Home > Archivio > 01 - 1998 > Gesù Cristo agisce attraverso le persone
TEOLOGIA
tratto dal n. 01 - 1998

Gesù Cristo agisce attraverso le persone


«Al principio antico, romano, il diritto, nel mondo cattolico si è sostituita la sociologia: alla libertà si sostituisce di fatto l’organizzazione. Il diritto suppone i singoli come soggetti liberi, l’organizzazione vede i singoli come parti». Un brano del libro di Gianni Baget Bozzo, Il futuro del cattolicesimo. La Chiesa dopo papa Wojtyla


Un brano del libro di Gianni Baget Bozzo, Il futuro del cattolicesimo


«Ma il punto in cui l’ideologia conciliare e la secolarizzazione della teologia incidono maggiormente è sulla figura del sacerdote. È caduta interamente la spiritualità del sacerdote “altro Cristo”, colui che lo rappresenta come causa strumentale personale e quindi è una persona sacra. Il prete cattolico ha ricevuto in pieno il peso della secolarizzazione. Ha perso la sacralità. Chi è il prete oggi? È l’organizzatore del sociale ecclesiastico: il leader della comunità. Il prete secolarizzato è comunitarizzato, diviene funzionale alla comunità, ne diviene a un tempo il padrone e il servo, non il sacerdote. Nel prete la figura sacerdotale è messa da lato, non è più la dimensione reale del prete. Opera la scissione tra la memoria della tradizione e la pervasività della secolarizzazione.
Il sacro cristiano è il corpo risorto di Cristo, che causa la nostra redenzione, ci incorpora a lui e ci dona lo Spirito. È un corpo fisico, come fisica è la sacralità. Il corpo glorioso di Cristo è crocifisso, perché con il sangue ci ha redenti dalla potenza del Maligno. È la sacralità del dolore fisico e spirituale di tutta l’umanità che in lui si raccoglie. Il prete continua l’azione redentrice e divinizzatrice del Cristo. Egli è come persona la continuità dell’azione salvifica, nel suo doppio aspetto; la liberazione dal potere di Satana e il dono della vita trinitaria. La secolarizzazione del prete è una ferita sinora aperta all’interno della Chiesa. E la parola che più ha contribuito a colpire la figura del prete come persona sacra, come Giorgio, Davide, Giovanni persona e persona sacra, continuatore di Cristo salvatore e deificatore, è quella così bella di pastorale. Il prete è divenuto un soggetto senza autonomia, organizzato dalla diocesi, dalle associazioni, dalla programmazione pastorale.
La grazia dello Spirito Santo funziona nella dimensione delle persone. È sempre la scelta del singolo. Il papato e l’episcopato monarchico sono il segno del principio della persona nell’istituzione. Gesù Cristo è Persona e agisce attraverso le persone. Perché si distrugge nel sacerdozio questa dimensione della persona sacra, che, nell’ambito del diritto, ha capacità di fare ciò che il Signore le ispira? Al principio antico, romano, il diritto, nel mondo cattolico si è sostituita la sociologia: alla libertà, che il diritto canonico conferisce, si sostituisce di fatto l’organizzazione. Il diritto suppone i singoli come soggetti liberi, vincolati solo dalla norma con i limiti della norma: l’organizzazione vede i singoli come parti. Il diritto è la forma della politica, l’organizzazione dell’azienda. L’organizzazione sostituisce il diritto, il diritto esprime sempre uno spazio della persona, la sociologia e l’organizzazione trasformano il prete in funzionario. La diocesi cessa di essere una comunione e diviene una organizzazione. La “carità pastorale” è la sociologizzazione della carità.
Il principio Gesù Cristo su cui si fonda la Chiesa è una Persona e i suoi strumenti sono le persone in quanto persone. Poiché Cristo sempre opera e, in quanto Figlio, opera dall’eterno, nascono sempre vere vocazioni sacerdotali. Ma esse, per la deformazione ecclesiastica causata dalla ideologia conciliare e quindi dalla secolarizzazione, non operano più secondo la loro essenza personale, che viene da Cristo, ma debbono sovrapporvi una figura impropria che viene dalla pastorale organizzata. Questo avviene mentre la domanda di senso personale è il più rilevante fenomeno sociale del nostro tempo. È evidente che, se cade la sacralità del prete come persona strumento congiunto dell’azione dell’Unico Sacerdote, il Cristo, cade anche il celibato, che è una figura fondamentale del Cattolicesimo come istituzione. La pianificazione pastorale può motivare il celibato solo come impegno professionale a pieno tempo, ma non può dare ad esso una figura spirituale, legata al rapporto con Cristo. La pastorale non conosce la parola essenziale “vocazione”, che è l’azione del Cristo nell’anima di chi chiama a diventare sacerdote. La Chiesa può coltivare le vocazioni nella misura in cui induce all’orazione, alla comunione interiore con il Cristo che imprime nel corpo, nell’anima, nello spirito il dono del suo sacerdozio. E per questo va restituito al prete il suo sacerdozio, il suo carattere di persona sacra, di alter Christus in senso proprio e specifico. In questo sta appunto l’autorità del sacerdote.
La secolarizzazione nella Chiesa ha modificato profondamente la realtà della Chiesa. E la secolarizzazione è frutto dell’ideologia conciliare. L’ideologia conciliare ha introdotto una frattura con il linguaggio misterico e mistico che il Concilio stesso si proponeva di introdurre. Il principio del primato del sociale sul personale, del “grosso animale politico” sulla fragilità della persona, si impose insensibilmente come una grande macchia su tutta la Chiesa.
Il pontificato di Paolo VI si trovò al centro di questo conflitto tra i documenti del Concilio Vaticano secondo e l’ideologia conciliare. Lo sforzo del Papa fu rivolto a mantenere il Concilio in continuità con il rinnovamento iniziato da Pio XII. Mantenere la spinta nata dal Vaticano secondo con la continuità della Tradizione, di cui Pio XII era stato l’ultimo effettivo aggiornamento, fu lo sforzo di Paolo VI. Ma l’ideologia conciliare operava nella Chiesa in modo più potente della autorità del Papa. Il dramma del pontificato di Paolo VI fu quello di temere una rottura con le ali estreme. Egli volle mantenere nella Chiesa tutto, dal tradizionalismo che negava il Concilio sino alle spinte più estreme della secolarizzazione, valorizzando quelle posizioni che potevano sembrare intermedie, come quelle della Compagnia di Gesù, con cui Paolo VI aprì tuttavia un primo conflitto».

Gianni Baget Bozzo, Il futuro del cattolicesimo. La Chiesa dopo papa Wojtyla, Casale Monferrato (Al), Piemme, 1997, pp.113-115.


Español English Français Deutsch Português
contatti

> redazione
> ufficio abbonamenti