificio Consiglio per i laici. In realtà la storia del porporato scomparso è molto più articolata. Pironio è stato una figura di spicco della Chiesa latinoamericana nel periodo del pontificato montiniano. Successivamente ha dovuto guidare la Congregazione per i religiosi in un periodo turbolento, di forti contrasti tra la linea dettata da Giovanni Paolo II e la leadership degli ordini religiosi del suo continente.
Eduardo Francisco Pironio nasce il 3 dicembre del 1920 a Nueve de Julio, nella pampa argentina, non lontano da Buenos Aires, da genitori di origini friulane. Nel ’43 viene ordinato sacerdote. «Da seminarista» ricordava «speravo di diventare parroco di campagna. Ero molto colpito dalla fede semplice dei contadini che popolavano il borgo. Ma in vita mia non sono mai stato parroco, né tantomeno parroco di campagna». Infatti dopo aver insegnato in vari seminari, nel ’64 viene nominato vescovo ausiliare di La Plata e tre anni dopo amministratore apostolico di Avellaneda. Intanto partecipa, dapprima come perito e poi da vescovo, al Concilio Vaticano II. Nel ’72 viene nominato vescovo di Mar del Plata e nel ’74 viene chiamato a Roma a predicare gli esercizi spirituali della Quaresima al Papa e alla curia romana. Intanto ricopre l’incarico di segretario generale del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam) dal ’67 al ’72, quando ne viene eletto presidente. «Fu il momento» ricordava Pironio «più forte della presenza della Chiesa nel continente latinoamericano. Tramite il Celam la presenza della Chiesa latinoamericana era molto forte nella Chiesa universale».
Nel settembre ’75 Paolo VI lo chiama a Roma, nominandolo pro-prefetto della Congregazione per i religiosi. Un anno dopo lo crea cardinale. Gli anni trascorsi alla guida della Congregazione per i religiosi sono stati piuttosto turbolenti: «Come mi ha scritto un cardinale che era membro della Congregazione, mi è toccato guidare la Congregazione dei religiosi nel momento in cui si era levata la cresta delle onde». Nell’agosto-settembre 1978, durante i due conclavi che videro l’elezione di Albino Luciani e Karol Wojtyla, il suo nome figura in cima alle liste dei papabili pubblicate dai giornali: «Era per me una grande sofferenza, perché il papa è certamente l’uomo che soffre di più, perché avevo perso Paolo VI».
Nell’aprile 1984 Giovanni Paolo II, a sorpresa, gli cambia incarico e lo manda a presiedere il Pontificio Consiglio per i laici: «In quel momento» rammentava il porporato «a me sembrava, come sembrava a molti, di essere stato retrocesso ad un incarico di serie B. Invece ho scoperto di essere stato “promosso” allo stato laicale. I laici infatti formano la maggioranza del popolo di Dio». Nel luglio 1995 papa Wojtyla lo annovera tra i sei cardinali che appartengono all’ordine dei vescovi conferendogli il titolo della diocesi suburbicaria di Sabina-Poggio Mirteto. Il 20 agosto 1996 il Papa accoglie le sue dimissioni presentate otto mesi prima, allo scadere dei 75 anni. Gli succede lo statunitense James Francis Stafford.


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