Una grazia felice
Rosa Adorni va a Lourdes, s’immerge nella vasca e la sclerosi multipla che da tempo l’affligge appare regredita. Un fatto che interessa il bureau médical
di Davide Malacaria
Rosa Adorni
Ma negli anni passati Rosa non è della partita. Non partecipa a questi pellegrinaggi. Da quando ha saputo la natura del male è caduta in prostrazione. Era stato uno psichiatra, il dottor Alessandro De Sanctis, uno dei tanti medici a cui si era rivolta, a consigliarle di fare una risonanza magnetica. Si era nel 2001, ma poi la risonanza l’ha fatta nel 2004. Da allora è seguita dal Centro sclerosi dell’Aism di Frosinone. Ma ormai, dopo anni senza le medicine che avrebbero potuto frenare l’avanzata del male, i danni risultano notevoli. «La paziente non riesce a compiere autonomamente gli atti della vita quotidiana», recita uno dei tanti bollettini medici che registrano l’evolversi della malattia. E Rosa racconta di giornate intere trascorse sul divano, alla mercé dei dolori più vari. E poi, ogni anno, puntuale, l’invito dell’amica Paola. Quel pellegrinaggio a Lourdes sempre rinviato, ché il dolore vinceva sulla speranza.
Però quest’anno ha accettato, cedendo all’insistenza dell’amica. E racconta dei preparativi per la partenza e di quell’attesa ansiosa, così strana, a ripensarci adesso. «Mi sentivo di dover andare, non vedevo l’ora di partire», racconta. Un presentimento? Una chiamata? O forse, più semplicemente, una speranza nuova, quella che era riuscita finalmente a vincere l’apatia dei giorni e del dolore.
Poi il viaggio. Ne racconta l’amica Paola, come di un’altra e nuova fatica, con Rosa capace solo di bisbigliare di tanto in tanto un qualche «grazie» ai volontari che l’accudivano.
Quindi l’arrivo e la consueta sistemazione in albergo. E la mattina seguente, a messa. Subito dopo Paola l’accompagna alle piscine. «Erano le 11.30 di lunedì 27 aprile», ricorda Rosa con precisione, ché quella data dice che non se la scorda più finché campa. E sembra riecheggiare quel brano del Vangelo, quando l’apostolo Giovanni annota il suo primo incontro con Gesù, laggiù, in riva al Giordano: «... erano circa le quattro del pomeriggio».
Insomma le piscine, si diceva. «Volevo tuffarmi... e infatti mi sono proprio tuffata. Ho pianto e urlato...», ricorda. E dice che a un angolo c’era una statuina della Madonna. E lei ad accarezzarla e a baciarla. Un effluvio di lacrime, come se qualcosa si fosse sciolto nel profondo, in qualche angolo remoto del cuore. Poi la portano fuori e, come capita a tanti, è già asciutta. Paola la riporta in albergo, in carrozzella, com’era venuta. «Avevo la mente un po’ intorpidita», ricorda Rosa di quell’annebbiato ritornare.
Arriva in albergo, dove nel frattempo si sono radunati tutti gli altri. Poi l’imprevedibile. Si raddrizza come non le accadeva da anni e butta il bastone. E, improvvisa, scoppia la felicità. Non sente più dolore, grida agli astanti. E ride e balla. E tutti in sala le si avvicinano, la guardano e, commossi, scoppiano a piangere. Paola la incalza: «Digli che dicevi». E lei: «Ah sì... certo... Dicevo: “Certo Madonna mia, butto il bastone... sì, lo butto”».
Le chiediamo se ha avuto una qualche visione. No, risponde. Avrebbe potuto inventarla, la visione, e invece, semplice e sincera: «No, era un qualcosa che sentivo dentro, una sorta di dialogo interiore...», dice confusa, ma con quella semplicità disarmante che rende così credibile il suo racconto.
«Il giorno dopo spingevo le carrozzelle degli altri...», spiega d’un fiato. E la vita è cambiata. E tutto è cambiato. I dolori sono passati e la capacità motoria migliorata. E di molto. Il dottore che la segue, Simone Di Rezze, è rimasto sbalordito, riferisce Paola, che prova a contattarlo al telefono mentre parla con noi. Purtroppo il dottore non vuole parlare di quanto avvenuto, ma conferma che la sua paziente è migliorata del cinquanta per cento. Il marito di Rosa, che ha seguito la testimonianza della moglie in silenzio, dice che a lui sembra di più, ma fa nulla. Non è medico e non gliene importa granché. È solo contento di quel che è successo. Anche lui ha lo sguardo sincero e racconta di una lontana visita a un monastero di clausura come di una cosa bella che partecipa di quanto accaduto alla moglie. «Mentre stavamo lì ad ascoltare le preghiere di quelle suore mi sembrava che in clausura ci stavamo noi... sembrava di stare in paradiso...».
«Ora non ho più dolori e cammino senza bastone», riprende Rosa, dopo aver annuito convinta al racconto del marito. «Oggi mi sono pure fatta un bagno. Ho fatto tutto da sola: erano anni che mi era impossibile...», prosegue. E si esibisce anche in un piegamento che metterebbe in difficoltà lo scrivente.
Quello che è successo alla signora Rosa ha interessato anche la televisione. Ci hanno fatto pure una trasmissione e un passaggio al telegiornale. Ma c’è anche chi l’ha presa male. E ha mandato lettere anonime, piene di cattiverie, che chiudono con un paradossale «prega per me».
Questa è la storia di Rosa, che un destino felice ha portato a Lourdes. Lei che non c’era mai stata. E dove la Madonna, a quanto pare, le ha fatto la grazia. D’improvviso, senza stare a pensarci su due volte, senza fare graduatorie tra chi stava là sotto ad aspettare la sua carezza gentile. E tutti si sono commossi, quelli che erano andati su con Rosa e poi quelli dell’accoglienza di Lourdes, che si sono precipitati da lei, a informarsi, per vedere se era il caso di scomodare il bureau médical, quello che deve verificare i miracoli che, come fiori, di tanto in tanto sbocciano vicino a quella grotta benigna.
Invierà la documentazione, Rosa, quando l’avrà. Senza fretta. Il medico ha detto di fare i passi normali, già stabiliti. Quindi la risonanza magnetica fissata a