Così amato, così incompreso
La mostra di Roma indica, anche se con poca luce e nessuna preparazione all’evento, la grandezza di Paul Klee e la sua favolosa arte di raccontare, con i sogni, la gioia e il dramma della vita
di Carlo Montarsolo
Paul Klee, Torre doppia, 1923, collezione privata, Museo Wuppertal
Nato in Svizzera e insegnante alla Bauhaus in Germania – sua patria d’elezione – Paul Klee divide con Pablo Picasso la più vasta e consolidata rinomanza storica nel divenire della pittura del XX secolo. Ma, a differenza del pittore spagnolo, il nome di Klee è poco conosciuto.
Gli stessi assidui frequentatori di musei e pinacoteche non conoscono molto della sua vita e della sua arte. Davanti alle opere rimangono interdetti non comprendendone la tecnica e il significato. Paul Klee, pittore, musicista e scrittore, è rimasto un artista solitario e inattuale, una vera e propria “assenza” nell’immaginario e nell’identificazione artistica da parte della gente comune. Per la mostra, annunciata a grandi caratteri sui manifesti e sul drappo che campeggia sul marmo del Vittoriano, si sono subito formate lunghe file in paziente attesa.
Una volta entrati negli spazi dove sono collocate le opere (illuminate male e poco leggibili), c’è perplessità e si manifesta un chiaro disagio da parte dei visitatori, attratti e incuriositi dalla vistosa e perentoria pubblicità dell’evento, ma subito smarriti di fronte ai dipinti (su carta, su gesso, o su giornale) di Klee. Nessun commento. Nessuna preferenza per un’opera o l’altra. Né i titoli, nati dalla profondità psichica dell’autore, su temi sognati e spesso contrapposti all’evidenza, con un grande senso dell’ironia, possono aiutare a cogliere l’importanza di questo grande artista.
Alcuni titoli di opere esposte: Padiglione delle donne, Case con bandiere (riprodotto a colori sul dépliant e sui manifesti), Giardino tropicale, Luna piena, Chiave rotta. E negli ultimi tre anni di lavoro: Esordio di un angelo, Un malato fa progetti, Eternità per piccola gente. Ed è “la piccola gente” che rimane all’oscuro sull’arte di Klee. Non ne sanno di più i professionisti in ogni campo della sfera sociale. Si vuole trovare un minimo di itinerario che si riferisca alle correnti dell’arte del Novecento, ma non c’è. Né aiutano le biografie scritte sui cartelli, o i video sulla vita e sul lavoro di Klee.
A sinistra, Paul Klee, Senza titolo, 1940, Fondazione Beyeler, Riehen/Basel
La mostra di Roma indica, anche se con poca luce e nessuna preparazione all’evento, la grandezza di Paul Klee e la sua favolosa arte di raccontare, con i sogni, la gioia e il dramma della vita. Un genio. Anche i riverberi di sole sulle colonne dei Fori imperiali sembrano indicarne il puro cristallo.