«La verginità è entrata nel mondo per Maria»
Così Pio XII nell’enciclica Sacra virginitas.Ricorrendo il cinquantesimo anniversario del documento sulla verginità consacrata pubblichiamo alcuni brani di Padri della Chiesa citati dal Papa
di Lorenzo Bianchi
Alcune miniature tratte dalle Très belles heures de Notre Dame, uno dei tre volumi in cui è diviso il manoscritto Très belles Heures du duc de Berry, XV secolo, Biblioteca Nazionale di Parigi. Qui, l’Annunciazione; di seguito la Visitazione e la Natività
Cinquant’anni fa, il 25 marzo 1954, nella festa dell’Annunciazione, papa Pio XII pubblicava, nel sedicesimo anno del suo pontificato, la lettera enciclica Sacra virginitas (“La verginità consacrata”). Essa si divide, dopo l’introduzione, in tre grandi capitoli: “L’insegnamento della Chiesa”, “La ragionevolezza della verginità”, “La pratica della verginità”, seguiti da una conclusione in cui si fa cenno alla diminuzione delle vocazioni e alle persecuzioni subite dalle persone consacrate a Dio. Si tratta dell’ultima, in ordine cronologico, fra le cinque più importanti encicliche di Pio XII, dopo la Mystici Corporis (“Sul Corpo mistico di Gesù Cristo e sulla nostra unione in esso con Cristo”), del 29 giugno 1943; la Divino afflante Spiritu (“Sul modo più opportuno di promuovere gli studi biblici), del 30 settembre 1943; la Mediator Dei (“Sulla sacra liturgia”), del 20 novembre 1947; e la Humani generis (“Circa alcune false opinioni che minacciano di sovvertire i fondamenti della dottrina cattolica”), del 12 agosto 1950.
Ripercorriamo qui di seguito l’enciclica di Pio XII Sacra virginitas attraverso alcune citazioni dagli scritti dei Padri della Chiesa nominati dal Papa, introdotte dalle parole dell’enciclica e raggruppate per autore in ordine cronologico: Cipriano, vescovo di Cartagine, dove subì il martirio il 14 settembre 258; Atanasio, vescovo di Alessandria, dove morì il 2 maggio 373; Ambrogio, vescovo di Milano, morto il 4 aprile 397; e infine Agostino, vescovo di Ippona, dove morì il 28 agosto 430.
Tutte le citazioni di Cipriano utilizzate da Pio XII, delle quali qui se ne riportano tre, sono tratte dall’opera De habitu virginum, composta nel 249
«I santi Padri esortano le vergini ad amare il loro Sposo divino più di quanto amerebbero il proprio marito»
Sacra virginitas, 15
«Neque enim inanis haec cautio est et vana formido quae ad salutis viam consulit, quae Dominica et vitalia praecepta custodit, ut quae se Christo dicaverint, et a carnali concupiscentia recedentes tam carne quam mente se Deo voverint, consumment opus suum magno praemio destinatum, nec ornari iam aut placere cuiquam nisi Domino suo studeant, a quo et mercedem virginitatis expectant»
«Non è una inutile precauzione o una paura senza senso quella che ha cura della via della salvezza, e che custodisce i precetti del Signore che danno vita, affinché le vergini che si sono consacrate a Cristo e, abbandonando la concupiscenza della carne, hanno fatto voto di sé a Dio tanto nella carne che nella mente, portino a termine la propria opera destinata ad un grande premio, e non si preoccupino di abbellirsi o di piacere a nessuno se non al loro Signore, dal quale attendono la ricompensa della verginità»
Cipriano, De habitu virginum, 4: PL 4, 443-444
«La verginità è virtù angelica»
Sacra virginitas, 27
«Quod futuri sumus iam vos esse coepistis. Vos resurrectionis gloriam in isto saeculo iam tenetis, per saeculum sine saeculi contagione transitis. Cum castae perseveratis et virgines, angelis Dei estis aequales»
