MINISTERO ORDINATO. Il fine principale del sacerdote
Non trasformare i costumi, ma salvare gli uomini
di Lorenzo Cappelletti
«Cedendo all’invito di molti confratelli», padre Spicq
pubblicò, pochi anni dopo il suo ponderoso commento esegetico, un
testo più accessibile di meditazione sempre basato sulle Lettere
pastorali: Spiritualité sacerdotale
d’après saint Paul, Les
Éditions du Cerf, Paris 1950 (tradotto in italiano dalle Paoline nel
1955). Titolo e data potrebbero far pensare a un testo desueto. E invece,
come in ogni opera di vero scriba, succede che notazioni del tutto
tradizionali incontrino l’attesa degli uomini di oggi più di
tante pretese novità. Ne riproponiamo qualcuna tratta dal primo
capitolo (pp. 11-25) intitolato “Il mistero della pietà”
(espressione mutuata da 1Tm 3, 16).
«Con mistero della pietà, san Paolo intende definire il deposito di dottrine affidato alla Chiesa, l’oggetto della cristiana predicazione, la natura stessa della nuova religione. Questo grande mistero sacro è più propriamente il segreto di Dio riguardante la salvezza degli uomini. Un sacerdote è al servizio della Chiesa solo per riceverne la comunicazione, per istruirsi in esso, e poi rivelarlo agli uomini applicando loro tutta la sua potenza salutare. Non c’è forse una verità più importante da ricordare ai nostri giorni di questa “essenza del cristianesimo” e di questa funzione dell’apostolato cristiano. I sacerdoti di Cristo continuano l’opera del loro Maestro; essi non sono i depositari di una civiltà terrena né gli agenti di una rivoluzione sociale; il loro fine principale non è nemmeno quello di trasformare i costumi e ancor meno quello di assicurare la felicità in questo mondo ai loro contemporanei. Tutta la loro vocazione consiste nel salvare gli uomini, non in un modo qualsiasi e per così dire a loro capriccio, ma incamminandoli verso la conoscenza della verità religiosa essenziale, che è Dio e la sua volontà salvifica [...]. Questo mistero che in origine non era altro che un divino proposito, è stato messo in esecuzione acquistando una reale esistenza. In Cristo è divenuto un avvenimento storico; gli apostoli ne proclamano la realizzazione e, si può dire, la “contemporaneità” [...]. Una tale iniziativa da parte di Dio, un dono così gratuito e generoso offerto ai miserabili peccatori che noi siamo, ha suscitato lo stupore e l’entusiasmo degli apostoli, i primi che hanno avuto il beneficio di questa rivelazione [...]. Essi non facevano altro che proclamare ciò che avevano veduto». Vedere per credere, e qualche volta anche leggere per credere!
«Con mistero della pietà, san Paolo intende definire il deposito di dottrine affidato alla Chiesa, l’oggetto della cristiana predicazione, la natura stessa della nuova religione. Questo grande mistero sacro è più propriamente il segreto di Dio riguardante la salvezza degli uomini. Un sacerdote è al servizio della Chiesa solo per riceverne la comunicazione, per istruirsi in esso, e poi rivelarlo agli uomini applicando loro tutta la sua potenza salutare. Non c’è forse una verità più importante da ricordare ai nostri giorni di questa “essenza del cristianesimo” e di questa funzione dell’apostolato cristiano. I sacerdoti di Cristo continuano l’opera del loro Maestro; essi non sono i depositari di una civiltà terrena né gli agenti di una rivoluzione sociale; il loro fine principale non è nemmeno quello di trasformare i costumi e ancor meno quello di assicurare la felicità in questo mondo ai loro contemporanei. Tutta la loro vocazione consiste nel salvare gli uomini, non in un modo qualsiasi e per così dire a loro capriccio, ma incamminandoli verso la conoscenza della verità religiosa essenziale, che è Dio e la sua volontà salvifica [...]. Questo mistero che in origine non era altro che un divino proposito, è stato messo in esecuzione acquistando una reale esistenza. In Cristo è divenuto un avvenimento storico; gli apostoli ne proclamano la realizzazione e, si può dire, la “contemporaneità” [...]. Una tale iniziativa da parte di Dio, un dono così gratuito e generoso offerto ai miserabili peccatori che noi siamo, ha suscitato lo stupore e l’entusiasmo degli apostoli, i primi che hanno avuto il beneficio di questa rivelazione [...]. Essi non facevano altro che proclamare ciò che avevano veduto». Vedere per credere, e qualche volta anche leggere per credere!