Un contributo del presidente della Prefettura per gli affari economici della Santa Sede
«Siamo una minoranza»
Così Giovanni Paolo II al termine del Concistoro di maggio. Proprio per questo il dialogo non può né affievolire né minimizzare la fede
del cardinale Sergio Sebastiani

Il cardinale Sergio Sebastiani
“Ripartire da Cristo” è l’appello del Papa ed i cardinali in Concistoro hanno seguito questa pista insistendo di “ripartire” dalla Parola di Dio e riproponendo in forma schematica la nuova evangelizzazione. Solo in tale contesto si può comprendere la proposta del cardinale Mahony di creare un direttorio per la nuova evangelizzazione e la catechesi, che riprenda il magistero papale e che difatti è stata recepita nel documento finale del Concistoro.
Alla nostra assemblea sono riecheggiate le parole di Gesù tratte dal Vangelo di Giovanni quando nell’ultima cena il Maestro chiede al Padre che l’unione nella sua Chiesa sia perfetta come quella che intercorre tra le stesse Persone della santissima Trinità. Da qui nasce per la Chiesa la necessità e la priorità assoluta della ricerca dell’unità tra tutti i cristiani, anche perché l’unità è la condicio sine qua non perché la Chiesa sia credibile di fronte al mondo. Ecco l’altro tema, il tema dell’unità tra i cristiani, largamente trattato in Concistoro. E poiché è stato il Signore a volere Pietro come roccia della Chiesa e come garante dell’unità della Chiesa, spetta a Pietro l’iniziativa per ricordare a tutti i cristiani questa priorità e a non darsi pace finché non sia realizzata. Questo spiega anche la proposta del cardinale Murphy O’Connor di indire un incontro ecumenico, una assemblea plenaria, con le altre Chiese e comunità cristiane.
In questo contesto deve essere letto il tema della sinodalità all’interno della Chiesa cattolica, che è presente in modo diverso nelle altre Chiese e comunità cristiane.
Al Concistoro si è molto discusso di missionarietà della Chiesa e della particolare necessità che ad essa si colleghi il dialogo interreligioso (su questo tema sono intervenuto anch’io). Da quanto ho ascoltato in quei giorni mi pare di poter affermare che la Dominus Iesus abbia ricevuto ampio consenso per la sua capacità di chiarire i termini teologici della questione.

Un momento del recente viaggio in Siria di Giovanni Paolo II: il Papa saluta la folla davanti alla chiesa di San Giorgio, vicino a Damasco, il 7 maggio 2001
Una breve nota a proposito del dialogo con i musulmani: se esso difficilmente “produrrà” battesimi, certamente rende possibile evangelizzare soprattutto le giovani generazioni che sempre più vengono a contatto con il mondo cristiano e che, desiderando approfondire ciò che di Gesù scrive il Corano, si pongono tante questioni e sono avidi di avere risposte.
Di dialogo e di rispetto ha dato esempio il Papa nelle tappe in Grecia e Siria dando una bella testimonianza col suo atteggiamento dimesso, come fece Paolo all’Areopago di Atene, che se da un lato fu apparentemente sconfitto («ma di questo ci parlerai un’altra volta» gli dissero gli ateniesi) diede un lucido esempio di evangelizzazione in un ambiente scettico ed ostile, che diede poi dei frutti («alcuni credettero in lui»). Nel dialogo tra religioni debbono prevalere la verità sul mimetismo o ipocrisia, la fiducia sulla diffidenza, la semplicità del Vangelo sulla diplomazia umana.