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REPORTAGE DAL LIBANO
tratto dal n. 06/07 - 2010

L’alleanza che ha stupito il mondo



Intervista con Ibrahim Kanaan di Davide Malacaria e Lorenzo Biondi


Ibrahim Kanaan è esponente di primo piano del Movimento patriottico libero, partito guidato dal generale Michel Aoun, il più votato dai cristiani libanesi. L’alleanza tra il partito di Aoun e Hezbollah ha suscitato stupore nel mondo.

Ibrahim Kanaan [© Lorenzo Biondi]

Ibrahim Kanaan [© Lorenzo Biondi]

Si dice che l’ultima guerra con Israele abbia riavvicinato cristiani e islamici…
Ibrahim Kanaan: Non è l’unico fattore, ma certo, quando una società è sottoposta a un’aggressione generalizzata, si crea una solidarietà tra le parti della società. È il segno che c’è un senso di appartenenza nazionale oltre le specificità religiose. Unità e molteplicità fanno del Libano un luogo unico nel Medio Oriente.
In un mondo sconvolto dallo “scontro di civiltà”, l’alleanza tra il Movimento patriottico libero, cristiano, e Hezbollah è un esempio in controtendenza…
Kanaan: Le alleanze politiche si fanno sui programmi politici, al di là delle diversità religiose. Le relazioni intercomunitarie che derivano dall’intesa aiutano a rafforzare il senso di appartenenza nazionale.
Com’è nata l’alleanza tra il suo partito ed Hezbollah?
Kanaan: È stata una convergenza naturale, non un’alleanza contro altre comunità. È nata come “intesa” fondata su uno spirito di riconciliazione, che speravamo potesse estendersi a tutti i gruppi politici. Era il febbraio 2006: il generale Aoun aveva pronosticato che il Libano, dopo il ritiro siriano, avrebbe attraversato momenti difficili. C’era la necessità di tendere la mano ai partiti più vicini alla Siria, non si poteva pensare solo a cercare una vittoria sul piano interno: sarebbe stato enormemente pericoloso per la stabilità e l’unità nazionale. È stato un atto di pace e la previsione del generale si è dimostrata corretta.
In ogni caso Hezbollah è un partito singolare, sia per i suoi rapporti conflittuali con Israele che per la sua natura di formazione armata. C’è chi dice che rappresenta un problema per la democrazia libanese...
Kanaan: Democrazia è accettare la diversità delle posizioni: ci si può dire democratici e rifiutarsi di riconoscere un partito come Hezbollah? Il messaggio cristiano – come ce l’ha consegnato Giovanni Paolo II – è l’apertura all’altro, senza averne paura.
Hezbollah viene accusato di essere un gruppo terrorista…
Kanaan: In Libano tutti, anche chi non è d’accordo con Hezbollah, riconoscono la sua natura di partito che partecipa alle elezioni e che rappresenta la quasi totalità della comunità sciita. Hezbollah fa parte del governo e del Parlamento: queste accuse, che arrivano dall’estero, creano solo divisione. È inaccettabile: non ci lasciamo tirare per la giacca da nessuno, né dall’Est nè dall’Ovest.
Da più parti si invita Hezbollah al disarmo.
Kanaan: Parlare di disarmo ha il sapore della sconfitta militare. Bisogna cercare una pacificazione regionale basata sui diritti dei libanesi, anzitutto quello a non subire aggressioni continue e arbitrarie. Vogliamo la stabilità, uno Stato unito e un esercito unico, ma ci si deve arrivare tramite un processo condiviso: la demagogia non serve a nulla, nasconde altri obiettivi.
Che cosa complica la distensione tra mondo arabo e Israele?
Kanaan: Il non rispetto da parte di Israele dei diritti, naturali e internazionali, di tutti i popoli della regione. Non c’è intenzione reale di creare uno Stato palestinese. Si deve iniziare dal rispetto di questi diritti, incluso quello dei profughi a ritornare nella propria terra. Il rifiuto da parte di Israele è esplicito. Il loro obiettivo non è la pace, ma la conquista perpetrata sulle divisioni altrui.
Il mondo occidentale teme il fondamentalismo musulmano.
Kanaan: Il fondamentalismo è pericoloso in quanto tale, che sia musulmano, ebraico o cristiano. La politica dell’aggressione alimenta tutti i fondamentalismi e se ne serve per alimentare nuove divisioni. Alla pace e alla stabilità regionale si arriva solo cercando l’unità e la tolleranza.


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