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RITRATTI
tratto dal n. 04 - 2008

Monsignor Boccadoro



di Giulio Andreotti


Monsignor Luigi Boccadoro con Giovanni Paolo II e Giulio Andreotti, a Viterbo, il 27 maggio 1984

Monsignor Luigi Boccadoro con Giovanni Paolo II e Giulio Andreotti, a Viterbo, il 27 maggio 1984

Il titolo della biografia di monsignor Luigi Boccadoro, scritta da don Fabio Fabene, è molto appropriato: Un buon pastore.
A Viterbo – e nelle altre diocesi a cui sovrintese – il suo ricordo è molto vivo, compresi ambienti non legati alla Chiesa. Lo si deve alle congiunte caratteristiche di splendido sacerdote e di spirito molto aperto all’approfondimento e alla comprensione.
Cure particolari dedicò all’Università e al seminario regionale della Quercia. Non gli dispiaceva se qualcuno ne lodava la perseveranza e concretezza “ligure”. Gelò invece subito quanti – secondo un diffuso costume – cercavano di parlargli di difetti e disfunzioni nelle locali precedenti gestioni vescovili.
Era un momento difficile nella vita politica, con dissensi anche pubblici tra gli stessi esponenti democristiani. Li richiamò severamente per iscritto alla necessità della concordia, facendo anche appelli alla prudenza («che è una virtù»).


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