«Quello che noi saremo un giorno, voi già cominciate ad esserlo. Voi fin da questo secolo godete la gloria della risurrezione, passate attraverso il mondo senza contagiarvene. Finché perseverate caste e vergini, siete eguali agli angeli di Dio»
Cipriano, De habitu virginum, 22: PL 4,462
ATANASIO
La citazione di Atanasio qui proposta è tratta dalla Apologia ad Constantium, iniziata nel 353
«La Chiesa cattolica è solita chiamare le vergini spose di Cristo»
Sacra virginitas, 14
«Il Figlio di Dio, nostro Signore e Salvatore, Gesù Cristo, divenuto uomo per noi, ha abolito la morte e liberato il genere umano dalla schiavitù della corruzione. Oltre a tutte queste grazie, ci ha donato di possedere sulla terra un’immagine della santità stessa degli angeli, la verginità. Coloro che fanno professione di questa virtù, la Chiesa cattolica è solita chiamarle spose di Cristo. Gli stessi pagani che le vedono le ammirano come tempio del Verbo; poiché da nessuna parte, in verità, si trova questa venerabile e celeste istituzione se non presso noi cristiani»
Numerose sono le citazioni di Ambrogio; quelle qui proposte sono tratte dal De virginibus, opera del 377, e dal De institutione virginis, databile al 392
«La verginità perpetua è un bene eccelso di carattere essenzialmente cristiano e si distingue da quella pagana perché questa ha un carattere temporaneo»
Sacra virginitas, 1
«Quis mihi praetendit Vestae virgines et Palladis sacerdotes? Qualis ista est non morum pudicitia, sed annorum: quae non perpetuitate, sed aetate praescribitur! Petulantior est talis integritas, cuius corruptela seniori servatur aetati. Ipsi docent virgines suas non debere perseverare, nec posse, qui virginitati finem dederunt. Qualis autem est illa religio, ubi pudicae adolescentes iubentur esse, impudicae anus?»
«E chi mi vorrà fare l’elogio delle vergini di Vesta e delle sacerdotesse del Palladio? Che pudicizia è questa non di costumi, ma di anni, che non è prescritta per sempre, ma a tempo? È spudorata questa integrità, la cui violazione è riservata ad un’età più matura. Essi, che hanno posto un termine alla verginità, insegnano alle loro vergini che non debbono né possono essere perseveranti. Ma che vincolo santo è quello per il quale le fanciulle sono obbligate ad essere pudiche e le vecchie impudiche?»
Ambrogio, De virginibus, I,4, 15: PL 16,193
«Vi è grande somiglianza, già dall’epoca di Ambrogio, tra il rito della consacrazione delle vergini e quello della benedizione nuziale»
Sacra virginitas, 14
«Te quaeso ut tuearis hanc famulam tuam, quae tibi servire, tibi animam suam, tibi integritatis suae studium dicare praesumpsit. Quam sacerdotali munere offero, affectu patrio commendo; ut propitius et praesul conferas ei gratiam, quo coelestium thalamorum immorantem adytis Sponsum excutiat, mereatur videre, introducatur in cubiculum Dei sui regis: mereatur audire dicentem sibi: “Ades huc a Libano, Sponsa, ades huc a Libano; transibis et pertransibis a principio fidei” (Ct 4, 8); ut transeat saeculum, ad illa aeterna pertranseat. [...] Egredere itaque tu, Domine Iesu, in die sponsalium tuorum, suscipe iamdudum devotam tibi spiritu, nunc etiam professione»
