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ARTE CRISTIANA CONTEMPORANEA
tratto dal n. 04 - 2008

L’Atelier d’Arte spirituale del Centro di studi e ricerche “Ezio Aletti”

Una realtà piccolissima



di Paolo Mattei


Padre Rupnik con alcuni allievi nell’Atelier d’Arte spirituale del Centro Aletti di Roma

Padre Rupnik con alcuni allievi nell’Atelier d’Arte spirituale del Centro Aletti di Roma

Le lastre delle pietre colorate che riposano su grandi pedane sono protette da teloni di plastica trasparente: nell’Atelier d’Arte spirituale del Centro di studi e ricerche “Ezio Aletti”, diretto dal 1995 da padre Rupnik, piovono colori da tutto il mondo. Prendono posto per un po’ lungo le pareti del portico in legno che circonda il cortile centrale: giallo e verde d’onici afghane, rosso e bianco di travertini greci e turchi. Poi, piano piano, le lastre vengono spostate nei laboratori dove poco più di una decina di persone, con martelline, taglioli, tenaglie e pinzette nelle mani, sono al lavoro perché queste pietre e i loro colori possano ritornare nel mondo in forma di mosaico. L’Atelier si trova a Roma, accanto alla Basilica di Santa Maria Maggiore, scrigno di opere musive tardoantiche e medievali.
«Questo è un cantiere comunitario permanente», spiega padre Rupnik, «nel quale un gruppo di cristiani provenienti da varie nazioni e da diverse Chiese vive, prega, studia e lavora insieme». Qui si attinge alla memoria della tradizione iconografica delle Chiese d’Oriente e d’Occidente, ci si ispira al primo bizantino, al preromanico e al romanico. Qui, spiega il gesuita sloveno, «si tiene ben presente la concezione contemporanea della materia e del colore come linguaggio autonomo... Non c’è giustapposizione fra antico e moderno: piuttosto direi che antico e moderno sono fusi insieme in un linguaggio nuovo».
Si lavora nel silenzio della luce che penetra nelle grandi stanze dalle porte aperte sul cortile. L’intento di padre Rupnik è privilegiare l’incontro con le persone piuttosto che i grandi progetti, o le prediche, o le lezioni sull’arte: «Riscontro una grossa solitudine degli artisti e un grande imbarazzo da parte della Chiesa nell’accostarsi a loro. Rimangono chiusi nei propri studi, fanno mostre molto autoreferenziali cui non partecipa quasi nessuno. Molti hanno una vera e propria paura della Chiesa. Questo è tristissimo, perché significa che è come se non trasparisse il volto materno e paterno, amico e fraterno della Chiesa».
D’altronde l’Atelier è una porzione del Centro Aletti – fondato nel 1992 per affiancare la missione svolta dalla Compagnia di Gesù nel Pontificio Istituto Orientale –, che promuove l’incontro tra cristiani di diversa provenienza sociale e culturale. Lo scopo principale del Centro – che possiede anche una casa editrice, la Lipa – è «la convivenza di ortodossi, cattolici di rito orientale e latino nell’ottica della crescita di ciascuno nella propria Chiesa, nella carità dell’unico Cristo»: l’Atelier si pone il medesimo obiettivo nel mondo dell’arte. «Noi siamo una realtà piccolissima», chiosa padre Rupnik. Ma i mosaici che abitano cappelle e chiese di tutto il mondo, creati da lui e dai suoi amici, raccontano silenziosamente quanto una realtà piccolissima possa offrire una grande testimonianza della bellezza cristiana.


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