Home > Archivio > 02 - 1998 > A carte scoperte
EX SANT’UFFIZIO
tratto dal n. 02 - 1998

A carte scoperte


La Congregazione per la dottrina della fede, l’ex Sant’Uffizio, apre agli studiosi i suoi archivi fino all’epoca di papa Pio X. Un tesoro di documenti su casi ancora oggi aperti. Intervista con l’arcivescovo Tarcisio Bertone, segretario del dicastero guidato dal cardinale Joseph Ratzinger


Intervista con Tarcisio Bertone di Gianni Cardinale


Anche l’Archivio storico della Congregazione per la dottrina della fede sarà accessibile agli storici. 117 anni dopo la storica decisione di Leone XIII di aprire le porte dell’Archivio segreto vaticano agli studiosi, anche l’ex Sant’Uffizio permetterà ai ricercatori qualificati di spulciare tra le sue carte.
L’apertura, che non sarà ovviamente indiscriminata, esiste di fatto già da alcuni anni, ma è stata ufficializzata con una solenne giornata di studi, celebrata lo scorso 22 gennaio nella sede dell’Accademia nazionale dei Lincei. Vi hanno partecipato il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il cardinale Joseph Ratzinger, e il segretario del dicastero, l’arcivescovo Tarcisio Bertone. Presenti anche il presidente dell’Accademia dei Lincei Edoardo Vesentini, quello della Classe di scienze morali della stessa Accademia, Ignazio Baldelli, e alcuni storici provenienti da vari Paesi. Fra questi ultimi il professor Peter Godman, dell’Università di Tubinga, ha presentato una relazione su un caso di censura preventiva formulata dalla Congregazione dell’Indice nei confronti delle Istorie fiorentine di Niccolò Machiavelli.
Nel corso della giornata di studi è stato presentato anche il primo volume della Collana Fontes Archivi Sancti Officii Romani. Il volume si occupa dei documenti riguardanti la Commissione teologica istituita da Leone XIII per studiare la validità delle ordinazioni anglicane in ordine alla preparazione della lettera apostolica Apostolicae curae del 1896 (La validité des ordinations anglicanes. Les documents de la Commission préparatoire à la lettre Apostolicae Curae, Tome I Les dossiers précédents, a cura del domenicano André François von Gunten e con la collaborazione di monsignor Alejandro Cifres, ed. Leo S. Olschki, Firenze).
L’Archivio storico della Congregazione per la dottrina della fede custodisce l’Archivio dell’antica Sacra Congregazione del Sant’Uffizio e l’Archivio della Sacra Congregazione per l’Indice dei libri proibiti, di cui ha assunto le competenze nel 1917, ed altri fondi minori. Tra questi ultimi spicca quello del Tribunale del Sant’Uffizio di Siena, unico archivio di una inquisizione periferica custodito in Vaticano e tra i pochi rimasti sostanzialmente integri.
Per capire come si è arrivati a questa storica apertura e per sapere qualcosa di più sui contenuti degli archivi, 30Giorni ha posto alcune domande a monsignor Tarcisio Bertone.

