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CILE
tratto dal n. 06/07 - 2010

DIPLOMAZIA. Santa Sede e America Latina: perché rafforzare il dialogo

Il continente della speranza e le inquietudini del XXI secolo


Un articolo dell’ambasciatore del Cile presso la Santa Sede: il Bicentenario dell’indipendenza di alcuni Paesi presenta l’opportunità di rafforzare il dialogo fra America Latina e Roma, affinché questo perfetto amalgama di latinità e cristianità sia la base per un approccio comune ad alcuni temi dell’agenda globale


di Pablo Cabrera


Benedetto XVI  con l’ambasciatore 
Pablo Cabrera il1° luglio 2010 [© Associated Press/LaPresse]

Benedetto XVI con l’ambasciatore Pablo Cabrera il1° luglio 2010 [© Associated Press/LaPresse]

L’inizio del XXI secolo ha portato con sé numerose sfide e molte inquietudini sui temi del cambiamento delle problematiche sociali rispetto alla modernità. La nuova questione sociale è oggi il punto centrale di qualunque riflessione per meglio comprendere la portata del cambiamento in atto e valutare, con più precisione, il suo impatto sull’ordinamento mondiale.
La comunità internazionale è immersa in un processo di globalizzazione stringente che richiede innovazione e rinnovamento per facilitare l’inserimento degli Stati nazionali in una modernità che si profila non esente da rischi, perché dall’orizzonte non ancora definito.
Da questo punto di vista, l’America Latina è in condizione di trovare uno spazio favorevole per ottenere una maggiore presenza nel sistema internazionale e stabilire forme di cooperazione più interessanti con i diversi settori che lo compongono.
L’esteso esercizio della democrazia, l’attaccamento assoluto ai diritti umani e l’applicazione di politiche pubbliche ad ampio contenuto sociale costituiscono, certamente, degli accreditati catalizzatori per raggiungere migliori condizioni di vita e, allo stesso tempo, rendere più forte il volto della regione come valido interlocutore che si avvia alla modernità in modo incoraggiante e con credenziali ineccepibili.
Numerosi sono gli elementi che hanno contribuito a dare all’America Latina questo carattere distintivo; fra questi elementi, emerge l’azione svolta dalla Chiesa da molti secoli, fin dall’arrivo nel 1524 a Santo Domingo del vescovo italiano Alessandro Geraldini, la cui missione come inviato del papa Leone X contribuì a modellare la cultura e lo stile di vita di molti sudamericani.
Ora, al momento di commemorare i duecento anni dall’inizio dell’indipendenza di varie repubbliche sudamericane – il Bicentenario – si presenta l’opportunità di rafforzare il dialogo fra America Latina e Santa Sede, affinché questo perfetto amalgama di latinità e cristianità sia la base per un approccio comune ad alcuni temi dell’agenda globale.
Questa circostanza può favorire il disegno di una strategia in grado di affrontare quelle domande sociali di portata universale che richiedono risposte urgenti, praticabili, solide e coerenti da parte dell’autorità e della comunità congiuntamente. Valori condivisi come la solidarietà, la giustizia e la carità riguardano tutti i progetti che possono promuovere iniziative a tutti i livelli e a diverse latitudini.
Bisogna considerare, in primo luogo, che il cambiamento epocale in atto conferma che la situazione internazionale è in evoluzione. Per cui diventa necessario testare periodicamente la situazione per una valutazione congiunta riguardo all’impatto di una globalizzazione che sfida tutti allo stesso modo e compromette l’architettura istituzionale del sistema (Stato, famiglia, Chiesa, ecc.). La storia dei rapporti fra America Latina e Santa Sede acquista rilevanza in quanto la partecipazione di entrambe nell’agenda globale consente di aprire spazi alla sperimentazione di nuove iniziative.
La crisi economica ha gravemente danneggiato l’ordine mondiale sul versante politico, economico, sociale e culturale, ponendo degli interrogativi sulla capacità istituzionale di individuare soluzioni ai problemi derivanti da essa. La confusione si estende e gli strumenti per affrontare la crisi si dimostrano insufficienti e con un ridotto potere d’incidenza. Si ha quindi il dovere di promuovere nuove sinergie per correggere le mancanze che il sistema presenta; ciò vuol dire che quanti guidano le istituzioni e gli Stati devono porre in atto una riflessione per stabilire correttamente le priorità e gli obiettivi da raggiungere. Non bastano la semplice imitazione di teorie o l’applicazione di metodi già noti, né i progetti individualisti; e a nulla serve seguire indicazioni nate all’ombra di qualche organismo internazionale. Le sfide, infatti, sono più forti e, al di là di una prospettiva puramente economica, acquisiscono una dimensione umana: la paura, il sentirsi indifesi e l’insicurezza assumono forme globalizzanti che sfidano il campo d’azione della giustizia e della solidarietà.
La regata “Vele, America del Sud 2010”, organizzata in occasione del Bicentenario dell’indipendenza delle Repubbliche latinoamericane, è partita dalla baia di Guanabara, a Rio de Janeiro, e si è conclusa a giugno 2010 a Veracruz, in Messico [© Associated Press/LaPresse]

