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MOSTRE
tratto dal n. 11 - 2004

Degas, la magia dei pastelli


Centosettanta opere dell’artista francese in mostra a Roma nel Complesso del Vittoriano dal 2 ottobre 2004 al 1° febbraio 2005


di Carlo Montarsolo


<i>Tre ballerine nella classe di danza</i>, Edgar Degas, Brisbane, Queensland Art Gallery

Tre ballerine nella classe di danza, Edgar Degas, Brisbane, Queensland Art Gallery

È in corso al Vittoriano a Roma una mostra di Edgar Degas, con oltre 170 opere tra oli, pastelli, sculture e foto. Prosegue così nella capitale, negli spazi dello storico monumentale complesso, la serie di prestigiose rassegne con opere dei più famosi e significativi pittori dell’arte contemporanea. Dopo Cézanne e Klee, ecco Degas, l’artista francese la cui rinomanza si deve ai temi che prediligeva, le ballerine e i cavalli da corsa. I suoi più eminenti biografi lo descrivono come un uomo di pessimo carattere, sarcastico e insolente. Legò poco con gli altri impressionisti tanto da poter essere considerato fuori da quel movimento. Uno dei bersagli era Monet, con le sue “ninfee”. Degas diceva che la reiterata visione di quelle foglie che marciscono sull’acqua gli faceva «male agli occhi» (morirà cieco nel 1917). Detestava la pittura “en plein air” eseguita all’aperto su soggetti immobili e si rifugiava nella penombra ovattata dell’atelier, dove, attraverso estenuanti prove a cui sottoponeva le occasionali modelle, dipinse la Lezione di danza, giunta da Washington, e la Classe di danza giunta da Filadelfia. Appassionato di cavalli, a volte si recava all’ippodromo, ed è famosa la tela Prima della partenza dipinta a olio e prestata alla mostra di Roma da una pinacoteca privata di Zurigo.
Sono da vedere in mostra le 73 sculture provenienti dal Museu de Arte di San Paolo del Brasile. Collocate tutte insieme in vetrina, in una sala con vista sui Fori, testimoniano il multiforme ingegno di Degas.
Inoltre egli sperimentò negli anni della maturità la fotografia, procurandosi un apparecchio a lastre con il quale ritrasse contadini e amici, e arrivò a farsi un autoritratto parodiando l’Apoteosi di Omero di Ingres. Degas era anche, come dissero i suoi contemporanei, un “geniale buontempone” che amava ironizzare su sé stesso.
Raggiunse straordinari livelli di maestria nella tecnica del pastello. Proprio per le continue e ossessive sperimentazioni di metodi per “umidificare” e “fissare” i pastelli su speciali cartoncini che lui stesso preparava con vernici e colle particolari, si può affermare che Degas abbia inventato quella tecnica e che sia stato il più grande pastellista della pittura moderna. Ricordo che all’inizio della mia esperienza in pittura imparai a usare il pastello presso un ricco signore vesuviano il quale consentì che adoperassi la collezione di pastelli che aveva acquistato presso la famosa Ditta Lefranc, a Parigi. Degas fruiva di questi pastelli molto compatti malgrado la materia fragile del gesso colorato.
Provo a specificare che cosa sono i pastelli. Si tratta di piccoli cilindri arrotondati, dei veri e propri gessetti con centinaia di toni e colori diversi: dal bianco al nero, le “terre” bruciate e naturali, i grigi, le ocre, il verde smeraldo e veronese, il blu indaco e oltremare. A differenza dei pastelli a olio confezionati più tardi, Degas dipingeva esclusivamente con quelli a gesso, premendoli con le dita sul cartoncino e sfumandoli con la mano o con una morbida pezzuola. Con questa tecnica otteneva esiti pittorici stupefacenti, specialmente quando ritraeva l’incarnato delle modelle nude (si guardino la Giovane donna nella tinozza o che si asciuga i capelli). Dotato di una sintesi disegnativa impeccabile, rendeva in pittura la morbida e vellutata grazia del sembiante, delle spalle, delle braccia delle figure femminili, superando con i pastelli lo stesso incarnato dipinto ad olio da Renoir. Forse nessun pittore del Rinascimento aveva mai raggiunto una così alta e reale resa pittorica della pelle, quel colore roseo, vivo, della persona giovane e sana.
Esorto gli amici che visiteranno la mostra a soffermarsi sulle opere dipinte a pastello, per fortuna intatte nel tempo malgrado la precaria polverosa materia del gesso. I dipinti sono stati adeguatamente protetti dal fissaggio, e da vetrine e luci particolari.
Nel contrasto con il marmo del Vittoriano e con la pietra levigata dei Fori imperiali, i pastelli di Edgar Degas appaiono magici e si illuminano anch’essi di eterno.


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