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DIBATTITO
tratto dal n. 06 - 2004

L’inizio fu il ’78


Pubblicato il resoconto di un incontro tenutosi a Roma nel giugno 2003 nella sede di Civiltà Cattolica sul tema “La Democrazia cristiana partito di garanzia democratica e di riforme sociali”. Tra gli interventi, interessante è l’analisi di Macaluso per il quale «la crisi italiana inizia con la morte di Moro»


di Giovanni Ricciardi


<I>Storia e Società</I>, periodico dell’Associazione  per la valorizzazione della democrazia in Italia (Onlus). Speciale: “La Democrazia cristiana partito di garanzia democratica e di riforme sociali”, Anno VI, febbraio-marzo 2004

Storia e Società, periodico dell’Associazione per la valorizzazione della democrazia in Italia (Onlus). Speciale: “La Democrazia cristiana partito di garanzia democratica e di riforme sociali”, Anno VI, febbraio-marzo 2004

L’Associazione per la valorizzazione della democazia in Italia riunisce istituzioni culturali di grande prestigio come la Fondazione Alcide De Gasperi, l’Istituto Luigi Sturzo, il Centro Giovanni Gronchi per lo studio del movimento cattolico, e molte altre realtà legate allo studio della presenza dei cattolici nella vita e nella società italiana. Il numero speciale della rivista di quest’associazione pubblica il resoconto di un incontro tenutosi a Roma il 5 giugno 2003 nella sede di Civiltà Cattolica sul tema “La Democrazia cristiana partito di garanzia democratica e di riforme sociali”. L’incontro è stato un momento di riflessione sul passato, ma anche occasione per ragionare sul ruolo dei cattolici nella attuale condizione della vita politica e sociale italiana. Si è distinto per l’alto profilo dei partecipanti: da Franco Nobili a Enzo Scotti, da Agostino Giovagnoli a Piero Barucci, da Emanuele Macaluso a Giulio Andreotti. La pubblicazione degli atti offre spunti di riflessione sulla “questione democristiana”, sul ruolo svolto nella cosiddetta Prima repubblica, sulle ragioni della sua crisi e della sua dissoluzione negli anni Novanta. Quasi una storia della Dc raccontata da alcuni dei suoi più importanti protagonisti. Ma è proprio sulle ragioni della crisi che i partecipanti al forum hanno cercato di dare una risposta convincente. Interessante, fra gli altri, l’intervento di Emanuele Macaluso: rispondendo a Scotti, l’esponente dell’ex Pci osserva che il punto di “non ritorno” che segna la crisi della Dc non è tanto la stagione di mani pulite, causa piuttosto occasionale, quanto i fatti del 1978: «Per me la crisi italiana inizia con la morte di Moro. Egli aveva intuito la necessità di un mutamento del sistema politico tale che potesse prevedere i comunisti al governo […]. Un superamento che nasceva dalla visione chiara che il sistema politico italiano era al capolinea e che anche i rapporti internazionali erano cambiati».
Il ritrovamento di Aldo Moro in via Caetani

Il ritrovamento di Aldo Moro in via Caetani

A Macaluso fa eco Giulio Andreotti: «Dobbiamo essere tutti grati a Macaluso per l’analisi svolta […]. Effettivamente la morte di Moro ha cambiato molto. Perché è sbagliato quando lo si vuole fare apparire come chi passava dall’altra parte, anche se effettivamente esisteva una forte diffidenza internazionale creata da questo sospetto. Qualche mese prima a Portorico, in occasione del G7, quattro Paesi (Stati Uniti, Francia, Germania e Inghilterra) per bocca del cancelliere Schmidt avevano lanciato una specie di diffida all’Italia a non cambiare politica. Ma la filosofia di Moro era in realtà molto precisa e cioè di tener conto della necessità, a cui Macaluso molto lucidamente ha fatto riferimento, di essere aperti a un mondo che stava cambiando e nello stesso tempo di prendere atto di una variazione che si stava realizzando in seno al Partito comunista. La marcia di Berlinguer contro il partito guida e i partiti guidati era qualcosa di molto serio. È questo un punto dirimente per capire tanto di quel periodo. […] È importante guardare il fondo politico di questa operazione, senza deformazioni storiche. Certo che poi sullo sfondo della tragedia Moro c’è proprio questo, perché chi ha ammazzato Moro voleva far crollare una tale possibilità evolutiva».


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