La regata “Vele, America del Sud 2010”, organizzata in occasione del Bicentenario dell’indipendenza delle Repubbliche latinoamericane, è partita dalla baia di Guanabara, a Rio de Janeiro, e si è conclusa a giugno 2010 a Veracruz, in Messico [© Associated Press/LaPresse]

Vi sono tuttavia temi e situazioni che fanno di alcuni Stati ed entità degli interlocutori rilevanti nel dialogo internazionale. Il prestigio conferisce loro un’influenza per creare istanze di coordinamento. È importante dunque riesaminare e comprendere il contributo dell’America Latina nell’ordinamento mondiale, soprattutto per dimostrare le convergenze con la Santa Sede. Così, sul tema della pace e del disarmo vi è una particolare sintonia: ambo le parti infatti, con i loro pronunciamenti, possono dire di portare un rilevante contributo a questi punti fondamentali dell’agenda internazionale. Con il Trattato di Tlatelolco (1967) l’America Latina diventa la prima zona del mondo libera da armi nucleari, impronta, questa, rafforzata nel contesto del Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp), rispetto al quale si sono avute le recenti affermazioni di Benedetto XVI oltre che di rappresentanti della diplomazia vaticana nell’ambito degli organismi internazionali. Il Santo Padre ha fatto alcuni richiami in tal senso. Recentemente ha detto: «Il processo verso un disarmo nucleare concertato e sicuro è strettamente legato al pieno e sollecito compimento degli impegni internazionali». Inoltre, ha esortato alla «creazione di zone libere da armi nucleari nella prospettiva della loro completa eliminazione dal pianeta». Sulla stessa linea, i messaggi annuali del Pontefice per le Giornate mondiali della pace trovano corrispondenza nei principi che ispirano la politica estera di diversi Stati latinoamericani (Diritti umani, Ecologia della pace, Obiettivi del millennio).
Anche in materia di ambiente le prospettive sono incoraggianti se si considera che l’America Latina ha ospitato la riunione istituzionale-multilaterale che per prima ha affrontato il tema su scala mondiale. A partire dal cosiddetto Vertice della Terra, svoltosi a Rio de Janeiro nel 1992, viene formalizzato il concetto di “sviluppo sostenibile”, pietra angolare delle Convenzioni internazionali sull’ambiente (cambiamento climatico, biodiversità, desertificazione, Protocollo di Montréal); queste contengono tutte – assieme al Trattato antartico, agli Accordi sulla pesca responsabile e a quello sui temi forestali – i progetti degli Stati per un pianeta sano e sostenibile. La Santa Sede, da parte sua, assegna priorità al tema, collocandolo in una prospettiva etica e morale, in cui la natura, concepita come un dono di Dio, è stata però profondamente ferita dalle ideologie totalitarie (discorso del Santo Padre alla Curia romana, 21 dicembre 2009).
A sua volta, la qualità di “polmone del pianeta” che la comunità mondiale riconosce all’Amazzonia e la categoria di “riserva d’acqua dolce” attribuita ai ghiacci antartici, fanno della regione latinoamericana un referente dell’agenda globale. È bene ricordare quanto afferma, in proposito, l’enciclica Centesimus annus: «La terra è stata data da Dio all’uomo, che deve usarla rispettando l’intenzione originaria di bene, secondo la quale gli è stata donata».
Insomma, il delinearsi di una nuova impronta che rifletta l’empatia fra la Santa Sede e gli Stati latinoamericani può favorire approcci comuni, aspirazioni condivise e specifiche coincidenze in molti altri aspetti dell’agenda mondiale, considerando che trattare temi importanti come il disarmo, la pace e l’ambiente implica la nobile ispirazione di aver cura e promuovere il diritto alla vita.
In tale contesto, l’enciclica sociale di Benedetto XVI Caritas in veritate può essere letta come un invito ad accentuare le convergenze rispetto all’agenda mondiale, per un lasso di tempo che vada oltre la commemorazione del Bicentenario. Inoltre, alcuni dei concetti coniati e assimilati dalla comunità in generale si sommano alle aspirazioni a costruire un mondo più fraterno e solidale. La “ecologia della pace” può dare senso a questo approccio e favorire una visione di maggiore accoglienza di fronte alle esigenze di pace che si moltiplicano a livello globale.
Benedetto XVI  con il presidente cileno Michelle Bachelet in Vaticano, il 18 ottobre 2007 [© Associated Press/LaPresse]