Eccellenza, quando è nata la decisione di aprire l’Archivio storico della vostra Congregazione?
TARCISIO BERTONE: Bisogna premettere che già dall’inizio di questo secolo la Congregazione ha aperto i suoi archivi ad alcuni studiosi per ricerche molto mirate. Dall’inizio degli anni Ottanta comunque ci sono stati interventi della Segreteria di Stato presso la nostra Congregazione a seguito di domande autorevoli fatte da insigni studiosi, come Carlo Ginzburg, affinché si aprissero gli antichi fondi del Sant’Uffizio. Lo stesso Ginzburg, che si riconosceva ebreo di nascita ed ateo, in una sua lettera indirizzata nel ’79 a Giovanni Paolo II segnalava che «l’apertura agli studiosi dell’Archivio del Sant’Uffizio sarebbe una occasione per dimostrare la sollecitudine e l’apertura della Chiesa romana verso il mondo e i problemi della cultura. Nello stesso tempo la Chiesa mostrerebbe di non temere, neppure a questo proposito, un’indagine critica e scientifica seria».
Perciò le congregazioni ordinarie del nostro dicastero già nell’83 e nel ’90 presero in considerazione i vari aspetti della questione, dal punto di vista sostanziale, organizzativo e logistico. Si prese la decisione di conservare i fondi dell’Archivio nella nostra sede, provvedendo al restauro e concedendo permessi di accesso a determinate condizioni.
A questo proposito è prevista l’emanazione di un “Regolamento per la consultazione dell’Archivio da parte degli studiosi esterni”. Quando verrà pubblicato e quali saranno, grosso modo, i suoi contenuti?
BERTONE: Il Regolamento dovrebbe essere pronto tra qualche mese e sancirà che l’Archivio è accessibile a tutti gli studiosi, senza distinzione di Paese o di fede religiosa. Le sole qualità richieste sono l’onestà personale, garantita dall’autorità ecclesiastica oppure da quella accademica e la competenza scientifica, che porta a esigere che i ricercatori siano in possesso del diploma di laurea o di titolo non italiano equivalente, e che siano legati a istituzioni universitarie o a istituti superiori di ricerca. Nel Regolamento saranno inoltre indicati i limiti alla consultabilità, come è d’uso in ogni archivio. I fondi della Congregazione dell’Indice e del Tribunale dell’Inquisizione di Siena sono consultabili in tutta la loro estensione, dato che l’Archivio dell’Indice si chiude nel ’17, mentre quello dell’Inquisizione di Siena arriva fino alla fine del Settecento, quando il Tribunale fu soppresso dalle autorità civili dell’epoca. Per i fondi del Sant’Uffizio, invece, ci si arresta alla fine del pontificato di Leone XIII (20 luglio 1903), anche se per gli altri Archivi vaticani il limite attuale è la fine del pontificato di Benedetto XV (gennaio 1922).
Perché questo limite cronologico? Paura degli scottanti dossier riguardanti la crisi modernista che scoppiò durante il pontificato di san Pio X?
BERTONE: Il motivo è intuibile: si tratta di numerosi dossier riguardanti persone e correnti di opinione che hanno lasciato ferite ancora aperte e che per rispetto alla memoria delle persone implicate abbiamo preferito tenere per ora riservati. Questo non esclude però che per ricerche ben definite, e con richieste sufficientemente motivate, potranno essere concessi, di volta in volta, permessi speciali anche per consultare le carte del periodo del pontificato di Pio X.
All’Archivio sarà permesso l’accesso anche ai giornalisti?
BERTONE: No. Questo anche per motivi logistici. La sala di consultazione, allo stato attuale, non può ospitare più di una dozzina di persone.
L’Archivio ha subito delle pesanti perdite durante il periodo napoleonico – quando venne interamente trasportato a Parigi – e ai tempi della Repubblica romana (1848-49). Tanto che padre Sergio Pagano, barnabita e prefetto dell’Archivio segreto vaticano (Asv), in un’intervista alla Stampa lo ha definito «modesto». Quale ne è l’effettiva consistenza?
BERTONE: Certo questi avvenimenti da lei accennati hanno senza dubbio depauperato l’Archivio. Mi sembra tuttavia veramente ingeneroso definirlo modesto. La consistenza attuale dell’Archivio infatti può essere quantificata intorno ai 4500 obiettivi e universali. Criteri che non possono essere automaticamente adottati da noi. Questa Congregazione infatti, lungo la sua storia ha trattato argomenti peculiari e delicati che ci impongono una riservatezza del tutto particolare. A questo proposito voglio ricordare che rimarranno assolutamente non consultabili le serie di Archivio o le parti di esso relative ai casi di delitti commessi contro la morale e nella celebrazione dei sacramenti, i cosiddetti graviora delicta. Si tratta infatti di fascicoli di carattere personale, non aventi particolare rilevanza storica, sui quali si impone il massimo rispetto della memoria delle persone implicate.
