Papa Roncalli e sant’Agostino
L’intervista del cardinale Virgilio Noè al Tg3
Ha avuto una ampia eco sui mass media la notizia dello straordinario grado di conservazione dei resti mortali di papa Giovanni XXIII, riesumati a trentotto anni dalla sua scomparsa per una ricognizione delle spoglie successiva alla beatificazione del 3 settembre scorso.
Sull’argomento il vaticanista Aldo Maria Valli, per il Tg3 del 27 marzo, ha intervistato il cardinale Virgilio Noè, arciprete della basilica vaticana. Di seguito pubblichiamo ampi stralci dell’intervista.
Eminenza, lei ha potuto assistere alla ricognizione sulle spoglie di papa Giovanni XXIII. Ha visto il viso e il corpo intatti, è così?
Virgilio NoÈ: Sì, ho seguito tutti i lavori. Si è incominciato alle 8 del mattino e abbiamo concluso alle 19 circa. Bisogna ricordare che quando un papa viene affidato alla tomba, è collocato in tre bare: una di cipresso, una di piombo, una di rovere. Sciogliere i vincoli di ciascuna bara è stato faticoso, specie per la seconda. Le prime due sono state aperte nelle Grotte vaticane. La terza è stata trasferita dalle Grotte in un locale denominato Deposito Altieri, dove si è provveduto ad aprirla. Erano presenti il cardinale segretario di Stato Angelo Sodano e il sostituto alla Segreteria di Stato monsignor Leonardo Sandri, più un gruppo ridottissimo di operatori, perché volevamo che tutto rimanesse nel massimo riserbo. Quando sono state tolte le assi superiori della terza bara ed è stato alzato il velo purpureo che copriva il volto di papa Giovanni, abbiamo constatato con i nostri occhi che il viso del Papa era quello che noi avevamo conosciuto quando lui era vivo, trentotto anni prima.
Nonostante la rigidità della morte, al volto non è stato tolto nulla di quella umanità di padre che noi abbiamo conosciuto. Poi abbiamo constatato che tutto il corpo era intatto, ancora con la sua massa muscolare. Una cosa davvero impressionante.
Perché è stata effettuata la ricognizione?
NoÈ: Dopo la beatificazione del 3 settembre 2000, si trattava di portare papa Giovanni dallo stato di un cristiano seppellito per la risurrezione finale a quello di un cristiano che, in attesa della risurrezione, possa ricevere quella venerazione e quel culto che la Chiesa tributa ai servi di Dio, qualunque sia il loro grado.
Giovanni XXIII sarà quindi collocato nella basilica di San Pietro...
NoÈ: Sì, e non è certamente il primo caso. Dentro la basilica, anche là dove non si avverte più, c’è la presenza di tanti papi. Lei pensi per esempio a papa Gregorio Magno, ma anche a papa Leone IX, del quale festeggeremo il centenario, e poi Pio X, Innocenzo XI e molti altri. [...]
Torniamo a quel momento in cui è stata aperta l’ultima bara ed è apparso il volto di papa Giovanni. Quali sono stati i suoi sentimenti, come principe della Chiesa ma anche come semplice cristiano?
NoÈ: Una grande, affettuosa emozione. Avevo conosciuto Angelo Giuseppe Roncalli quando era patriarca a Venezia e quando era venuto nella mia città per una celebrazione in onore di sant’Agostino. E mi ricordo l’affabilità con cui mi aveva trattato. Sentimenti che si risvegliano quando ci troviamo dinanzi alla reliquia di una persona che abbiamo conosciuto viva e operante in mezzo a noi e di cui conosciamo anche lo spirito, specialmente attraverso scritti meravigliosi come il Diario dell’anima, uno dei tesori più belli della spiritualità cristiana. Non ho mai dimenticato la serenità del volto di papa Giovanni, resa bene dalle molte raffigurazioni che ne sono state fatte ma meno bene dal monumento di Emilio Greco, dove il volto è troppo severo. Papa Giovanni lo ricordiamo con una grande bontà e con un grande sorriso, bontà e sorriso che si esprimevano in parole che erano sempre di costruzione.