Benedetto XVI con il presidente cileno Michelle Bachelet in Vaticano, il 18 ottobre 2007 [© Associated Press/LaPresse]

D’altronde, l’impegno degli Stati con gli Obiettivi del millennio si rivela, in tale impresa, una priorità strategica. Quella frase così espressiva contenuta nella Populorum progressio, «lo sviluppo è il nuovo nome della pace», può certamente servire a implementare un’agenda adeguata ai tempi attuali, che non si fermi alla tematica già esistente, ma accolga nuove impostazioni in grado di alimentare con investimenti innovativi le politiche estere degli Stati dell’America Latina, in consonanza con l’attività della Santa Sede nell’agenda multilaterale. La lotta contro la povertà e i temi a essa connessi (migrazioni, salute e terrorismo, traffico clandestino, ecc.), le alternative e i progressi della ricerca scientifica e gli aspetti relativi a un maggiore inserimento della donna, ad esempio, possono essere integrati in un elenco di iniziative possibili e di posizioni altruistiche che accentuino la dimensione umanitaria delle politiche degli Stati coinvolti nel contesto considerato.
Oggi è in corso un ampio dibattito sulla modernità e si comprende come la discussione sulla metodologia della Chiesa per armonizzare con essa l’identità cattolica acquisisca una maggiore connotazione; ne consegue l’opportunità di un riferimento specifico al contenuto della sua Dottrina sociale, in particolare quando si tratta di promuovere la dignità della persona umana e di creare le condizioni per una convivenza armonica nella libertà, nella giustizia e nella pace.
Il contesto di questa riflessione non sarebbe completo senza un richiamo all’influenza che le moderne reti di socializzazione esercitano nel delineare nuovi progetti o procedure. Esse possono contare su una massiccia recettività capace di creare o delineare nuovi codici di valutazione e di condotta che determinano in gran parte l’approccio della gente alla modernità. Di conseguenza, se le comunicazioni sono centrali per tracciare e diffondere una strategia, i formatori di opinione dovranno necessariamente prendere in esame i livelli di partecipazione dei cittadini per interpretare correttamente la portata del cambiamento.
Ora più che mai è opportuno capire che la verità, la trasparenza e la fiducia sono intrinsecamente legate al processo di globalizzazione e, di conseguenza, a qualsiasi impresa, iniziativa o gestione. Stando così le cose, la ricorrenza del Bicentenario è propizia perché l’America Latina e la Santa Sede si facciano carico congiuntamente di queste nuove situazioni e si avvalgano del loro patrimonio storico per contribuire al servizio del bene comune.


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