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LETTURE ESTIVE
tratto dal n. 06/07 - 2010

I miracoli

... e quella pioggia è apparsa benefica


La testimonianza di una suora, 6 agosto 1993


di suor Fernanda


Don Tommaso Latronico

Don Tommaso Latronico

Il 20 luglio 1993 è salito alla Casa del Padre don Tommaso Latronico, 44 anni di cui 20 spesi, con instancabile operosità, nel ministero sacerdotale. Responsabile del movimento di Comunione e liberazione (Cl) di tutta la Basilicata e, nello stesso tempo, parroco a Nova Siri sin dal 1982, uomo intelligente e ricco di iniziative, missionario esemplare e appassionato, era guida di centinaia di giovani che, per sua memoria, terranno certamente presente la testimonianza della sua fede e dell’offerta totale della sua vita a Cristo e alla Chiesa: fedeltà a Dio e fedeltà all’uomo!
«La memoria della sua amicizia sostenga tutti nell’adempimento della propria vocazione cristiana di cui Tommaso è stato fedele esempio». Questa frase, letta su Avvenire e scritta dai suoi amici del Movimento, ha suscitato in me il desiderio di ricordare questa grande figura di sacerdote che, per undici anni, è stato per la comunità amico sincero e maestro di spirito, non solo per noi, ma per tutti quelli che lo hanno conosciuto e amato.
Tutti abbiamo pregato e trepidato per lui da quando, circa un anno fa, abbiamo avuto la conferma della sua terribile malattia, la leucemia, che ce lo ha portato via in così breve tempo.
Le suore, in questo frangente, come in tutti gli altri momenti di vita, sono state veramente brave: senza parroco, senza chiesa perché in restauro, hanno dovuto spostarsi, secondo i bisogni, in più luoghi adibiti a preghiera, ora nel vecchio asilo, ora nella grande palestra della scuola media, nelle grandi circostanze in cui l’afflusso era maggiore, ora nella cappella della Madonna della Sulla, abbastanza distante dal paese, per i matrimoni e i funerali.
Al momento del decesso, suor Gualberta era sola, ma è bastata una sua telefonata perché la vicina comunità di Policoro si mettesse a disposizione; poi, avvertita per telefono, suor Maddalena, la responsabile, rientrava dalla missione estiva in Sardegna; così pure ritornava in comunità suor Giulia. Era giusto e doveroso che tutte fossimo presenti.
I funerali, svoltisi il 22 luglio, sono stati il coronamento di questi brevi ma ricchi anni di lavoro apostolico sacerdotale. Non è possibile descrivere ciò che abbiamo vissuto in quelle ore nella piazza adiacente alla cappella, dove era stato allestito un grande palco all’aperto, proprio come nelle grandi solennità, perché la cappella non avrebbe potuto contenere le migliaia di persone, soprattutto di giovani, ivi convenuti da ogni parte d’Italia per dare l’ultimo saluto al grande amico e per «pregare la Madonna perché la sua azione sia continuata con la stessa fede e la stessa purità». Queste le parole di don Giussani che si leggevano sul grande striscione che svolazzava di fronte all’altare.
I sacerdoti che hanno concelebrato con il vescovo erano circa settanta, già pronti sul palco in attesa del feretro che stava arrivando accompagnato da una folla immensa da non potersi contare, tra cui i familiari, composti nel loro dolore, la gente del paese e altri sacerdoti che si sono uniti ai precedenti.
Non si sentiva un alito tra quella miriade di persone, silenzio da ogni parte spezzato solo da lacrime sommesse, specialmente quando la bara ha preso posto sul palco davanti all’altare dove tante volte aveva celebrato lui, ora immobile e indifeso ma spiritualmente presente come ai vecchi tempi.
Durante la predica del vescovo, un forte acquazzone ha creato un po’ di scompiglio da parte di alcuni che sono corsi al riparo, ma la maggior parte della gente è rimasta là, sotto la fitta pioggia, a piangere insieme col tempo. Non pioveva da molto tempo e quella pioggia è apparsa benefica.
La celebrazione eucaristica per un po’ è stata sospesa fino a che il temporale, cessando, non ci ha permesso di continuare; dieci sacerdoti hanno distribuito l’Eucaristia e tutto si è svolto con ordine e in breve tempo.
Al termine della santa messa, un sacerdote di Roma che aveva assistito don Tommaso nelle sue ultime ore si è sentito in dovere di aggiungere alle parole del vescovo, con voce spezzata dal dolore, parole di commiato per il caro scomparso e un invito a tutti, soprattutto ai giovani che lui ha tanto amato, aiutato e spronato, a continuare il cammino da lui tracciato, un invito a tener sempre presente la testimonianza della sua fede, la sua instancabile operosità, la sua totale dedizione che non ha conosciuto alcuna sosta.
«Quando un amico parte, rimane l’attesa di poterlo incontrare nell’eternità; egli che vive già nella gioia che noi pregustiamo soltanto prega affinché la nostra vita ci renda meritevoli di incontrarlo nella casa del Padre».
… Oggi, 6 agosto, a distanza di due settimane, ci troviamo ancora in una grande piazza, non più a Nova Siri, ma a Senise: stesse persone, stesso vescovo, stessi sacerdoti della diocesi che hanno concelebrato su un grande palco appositamente preparato, e tutti convenuti per salutare il novello sacerdote appena ordinato. È venuta a proposito la parola di Dio: «Se il grano di frumento non muore resta solo, se muore porta molto frutto».
Ci auguriamo veramente che dal sacrificio di questa vita donata ne sorgano altre per la gloria di Dio e il bene dei fratelli.


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