La confidenza della piccola Cecilia
di Stefania Falasca
«Confiance! C’est la main de Jésus qui conduit tout! Confiance! La confiance fait des miracles!»: così Teresa di Lisieux amava ripetere; è la stessa confiance che sulla strada della piccola via attraversa tutta la breve vita di Cecilia
Eusepi. Cecilia, della quale il 1° luglio 2010 è stato promulgato il decreto sul miracolo avvenuto per sua intercessione e che
presto verrà proclamata beata, è una ragazza vissuta agli inizi del secolo scorso a Nepi, paese della Tuscia
viterbese. Consumata dalla tubercolosi a diciotto anni, nella sua breve
esistenza non ha fatto niente di speciale. Di sé non ha lasciato che pochi quaderni con i suoi ricordi di scuola, alcune lettere
e un diario, da lei intitolato
Storia di un pagliaccio, scritto per obbedienza al suo confessore quando era già minata dalla malattia. A questi scritti appartiene il breve racconto qui
riportato. A sorprendere è proprio il modo infantile e confidenziale con cui Cecilia parla di Gesù immaginando di entrare nella Sua casa a Nazareth e di fargli compagnia, proprio
come alcuni giorni prima aveva scritto al suo confessore, in una lettera del 28
febbraio 1927: «Lei [padre Mariano Andreotti] mi prega di entrare nella casetta di Nazareth per
vedere ciò che fanno, dicono e pensano quei santi abitatori. [...] Mi farò animo, m’introdurrò in quella casa col pretesto di far divertire il piccolo Gesù. Essendo un pagliaccetto, il mio ardire verrà perdonato. [...] Non mancherò poi di riferirle per filo e per segno tutto ciò che avrò veduto e sentito». Questa confidenza è il segno e il frutto della predilezione, il riverbero dell’essere stati presi in braccio da Colui che ci ama per primo.