Sull’argomento il vaticanista Aldo Maria Valli, per il Tg3 del 27 marzo, ha intervistato il cardinale Virgilio Noè, arciprete della basilica vaticana. Di seguito pubblichiamo ampi stralci dell’intervista.
Eminenza, lei ha potuto assistere alla ricognizione sulle spoglie di papa Giovanni XXIII. Ha visto il viso e il corpo intatti, è così?
Virgilio NoÈ: Sì, ho seguito tutti i lavori. Si è incominciato alle 8 del mattino e abbiamo concluso alle 19 circa. Bisogna ricordare che quando un papa viene affidato alla tomba, è collocato in tre bare: una di cipresso, una di piombo, una di rovere. Sciogliere i vincoli di ciascuna bara è stato faticoso, specie per la seconda. Le prime due sono state aperte nelle Grotte vaticane. La terza è stata trasferita dalle Grotte in un locale denominato Deposito Altieri, dove si è provveduto ad aprirla. Erano presenti il cardinale segretario di Stato Angelo Sodano e il sostituto alla Segreteria di Stato monsignor Leonardo Sandri, più un gruppo ridottissimo di operatori, perché volevamo che tutto rimanesse nel massimo riserbo. Quando sono state tolte le assi superiori della terza bara ed è stato alzato il velo purpureo che copriva il volto di papa Giovanni, abbiamo constatato con i nostri occhi che il viso del Papa era quello che noi avevamo conosciuto quando lui era vivo, trentotto anni prima.
Nonostante la rigidità della morte, al volto non è stato tolto nulla di quella umanità di padre che noi abbiamo conosciuto. Poi abbiamo constatato che tutto il corpo era intatto, ancora con la sua massa muscolare. Una cosa davvero impressionante.
Perché è stata effettuata la ricognizione?
NoÈ: Dopo la beatificazione del 3 settembre 2000, si trattava di portare papa Giovanni dallo stato di un cristiano seppellito per la risurrezione finale a quello di un cristiano che, in attesa della risurrezione, possa ricevere quella venerazione e quel culto che la Chiesa tributa ai servi di Dio, qualunque sia il loro grado.
Giovanni XXIII sarà quindi collocato nella basilica di San Pietro...
NoÈ: Sì, e non è certamente il primo caso. Dentro la basilica, anche là dove non si avverte più, c’è la presenza di tanti papi. Lei pensi per esempio a papa Gregorio Magno, ma anche a papa Leone IX, del quale festeggeremo il centenario, e poi Pio X, Innocenzo XI e molti altri. [...]
Torniamo a quel momento in cui è stata aperta l’ultima bara ed è apparso il volto di papa Giovanni. Quali sono stati i suoi sentimenti, come principe della Chiesa ma anche come semplice cristiano?
NoÈ: Una grande, affettuosa emozione. Avevo conosciuto Angelo Giuseppe Roncalli quando era patriarca a Venezia e quando era venuto nella mia città per una celebrazione in onore di sant’Agostino. E mi ricordo l’affabilità con cui mi aveva trattato. Sentimenti che si risvegliano quando ci troviamo dinanzi alla reliquia di una persona che abbiamo conosciuto viva e operante in mezzo a noi e di cui conosciamo anche lo spirito, specialmente attraverso scritti meravigliosi come il Diario dell’anima, uno dei tesori più belli della spiritualità cristiana. Non ho mai dimenticato la serenità del volto di papa Giovanni, resa bene dalle molte raffigurazioni che ne sono state fatte ma meno bene dal monumento di Emilio Greco, dove il volto è troppo severo. Papa Giovanni lo ricordiamo con una grande bontà e con un grande sorriso, bontà e sorriso che si esprimevano in parole che erano sempre di costruzione.