Debbo aggiungere che già in passato si è parlato di trasferire il nostro Archivio nell’Asv. Ma nell’occasione ci è stato detto che dovevamo pensare noi alla manutenzione, alla collocazione, al personale e al restauro, perché l’Asv non poteva assumersi questo peso. Allora la Congregazione ha deciso, non certo in maniera irreversibile, di gestire in prima persona il proprio Archivio storico. D’altra parte con l’incremento degli spazi (sono stati acquisiti allo scopo i locali della Pontificia Commissione biblica), con i lavori di restauro fatti e con l’incremento del personale, crediamo di poter svolgere adeguatamente questo compito.
Il vostro Archivio ha già una catalogazione?
BERTONE: Non c’è ancora una catalogazione completa (anche nell’Asv e negli Archivi di Stato ci sono ancora dei fondi non catalogati...). Ma è un lavoro che abbiamo già cominciato a fare. Per questo ci siamo forniti di moderne apparecchiature elettroniche per la gestione informatica e per la cattura dei documenti in formato digitale. Abbiamo già elaborato un primo inventario provvisorio del materiale antico, è in corso il riordino del materiale storico, secondo il criterio della ricostruzione delle antiche serie, ed è in elaborazione una guida dell’Archivio. In questo un aiuto verrà dall’Associazione amici dell’Archivio che abbiamo lanciato nella manifestazione del 22 gennaio.
Perché avete scelto di pubblicare come primo volume della neonata Collana Fontes Archivi Sancti Officii Romani un’opera riguardante l’Apostolicae curae di Leone XIII?
BERTONE: Nel 1996 è caduto il centesimo anniversario della lettera apostolica con cui papa Pecci emanava il suo giudizio dogmatico sulla questione della validità delle ordinazioni anglicane. Volevamo ricordare quella ricorrenza con il volume curato dal padre von Gunten, ma i tempi, ahimè, non sono stati rispettati... Comunque l’argomento scelto dipende anche dal fatto che conserva una sua attualità.
A parte quelli sul modernismo che, per il momento, rimangono non accessibili, ci sono altri dossier scottanti nel vostro Archivio storico?
BERTONE: Grazie ai permessi concessi nel corso di questo secolo i documenti riguardanti i casi più eclatanti – Galileo Galilei, Tommaso Campanella, Giordano Bruno – sono stati già pubblicati. Molto materiale riguarda però le controversie di materia dogmatica e morale: quelle suscitate a partire dalla metà del sedicesimo secolo in seguito alla riforma protestante e al Concilio di Trento (sul valore del ministero petrino, sull’infallibilità papale); il giansenismo; i fenomeni di falso misticismo e i movimenti spirituali dei secoli XVII-XVIII; il confronto con l’illuminismo e con le nuove teorie filosofiche e scientifiche del XIX secolo. Il materiale dell’Archivio quindi può aiutare la ricostruzione dello sviluppo della teologia negli ultimi secoli. Altro materiale riguarda argomenti più particolari, ma comunque interessanti, come la questione della venerazione di persone non canonizzate e il problema dei riti cinesi. Oltre 120 faldoni riguardano gli ebrei che, in quanto non battezzati, erano esenti dalla giurisdizione dell’Inquisizione e quindi esclusi dalla possibilità di essere soggetti a processi di eresia. La Congregazione si occupava di numerose questioni che si riferivano alla situazione dei ghetti e dei diritti degli ebrei, che spesso si rivolgevano alla Santa Sede per ottenere protezione. Altri testi riguardano poi diversi problemi con i giudaizzanti, e la questione del battesimo dei bambini di origine ebraica.
E riguardo l’eventuale riabilitazione di personalità già condannate nel passato, come ad esempio del frate domenicano Girolamo Savonarola, condannato al rogo 500 anni fa e di cui oggi si chiede, anche da parte di porporati, l’avvio del processo di beatificazione?
BERTONE: Talvolta, quando sono in corso delle revisioni di questo genere, riceviamo da parte della Congregazione per le cause dei santi delle richieste di studio e di approfondimento. È stato questo il caso, ad esempio, di padre Pio da Pietrelcina. Riguardo al Savonarola non abbiamo avuto, finora, richieste ufficiali da parte dalle istanze competenti, né dal tribunale diocesano di Firenze né dalla Congregazione per le cause dei santi.


Español English Français Deutsch Português