«Ti supplico perché protegga questa tua ancella, che ha osato mettersi al tuo servizio, consacrarti la sua anima e dedicarti la volontà della sua integrità. Te la offro come sacerdote. Te la raccomando con affetto paterno, affinché tu, benevolo protettore, le doni la grazia di poter svegliare lo Sposo che dimora nelle stanze dei talami celesti, di meritare di vederlo, di essere introdotta nella stanza di Dio suo re, e di meritare di ascoltarlo che le dice: “Vieni qui dal Libano, o sposa, vieni qui dal Libano; dal principio della fede attraverserai e raggiungerai” (Ct 4, 8), cosicché attraversi il mondo e raggiunga l’eternità. [...] Esci dunque tu, o Signore Gesù, nel giorno delle tue nozze, accogli colei che da tempo ti è devota in spirito, ora anche con la professione»
Ambrogio, De institutione virginis, 17, 107.114: PL 16, 331.334
«Ma per custodire illibata e perfezionare la castità, esiste un mezzo la cui meravigliosa efficacia è confermata dalla ripetuta esperienza dei secoli: e cioè una devozione solida e ardentissima verso la vergine Madre di Dio. Ella, secondo la parola di sant’Ambrogio, è “la maestra della verginità” e la madre potentissima soprattutto delle anime consacrate
al servizio di Dio»
Sacra virginitas, 58
«Et quae esset, cui maius quam matri Dominus meritum reponeret, praemium reservaret? Nulli enim uberiora quam virginitati deputavit munera [...]. Aliis promittit ut non deficiant: matrem suam deficere patiebatur? Sed non deficit Maria, non deficit virginitatis magistra; nec fieri poterat ut quae Deum portaverat, portandum hominem arbitraretur»
«E a chi il Signore avrebbe dovuto attribuire maggior merito, riservare maggior premio che alla propria madre? Infatti a nessuno ha destinato doni più ricchi di quelli dati alla verginità di Maria [...]. Agli altri promette che non verranno meno: poteva forse tollerare che venisse meno sua madre? Ma Maria non viene meno, non viene meno la maestra di verginità; e non poteva accadere che colei che aveva portato Dio nel suo grembo, pensasse di portarvi un uomo»
Ambrogio, De institutione virginis, 6, 45: PL 16, 317
«Cuius tanta gratia, ut non solum in se virginitatis gratiam reservaret, sed etiam his quos viseret integritatis insigne conferret»
«Tanto grande fu la grazia di Maria, che ella non riservava solo per sé il dono della verginità, ma anche a quelli che vedeva conferiva l’ornamento dell’integrità»
Ambrogio, De institutione virginis, 7, 50: PL 16, 319
«La fedeltà delle vergini al loro Sposo divino dipende dalla preghiera» Sacra virginitas, 56
«Oratio quoque nos Deo crebra commendet. Si enim propheta dicit: “Septies in die laudem dixi tibi” (Sal 118 [119], 164), qui regni erat necessitatibus occupatus; quid nos facere oportet, qui legimus: “Vigilate et orate, ne intretis in tentationem” (Mt 26, 41)? Certe solemnes orationes cum gratiarum actione sunt deferendae, cum e somno surgimus, cum prodimus, cum cibum paramus sumere, cum sumpserimus, et hora incensi, cum denique cubitum pergimus. Sed etiam in ipso cubili volo psalmos cum oratione Dominica frequenti contexas vice, vel cum evigilaveris, vel antequam corpus sopor irriget; ut te in ipso quietis exordio rerum saecularium cura liberam, divina meditantem somnus inveniat. Denique etiam qui primus philosophiae ipsius nomen invenit, quotidie priusquam cubitum iret, tibicinem iubebat molliora canere, ut anxia curis saecularibus corda mulceret. Sed ille, sicut is qui laterem lavat, saecularia saecularibus frustra cupiebat abolere; magis enim se oblinibat luto, qui remedium a voluptate quaerebat: nos autem terrenorum vitiorum colluvione detersa, ab omni inquinamento carnis mentium interna mundemus. Symbolum quoque specialiter debemus tamquam nostri signaculum cordis antelucanis horis quotidie recensere: quo etiam cum horremus aliquid, animo recurrendum est. Quando enim sine militiae sacramento, miles in tentorio, bellator in praelio?»
