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RICOSTRUZIONI
tratto dal n. 02 - 2002

La testimonianza inedita dell’incontro

«Ha scelto certamente l’amore di Dio ma certamente prima la libertà»


Di questo episodio della vita di Pasolini e di frate Ave Maria esiste traccia nell’archivio dell’Opera don Orione a Roma, che per gentile concessione pubblichiamo ora. Si tratta del resoconto di un colloquio tra il segretario generale e postulatore dell’Opera don Flavio Peloso e Angela Volpini, avvenuto nel marzo del 1997.



Una foto di frate Ave Maria insieme ad alcuni confratelli

Una foto di frate Ave Maria insieme ad alcuni confratelli

Di questo episodio della vita di Pasolini e di frate Ave Maria esiste traccia nell’archivio dell’Opera don Orione a Roma, che per gentile concessione pubblichiamo ora. Si tratta del resoconto di un colloquio tra il segretario generale e postulatore dell’Opera don Flavio Peloso e Angela Volpini, avvenuto nel marzo del 1997.

FLAVIO PELOSO: Come ha conosciuto Pasolini?
ANGELA VOLPINI: Dunque, Pasolini io l’ho incontrato molto presto, forse verso la fine del ’58 o inizio del ’59. Non era molto famoso, era appena all’inizio della sua carriera, soprattutto cinematografica, e l’ho incontrato a Roma attraverso comuni amici, meglio comuni conoscenti. C’era una signora di Roma che nel suo salotto organizzava degli incontri, dei dibattiti, a cui invitava sia personalità cattoliche che della “sinistra”. Ricordo un esponente molto alto del Pci. Evidentemente, questi ha parlato con Pasolini. Sono venuti insieme a trovarmi nella piccola pensioncina dei Paolini, a San Saba, dove mi fermavo anche sette od otto giorni quando venivo a Roma.
PELOSO: Da lì è nato l’interessamento di Pasolini?
VOLPINI: Siamo diventati amici, anche con l’altra persona, infatti ha portato anche l’altra persona da frate Ave Maria. Erano persone in ricerca, il comunista si dichiarava ateo. Pasolini non si è mai definito ateo, era sempre in ricerca; non riusciva ad accettare il Dio dei cattolici come veniva trasmesso nella realtà, però non si è mai definito ateo. Comunque, erano interessati alla mia visione di Dio e alla mia esperienza. Poi io mi sono interessata a ciò che faceva lui, quando andavo a Roma ci si vedeva ogni tanto. […]
PELOSO: Tra di voi, c’era un rapporto epistolare?
VOLPINI: Sì, ci siamo scritti, ma non molto; lettere personali. Siccome io parlavo molto delle mie amicizie, sono rimasti incuriositi di quella con frate Ave Maria.
PELOSO: Mi racconti della visita a frate Ave Maria con Pasolini.
VOLPINI: Sì, giungendo a piedi sul sentiero, dall’altra parte della valletta di fronte all’eremo, dalla finestra lui mi chiamava quasi sempre, era evidente che c’era una chiaroveggenza, per dirla proprio tranquillamente... Udimmo questa voce che arrivava da lontano, rauca, cavernosa… e Pasolini si è spaventato. Non voleva continuare il cammino, motivandolo col fatto che doveva essere una visita in incognito, ma in realtà era perché aveva paura.
PELOSO: Pasolini ha parlato con frate Ave Maria del film sul Vangelo che stava progettando?
VOLPINI: Qualche volta frate Ave Maria me ne ha accennato con battute del tipo “speriamo che faccia qualcosa di bello”. E poi mi chiedeva se erano incominciati i lavori per il film. Quindi ha sicuramente parlato dell’argomento, ma non mi ha detto in che termini. In quei tempi, era normale che dove si andava – mi ricordo anche dei frati de La Verna – Pasolini chiedeva pareri a persone religiose.
PELOSO: Cioè chiedeva a degli uomini di Dio come vedevano e avrebbero rappresentato Gesù…
