Home > Archivio > 04 - 2009 > «Sui diritti umani c’è da fare anche in Europa»
ORGANISMI INTERNAZIONALI
tratto dal n. 04 - 2009

Parla Mario Mauro, rappresentante personale della Presidenza dell’Osce contro le discriminazioni

«Sui diritti umani c’è da fare anche in Europa»



Intervista con Mario Mauro di Gianni Cardinale


Mario Mauro, vicepresidente del Parlamento europeo, lo scorso gennaio è stato nominato rappresentante personale della Presidenza dell’Osce contro razzismo, xenofobia e discriminazione, con particolare riferimento alla discriminazione dei cristiani. 30Giorni gli ha posto alcune domande.

Mario Mauro [© Osce]

Mario Mauro [© Osce]

Onorevole, qual è il ruolo di rappresentante personale cui è stato designato? Perché è stata creata questa figura?
Mario Mauro: L’Osce sin dalla sua formazione si è data come obiettivo il mantenimento della pace e della sicurezza in Europa, intendendo quest’ultima non solo come assenza di conflitti armati, ma anche come presupposto per la difesa dei diritti dell’uomo, per strutture democratiche stabili all’interno di uno “Stato di diritto”, come pure per un concreto sviluppo economico e sociale e uno sfruttamento sostenibile delle risorse. È stato nel dicembre 2004, durante la riunione ministeriale dell’Osce, tenutasi a Sofia, in Bulgaria, che si è deciso di istituire un rappresentante personale del presidente, con il compito di «combattere il razzismo, la xenofobia e la discriminazione, focalizzandosi anche sull’intolleranza nei confronti dei cristiani e dei membri delle altre religioni». Questo perché si sentiva l’esigenza di porre un argine a un fenomeno pericoloso e in crescita. L’Osce è attualmente presente sul territorio per mezzo di 19 “missioni” operative alle quali partecipano circa mille collaboratori internazionali.
In che cosa consiste la sua attività, e con che animo si è impegnato in questo nuovo compito?
Mauro: Con l’animo di chi, di fronte a una grande responsabilità e a un grande impegno, vuole darsi da fare perché il problema non venga sottaciuto. La Santa Sede si è adoperata con successo perché il rappresentante avesse il mandato di combattere le discriminazioni e l’intolleranza contro i cristiani. La Santa Sede ha voluto anche che lavorasse a stretto contatto con altri due rappresentanti, istituiti nello stesso tempo e incaricati di monitorare, rispettivamente, l’antisemitismo e l’intolleranza e la discriminazione nei confronti dei musulmani. Adesso c’è una maggiore volontà politica di occuparsi del tema e proprio per questo si è tenuta a Vienna una riunione ad hoc di esperti, alla quale ho avuto l’onore di partecipare. La nostra attività, quindi, si sta concentrando sull’individuazione di aree dove si riscontrano difficoltà, cercando delle soluzioni per superare quelle mancanze.
In base a questi primi mesi di esperienza, quali sono le aree in cui le discriminazioni religiose sono più evidenti?
Mauro: Purtroppo in materia di difesa dei diritti umani anche in Europa, al contrario di quanto si possa pensare, c’è ancora molto lavoro da fare. Le zone più a rischio sono rintracciabili nell’area caucasica e dei Paesi dell’Est, come pure in certe aree dell’Unione europea. Tuttavia, mentre nei Paesi dell’ex blocco comunista il problema coincide per lo più con i tempi e i modi di restituzione di beni appartenenti alle comunità religiose di quei Paesi, nelle nazioni dell’Unione europea ci troviamo in presenza di discriminazioni, probabilmente più sottili – ma comunque più consistenti –, che riguardano il diritto di considerare l’espressione della fede come un fattore di vita pubblica, e non semplicemente come un fatto privato.
E quali le aree in cui sono i cristiani a essere particolarmente discriminati?
Mauro: La morte di Hrant Dink, le minacce contro Orhan Ant, l’episodio della sospensione dal lavoro in Inghilterra di un dipendente aeroportuale colpevole di aver esposto un’immagine di Gesù, l’incendio presso la scuola cattolica e la cappella di Notre-Dame de Fatima in Francia sono solo alcuni dei casi d’intolleranza e di discriminazione nei confronti dei cristiani, sia a est che a ovest di Vienna, senza contare le violente persecuzioni che colpiscono le comunità cristiane al di fuori dell’area Osce. Queste discriminazioni appaiono in diverse forme e, di conseguenza, ritengo ci sia bisogno di un approccio multiforme, con il contributo delle Ong che operano in questo campo e dei rappresentanti delle Chiese cristiane. Tuttavia, occorre rimettere in moto pienamente l’impegno di ogni singolo Paese in materia di libertà di religione affinché si garantisca il diritto all’obiezione di coscienza, condannando tutte le forme di discriminazione contro i cristiani. C’è ancora molto da fare per garantire la libertà religiosa.


Español English Français Deutsch Português