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RECENSIONI
tratto dal n. 04 - 2010

Internet e Vangelo


Il libro Religious Internet Communication. Facts, Trends and Experiences in the Catholic Church è una utile, informata e aggiornata mappa di quel che di cattolico si muove nel “continente digitale”. Recensione


di Tommaso Ricci


Daniel Arasa – Lorenzo Cantoni 
– Lucio A. Ruiz, <I>Religious Internet Communication. Facts, Trends and Experiences in the Catholic Church, 
Edusc, Roma 2010, 250 pp., euro 20,00

Daniel Arasa – Lorenzo Cantoni – Lucio A. Ruiz, Religious Internet Communication. Facts, Trends and Experiences in the Catholic Church, Edusc, Roma 2010, 250 pp., euro 20,00

È decisamente un punto a favore di questo libro il tono misurato, sobrio, piano, con il quale sono riempite le sue pagine; troppo spesso ci si imbatte infatti in veri e propri panegirici encomiastici, quando non idolatrici, sul tema “comunicazione e internet” in campo ecclesiale. Religious Internet Communication. Facts, Trends and Experiences in the Catholic Church [La comunicazione religiosa attraverso internet. Fatti, tendenze ed esperienze nella Chiesa cattolica] invece è niente più che una utile, informata e aggiornata mappa di carattere sociologico di quel che di cattolico si muove nel “continente digitale”.
Lungi dal voler minimizzare l’importanza di questa nuova dimensione della vita contemporanea che sta influenzando radicalmente abitudini e opportunità del consorzio umano, è bene però mantenere la consapevolezza del divario esistente tra “virtuale” e “reale” per non essere indotti in una ingenua ebbrezza. Infatti i dati che emergono da questa ricerca, condotta dagli autori Daniel Arasa, Lorenzo Cantoni e monsignor Lucio A. Ruiz, sono lusinghieri per la cattolicità, una delle aggregazioni sociali che più ha preso atto e più utilizza i nuovi strumenti comunicativi. È peraltro naturale che una rete planetaria com’è il web risulti congeniale alla Catholica, proprio per la natura potenzialmente inclusiva e universalistica di entrambi i soggetti.
Ma non si può – e gli autori correttamente non lo fanno – trarre da questa congenialità di principio conclusioni indebite. Anche perché internet è solo “virtualmente” un’opportunità per tutti, il cosiddetto “digital divide” separa non solo le vecchie generazioni non alfabetizzate al computer dalle giovani più attrezzate, ma anche il mondo ricco da quello povero.
Naturalmente, come ogni ambito di vita, anche il web – nel quale molti uomini e donne consumano ore e ore della loro esistenza – costituisce una possibilità di testimonianza cristiana. Per esempio di mitezza, di correttezza, di bontà, di ottimismo, di creatività, di condivisione, di apertura al prossimo, insomma di segnaletica pratica verso il Bene. Un po’ come il momento degli avvisi alla fine della santa messa; sull’altare si rinnova per i fedeli il mistero del Sacrificio redentivo di Cristo, dal pulpito si offrono alla comunità dei credenti utili occasioni di verifica e attuazione della carità, intra ed extra Ecclesiam. Internet è un pulpito virtuale in grado di far pervenire indicazioni e suggerimenti ben oltre i confini degli astanti. Questa è la sua forza e la sua debolezza. Internet non è un “acceleratore della grazia”, così come non sono le autostrade a rendere un’automobile più veloce, bensì il suo motore. Anzi, le autostrade informatiche create dal web esigono dai cristiani una superiore mobilità del cuore, una maggiore dinamicità della fede, una crescente prontezza a indirizzare verso il Comune Destino ogni occasione di incontro, o anche di semplice contatto, con altri uomini.
Questa lunga premessa intende rendere onore al libro in esame giacché il suo tono prettamente informativo sottende un approccio sanamente strumentale, concreto, scevro da ogni millenarismo digitale.
Parliamo di quella concretezza che indusse Benedetto XVI a rimproverare benevolmente i suoi collaboratori della Curia quando osservò che se qualcuno di loro avesse “navigato” in Internet con maggiore attenzione, il penoso caso del vescovo lefebvriano negazionista Williamson non sarebbe esistito; parliamo della concretezza che ha spinto la Santa Sede a dotarsi di un sito Internet sul quale pubblicare documenti ufficiali nelle varie lingue affinché chi vuole conoscerli lo possa fare più agevolmente che in passato (pp. 139-144); parliamo della concretezza per cui il giornalismo on line di matrice cattolica può diffondere più capillarmente e a minor costo la propria informazione (pp. 201-239).
«Il tuo volto Signore io cerco, non nascondermi il tuo volto», recita il Salmo, una preghiera antica nata in epoca preinternet e paradossalmente resa più attuale dal web, dove spesso circolano parole senza volti identificabili. Non a caso papa Benedetto ai partecipanti al convegno romano “Testimoni digitali” ha parlato della necessità di riconoscere il volto dell’altro, di non appiattirsi sulla superficie (neanche su quella del monitor del computer, vien da chiosare), di non diventare e non trattare gli altri come corpi senz’anima, oggetti di scambio e di consumo (fosse pure comunicativo, vien da chiosare). Navighiamo pure nel mare digitale, gettiamo pure le reti nella Rete, ma senza scordare che Lui ci vuole pescatori di uomini e non di avatar.