«Anche l’orazione frequente ci raccomandi a Dio. Infatti, se il profeta dice: “Sette volte al giorno sono solito rivolgerti la lode” (Sal 118 [119], 164), lui che era preso dalle cure del regno, che cosa dobbiamo fare noi, che leggiamo: “Vegliate e pregate per non entrare in tentazione” (Mt 26, 41)? Certamente preghiere solenni con rendimento di grazie devono essere elevate quando ci svegliamo, quando usciamo, quando ci prepariamo a prendere il cibo, dopo aver mangiato e sul far della sera, infine quando andiamo a dormire. Ma voglio che anche nel letto tu intrecci ripetutamente i salmi alternandoli con l’orazione del Signore, sia quando vegli, sia prima che il sonno distenda il corpo, affinché il sonno ti trovi, all’inizio del tuo riposo, libera dalle preoccupazioni mondane, mentre mediti le cose di Dio. E infatti anche colui che per primo inventò il termine “filosofia” [Pitagora], ogni giorno, prima di andare a letto, ordinava al flautista di suonare musiche dolci, per dare sollievo al cuore oppresso dalle preoccupazioni mondane. Ma quello, come colui che lava un mattone [cioè che fa un lavoro inutile], invano voleva eliminare cose mondane con strumenti mondani; poiché cercando rimedio nel piacere, ancor più si macchiava di fango. Noi, invece, dopo aver lavato ogni sozzura di vizi terreni, purifichiamo le menti nell’intimo da ogni contaminazione della carne. Dobbiamo, in particolar modo, ogni giorno, prima dell’alba, recitare anche la professione di fede come fosse il sigillo del nostro cuore, alla quale dobbiamo far ricorso con coraggio anche quando qualcosa ci spaventa. Quando mai infatti un soldato si trova nella tenda, un combattente in battaglia senza aver fatto il giuramento militare?»
Ambrogio, De virginibus, III, 4, 18-20: PL 16, 225
Le due citazioni di Agostino qui proposte, fra le numerose che ricorrono nell’enciclica, sono tratte dalle Epistolae e dall’opera
De sancta virginitate, scritta nel 401
«Tutti i santi e le sante hanno sempre considerato la fuga e l’attenta vigilanza per allontanare con diligenza ogni occasione di peccato come mezzo migliore
per vincere in questa materia»
Sacra virginitas, 49
«Nec dicatis vos habere animos pudicos, si habeatis oculos impudicos: quia impudicus oculus impudici cordis est nuntius»
«Non dite di avere anime virtuose, se avete occhi impuri, perché l’occhio impuro è indizio di cuore impuro»
Agostino, Epistolae, 211,10: PL 33, 961
«Nessuno forse, meglio di sant’Agostino, ha dimostrato l’importanza dell’umiltà cristiana per salvaguardare la verginità»
Sacra virginitas, 54
«Perpetua continentia, maximeque virginitas, magnum bonum est in sanctis Dei, vigilantissime cavendum est ne superbia corrumpatur. [...] Quod bonum quanto magnum video, tanto ei, ne pereat, furem superbiam pertimesco. Non ergo custodit bonum virginale, nisi Deus ipse qui dedit: et “Deus charitas est” (1Gv 4, 8) . Custos ergo virginitatis charitas: locus autem huius custodis humilitas»
«La perpetua continenza, e molto più la verginità, sono un grande bene nei santi di Dio; ma con somma vigilanza bisogna vegliare che non sia corrotto dalla superbia. [...] Quanto maggiore è il bene che io vedo, tanto più temo che la superbia non lo rapisca. Così il bene della verginità nessuno lo custodisce meglio di Dio che l’ha concesso; e “Dio è carità” (1Gv 4,8). La custode, quindi, della verginità è la carità, ma l’abitazione di tale custode è l’umiltà»
Agostino, De sancta virginitate, 33.51: PL 40, 415.426