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MOSTRE
tratto dal n. 04 - 2002

La riscoperta di Cézanne


L’esposizione al Vittoriano di Roma ha il merito di aver riacceso i rifletttori sul “padre della pittura moderna”, a lungo dimenticato in Italia


di Carlo Montarsolo


Cezanne, Le cabanon de Jourdan, conservato nella Galleria nazionale d’Arte moderna, a Roma

Cezanne, Le cabanon de Jourdan, conservato nella Galleria nazionale d’Arte moderna, a Roma

Finalmente. La pittura del grande artista di Aix può essere vista e conosciuta anche nella Città eterna. Si è aperta (fino al 7 luglio), nel complesso del Vittoriano, una mostra di Cézanne, con opere provenienti da tutto il mondo.
La rassegna, di straordinaria importanza per l’arte e la cultura, arriva a Roma dopo circa ottant’anni (l’ultima volta, nel 1920, la videro i nostri nonni).
È inspiegabile come questa gigantesca figura dell’arte fra la fine dell’800 e l’inizio del ’900, sia stata così dimenticata dalle istituzioni e dai media italiani. Nei testi dei programmi delle scuole e degli istituti d’arte, e delle stesse accademie, pochi e frettolosi cenni su questo pittore. Ne è conseguita, in tutti gli strati sociali e in specie tra i giovani, una quasi totale ignoranza sul nome e sull’importanza di Cézanne.
Ho chiesto più volte ad amici anche illustri, e a giovani laureati nelle varie discipline, se conoscessero la pittura di Cézanne e se ne avessero colto l’eccezionale messaggio. Il risultato della mia indagine è stato, a dir poco, avvilente.
Al di là della nozione storica con qualche data e taluni episodi della sua vita, del pittore provenzale si sa poco o niente a tutti i livelli. Non solo dell’apporto decisivo come rivoluzionario della pittura, ma anche come «maestro dell’umanità». Così ebbe a definirlo lo storico Peter Handke.
Rainer Maria Rilke, “trasse insegnamento” da Cézanne per arricchire la propria opera di poeta (tra i massimi del secolo). Insomma, prima di questa mostra a Roma, il nome di Cézanne era pressoché sconosciuto. Si stenta perfino a pronunciarlo bene (con una “c” iniziale e una “e” finale!).
Le opere esposte al Vittoriano forse non consentono di dimostrare compiutamente perché Cézanàe debba essere considerato uno dei maggiori esponenti della pittura di tutti i tempi. I quadri più importanti sono e restano a Parigi, nel Museo d’Orsay (la vecchia stazione d’Orsay trasformata in grande funzionale museo).
Essi si trovano nella sala conclusiva del percorso che offre la visione dei famosi “impressionisti”, da Monet a Manet, da Renoir a Pissarro e Sisley. Cézanne tutti li superò con la stupefacente invenzione di priorità della “forma” sull’aspetto delle cose fisicamente accertabili. Dalla mela alla figura, dagli alberi alle case, dalla geometria di un golfo ai tetti e alla parete di una capanna. Critici ed esperti si sono già occupati su giornali, riviste e in televisione, della mostra. Con vari titoli come Il pioniere dell’arte moderna, Il padre della pittura moderna, Il primo della modernità nell’arte, L’ultimo dei classici, L’armonia parallela della natura, Inventò il colore della modernità e così via. Si menzionano anche le famose mele e si indica ironicamente il costo miliardario delle tele su cui sono dipinte.
Per capire Cézanne e rimanere affascinati dal suo nuovo modo di dipingere, più che il fiume di parole e di presentazioni nel voluminoso e ingombrante catalogo, occorre parlarne e accompagnarsi, nella visita alla mostra, ad un bravo amico pittore dalla luýga esperienza. Egli potrà dare anche qualche indicazione sulla “tecnica” di Cézanne, sul modo di dirigere il pennello o di usare la spatola, oppure sui sapienti, rapidi impasti del colore ad olio e la magica levità nel “toccare” la carta con gli acquerelli…
La mer à l’Estaque di Cézanne
conservato nel Metropolitan Museum, New York

La mer à l’Estaque di Cézanne conservato nel Metropolitan Museum, New York

La rassegna di Roma ha comunque talune opere significative che segnalo ai visitatori. Entrando nella sala principale, subito a destra figurano i ritratti e le nature morte. Si noti nella tela Madame Cézanne en bleu, il segno che separa il volto dal collo della donna. Esso definisce la “forma” del sembiante di madame Cézanne. In pittura non era mai stato reso così bene l’ovale di un viso. Nei frutti (con la mela da cui scaturisce l’invenzione primaria di Cézanne… «Mon Dieu, elle ressemble à une sphere!…») si noti l’alone scuro che li circonda in quanto “forme” prima di essere frutti e si guardi l’incredibile bordo del piatto azzurro. Nella successiva parete Cézanne scandisce, con magiche pennellate trasversali, l’infinita gamma di toni verdi nel folto degli alberi che sembrano mossi dal vento.
C’è poi il famoso Cabanon de Jourdan, forse una delle tele più straordinarie di tutta la pittura moderna (Roma ha la fortuna di possederla nella Galleria di Valle Giulia, e mi domando quanti romani l’abbiano vista ed ammirata). “Le cabanon”: la casa, la capanna, il rifugio, lo stabile di Jourdan, e di nessun altro, è come costruito apposta per il proprietario, con una forma unica e inimitabile. La porta, anziché introdurre nel chiuso di un ambiente, immette direttamente nell’azzurro del cielo che, all’aperto, confonde il proprio colore con i verdi cupi degli alberi. Quale mirabile equilibrio di forme e colori e quale racconto umano in questa tela!
E quel La mer à l’Estaque con i tetti delle case e le chiome degli alberi che si confrontano con il disegno del mare e della penisola lontana? Ci sono poi le variegate visioni della Montagne Sainte-Victoire che Cézanne dipinse in tutte le luci dell’alba, del meriggio, del tramonto, con il “profilo” semplice, quasi banale, ma che non si dimentica.
Per finire questa breve nota, rileggiamo ciò che ha scritto di Cézanne il suo più eminente ed esperto saggista: Lionello Venturi. «Una svolta decisiva della pittura e del pensiero per affermare la struttura elementare dell’universo e dell’animo umano, e confrontarne forme e colori…, con il timore reverenziale di fronte alla sua grandezza di non poter dimostrare compiutamente (come è avvenuto in tutti i suoi biografi) l’intrinseca altissima portata della scoperta di questo pittore di incalcolabile importanza non solo per l’arte ma per qualsiasi estrinsecazione dell’intelletto. [...] A Cézanne dobbiamo il vanto di aver sottomesso (per chi vuole farlo) l’insufficiente percezione oculare al controllo dell’intelligenza, elevando quindi la sensazione fisica, alla nobiltà del pensiero. [...] Agli occhi dei pittori giocò il ruolo di un eroe favoloso, sempre pericolosamente sul punto di rapire il fuoco della verità...».
Penso che queste parole, più di qualsiasi titolo letterario o interpretazione stilistica, aiutino ad avvicinarsi alle opere di Cézanne, e compenetrarne l’inestimabile valore, al di là delle proprie convinzioni e soggettive impressioni.
Uscendo dalla mostra si guardino le mirabili geometrie e le vetuste “forme” del Colosseo, sullo sfondo, e dei Fori romani. In una Roma prodiga di magiche luci primaverili, quelle “forme”, se dipinte da Cézanne, apparirebbero ancora più belle, riflettendosi ed umanizzandosi, attraverso gli occhi nell’intelligenza di ognuno di noi.


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