VOLPINI: Sì, questo chiedeva. Ad Assisi, c’era anche un altro comune amico che doveva venire quel giorno, ma non siamo mai riusciti ad organizzarci insieme; è quello che organizzava il festival di Spoleto, Menotti.
PELOSO: La visita di Pasolini a frate Ave Maria, quindi, aveva una motivazione di lavoro.
VOLPINI: No, lui era affascinato dai racconti che di frate Ave Maria facevo io, però in quel momento era spinto anche da questa ricerca sul Vangelo di Matteo. Per la stessa ragione era andato anche all’estero, soprattutto in Egitto, era stato nei luoghi della Chiesa copta e dei santi padri; poi è andato in Turchia, a Gerusalemme. In Terra Santa dovevamo andare assieme ma poi io non ho potuto.
PELOSO: Pasolini ha raccontato qualcosa dopo il lungo colloquio con frate Ave Maria?
VOLPINI: Lui non mi ha detto molto perché è rimasto scioccato e non voleva proprio parlare. Mi diceva «lasciami stare, lasciami stare...». Ma come è andata? Cosa vi siete detti? Ma lui continuava: «devo riflettere, devo pensare». Tanto è vero che io sono tornata a salutare frate Ave Maria mentre lui è rimasto solo nel bosco, a pensare. Fu un incontro che lo ha toccato fortemente. Io lo conoscevo abbastanza e l’ho visto proprio strano, quasi sconvolto, tanto che quella sera doveva venire a casa mia, ma non è venuto. È tornato a casa dicendo che aveva bisogno di stare da solo e di meditare. Fu un incontro che lo ha molto toccato. Poi, in seguito, ci siamo rivisti e ne abbiamo anche molto parlato, e lui continuava a dire: «Ma che strano quest’uomo!». La cosa che lo aveva impressionato – e questo avveniva anche ad altri miei amici – era che frate Ave Maria sapeva tutto del mondo. «Ma come fa a sapere tutto, così, che cosa legge, come fa? Gli parlavo di politica, era aggiornato, gli parlavo d’arte, era aggiornato, di letteratura, era aggiornato. Ma come fa a sapere tutto, quest’uomo?».
PELOSO: Cos’altro ricordava Pasolini?
VOLPINI: La cosa che poi ha colpito Pasolini era che parlava in un linguaggio religioso del suo rapporto con il Signore con tanta naturalezza che, se ne avesse parlato qualcun altro sarebbe parso quasi offensivo, e tanto più con una persona – Pasolini – che non era praticante e non sapeva se credente. Ma frate Ave Maria parlava con tale naturalezza che non solo non offendeva, ma Dio e le cose di Dio apparivano le cose più naturali del mondo. Questo lo affascinò. E poi, un’altra cosa che mi comunicò fu il fatto che frate Ave Maria era molto creativo. In fondo – commentò – questi uomini sono vivi; sono le persone più creative di questo mondo; fanno una vita che è fuori dall’ordinario, eppure è quella che desiderano, e alla fine sono quelli che vivono più liberamente e più veramente. Lui – mi diceva – ha scelto certamente l’amore di Dio ma certamente prima la libertà. Questo era un discorso che lo aveva impressionato, perché alla fine sono questi gli spiriti liberi.
[…]
PELOSO: E dopo quell’incontro?
VOLPINI: Pasolini voleva tornare a trovarlo ancora; però ha avuto molto da fare e oltre al Vangelo secondo Matteo aveva anche altre opere. Si era sempre ripromesso ma frate Ave Maria ci ha lasciati prima... è morto molto in fretta, nel gennaio 1964... chi se lo aspettava!
Dopo l'incontro Pasolini non mi ha detto molto perché è rimasto scioccato e non voleva proprio parlare. Mi diceva «lasciami stare, lasciami stare...». Ma come è andata? Cosa vi siete detti? Ma lui continuava: «devo riflettere, devo pensare». Tanto è vero che io sono tornata a salutare frate Ave Maria mentre lui è rimasto solo nel bosco, a pensare. Fu un incontro che lo ha toccato fortemente.
PELOSO: Pasolini è tornato col ricordo molte volte su questo incontro?
