Un carteggio inedito
Gilson e Del Noce si incontrarono nel 1964. Fu l’inizio di una conoscenza personale dalla quale scaturì uno scambio epistolare che, per la parte di Gilson, è stato appena edito con il titolo Caro collega ed amico. Lettere di Étienne Gilson ad Augusto Del Noce. Il libro ci restituisce un quadro della situazione culturale e spirituale del cattolicesimo postconciliare di grande interesse
di Massimo Borghesi
Massimo Borghesi (a cura di), Caro collega ed amico. Lettere di Étienne Gilson ad Augusto Del Noce, Cantagalli, Siena 2008, 168 pp., euro 18,50
Alla metà degli anni Sessanta la fama di Blondel, tra i giovani teologi, era comunque in declino. L’astro nascente, per la notorietà e la diffusione degli scritti, era ormai Teilhard. Riguardo ai motivi che stanno dietro alla critica di Gilson, li si comprende se si legge il saggio di Gilson su Teilhard, contenuto in Problemi d’oggi, dove l’autore rievoca le due occasioni in cui si erano incontrati, lui e Teilhard. «Penso di poter essere capito dai suoi amici se dico che sono lietissimo di averlo conosciuto di persona, a parte tutto il resto, perché ne valeva la pena anche e già solo per il fatto di poter avvicinare un uomo affascinante dai tratti nobili e aristocratici, dotato di una voce che incantava e ammaliava, un uomo che da tutto il suo essere emanava tanta superiorità e distinzione»6. Dei due incontri è il secondo che sorprende, negativamente, Gilson. «Eravamo nel 1954. Ci trovavamo riuniti ad Arden House, nei pressi di New York, per un simposio organizzato dalla Columbia University, che doveva durare diversi giorni. Teilhard e io c’incontrammo subito, appena arrivati. Come mi vide mi venne incontro, col volto illuminato da un aperto sorriso e mi domandò ponendomi le mani sul braccio: “Secondo lei, chi ci darà finalmente questo metacristianesimo che stiamo tutti quanti aspettando?”»7.
L’affermazione doveva colpire profondamente Gilson. Nell’epistolario con de Lubac confesserà come «in seguito, mi sono interrogato cento volte sul senso di queste parole. Il loro senso ovvio mi sembra questo: il Cristo è stato, ed è ancora, l’avamposto di un’evoluzione cosmica, un’evoluzione di essenza religiosa che dev’essere presto o tardi superata o che deve superare sé stessa. Ammetto tutte le glosse possibili; ma se “metacristianesimo” significa qualcosa, questo termine vuol dire che il cristianesimo è qualcosa che dev’essere superato»8. Per essere preciso Gilson avrebbe dovuto aggiungere «nella sua forma attuale». Comunque sia, il metacristianesimo di Teilhard non poteva che avere una sola spiegazione: Teilhard de Chardin, come Gilson scriveva a de Lubac, «è il più cristiano degli gnostici»9. Nel saggio raccolto in Problemi d’oggi si legge: «La teologia di Teilhard è una gnosi cristiana e come tutte le gnosi da Marcione fino ai nostri giorni è una fantateologia. Vi ritroviamo tutte le caratteristiche tradizionali della gnosi: visione cosmica o meglio cosmogenetica in tutti i settori, un Cristo cosmico e, dato che questo Cristo è il centro fisico della creazione, abbiamo un Cristo essenzialmente “evolutore”, umanizzatore, insomma un “Cristo universale” che serve a spiegare il mistero universale dell’incarnazione. E così la cosmogenesi diventa cristogenesi, che origina il Cristico e la Cristosfera, un ordine che, attraverso la presenza trasformatrice di Cristo, è il coronamento e la compiuta perfezione della noosfera. Questa bella terminologia non ha niente di male in sé, ma certo è sintomo di quel debole che tutte le gnosi mostrano per i neologismi suggestivi, pieni di fascino, di mistero e di sentimentalismo»10.
Note
1 Caro collega ed amico. Lettere di Étienne Gilson ad Augusto Del Noce, introduzione, traduzione e note a cura di M. Borghesi, Cantagalli, Siena 2008.
2 Lettres de monsieur Étienne Gilson au père de 4 Lettera autografa di Paolo VI “Al venerato professore É. Gilson,figlio nostro in Gesù Cristo”, in L’Osservatore Romano, 11 settembre 1975 (ora in: Un dialogo fecondo. Lettere di Étienne Gilson a Henri de Lubac, cit., pp. 127-128).
5 Blondel et Teilhard de Chardin. Correspondance commentée par Henri de Lubac, Beauchesne, Paris 1965 (tr. it., Corrispondenza di Maurice Blondel e Pierre Teilhard de Chardin. Commentata da Henri de Lubac, Borla, Torino 1968. Sulla corrispondenza si cfr. M. Borghesi, Sul soprannaturale. Blondel e Teilhard de Chardin, in: Id., Secolarizzazione e nichilismo. Cristianesimo e cultura contemporanea, Cantagalli, Siena 2005, pp. 155-166).
6 É. Gilson, Il caso Teilhard de Chardin, in: Problemi d’oggi, Borla, Torino 1967, p. 86.
7 Ibid., p. 87.
8 Un dialogo fecondo. Lettere di Étienne Gilson a Henri de Lubac, cit., p. 40. Lettera del 13 marzo1962.
9 Ibid., p. 80. Lettera del 22 luglio 1965.
10 É. Gilson, Il caso Teilhard de Chardin, cit., pp. 76-77.