VOLPINI: Sì, sì, sì. Nei discorsi con Pasolini era diventata quasi una battuta; quando c’era da affermare una cosa molto bella o difficile, lui diceva: «Non sono mica frate Ave Maria». A volte gli facevo delle critiche e lui: «Non sono mica frate Ave Maria io».
PELOSO: E gli avrà parlato delle sue cose, della sua vita anche disordinata, dei suoi tormenti?
VOLPINI: Io penso di sì. Più tardi ho interrotto la mia amicizia con Pasolini proprio per questo motivo. Mi è dispiaciuto, perché era un uomo estremamente intelligente ed estremamente sensibile, quindi un uomo di grande valore, però le contraddizioni erano tali che ad un certo punto era difficile anche un’amicizia. Per quanto questa amicizia fosse nelle cose più alte e più nobili, però non potevi pensare che dietro c’era anche un vissuto non coerente.
PELOSO: La vostra amicizia ha avuto anche qualcosa di personale, di affettivo?
VOLPINI: No. Era proprio un’amicizia amicizia, culturale direi, principalmente, anche spirituale, ma molto chiara.
PELOSO: Ricorda dei commenti di frate Ave Maria a questa visita?
VOLPINI: Frate Ave Maria sapeva della mia amicizia con Pasolini. Gli ho anche detto che avevo più difficoltà che desiderio di portarla avanti. Ma lui, frate Ave Maria, mi aveva molto raccomandato di stargli vicino; era un uomo buono e capiva le cose in una maniera straordinaria, cioè le cose del mondo e le cose dello spirito. Io sono stata vicina a Pasolini perché mi sembrava un peccato che un uomo così chiaro nella mente avesse queste contraddizioni. Ma la stessa cosa è capitata anche a frate Ave Maria; anche lui è rimasto affascinato da Pasolini.
PELOSO: Da cosa glielo ha fatto capire? Glielo ha detto?
VOLPINI: Sì, mi ha detto: quest’uomo ha bisogno di essere aiutato, bisogna stargli vicino perché ha talmente tanto Spirito Santo dentro che bisogna farglielo venire fuori. Quindi finché ho resistito sì, gli sono stata vicina, poi non ce l’ho più fatta.
PELOSO: Quando ha interrotto questa amicizia con Pasolini?
VOLPINI: L’ho interrotta nel ’68.
PELOSO: Torniamo a frate Ave Maria. Altri commenti? Su quella visita o su Pasolini?
VOLPINI: Frate Ave Maria è rimasto sicuramente entusiasta e affascinato da Pasolini. Era una cosa molto comprensibile; era capitato anche a me. Disse: «Se quest’uomo potesse servire il Signore, chissà che cose meravigliose farebbe». Poi mi chiese ancora di Pasolini e se il film andava avanti. Forse feci in tempo a dargli la notizia che erano incominciate le prime riprese, i primi spezzoni, che mi pare era andato a girare in Tunisia.
PELOSO: Le chiedeva solo del film o si interessava della persona?
VOLPINI: No, si interessava della persona, come andava, se migliorava, ma questa parola la dico io adesso, ma lui non l’ha mai usata. Mi chiedeva non solo come andava, ma «se viveva nella luce di Dio o no», in verità lui diceva questa parola.
PELOSO: Frate Ave Maria diceva che «i ciechi sono quelli che non vedono Dio». Ha comunicato lei a Pasolini la morte di frate Ave Maria?
VOLPINI: Sì. Dopo poco tempo, lui mi ha mandato questo suo libro – Poesia in forma di rosa (1961-64), Garzanti –. Ha messo un segno tra pagina 42 e 43. Ci sono alcune strofe molto ermetiche, un accenno a una cecità... Poteva alludere a frate Ave Maria.
PELOSO: Ultima domanda: quando ha comunicato a Pasolini che frate Ave Maria era morto?
VOLPINI: Ho cercato di comunicarglielo subito, ma lui non c’era; penso di averglielo detto dopo otto o dieci giorni. È rimasto molto molto scioccato, perché progettavamo di tornare, anzi forse voleva parlargli ancora di più del film.


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