Lecceto antico, seduzione di santità
Abbiamo chiesto alle agostiniane di Lecceto di scrivere per noi cenni della loro vita e della storia del loro monastero
Qui sopra, e di seguito, alcune immagini del monastero di Lecceto
Una Bellezza s’incontra in questo luogo. È una Bellezza che io ho incontrato venendo qui la prima volta ormai più di quindici anni fa. E non si tratta solo dell’armonia dei canti, della liturgia, dell’umile eleganza dell’abito monastico, della dolcezza del tratto femminile; è una Bellezza, una Bontà, una Verità che appartengono proprio a questo luogo, da secoli chiamato “Attrattiva di Santità”, «Ilicetum vetus sanctitatis illicium» (Antico lecceto seduzione di santità). Una storia di santità infatti lo ha abitato. Ciò che ha condotto ciascuna di noi a chiedere di poter vivere nella comunità agostiniana di questo eremo, anche se le circostanze sono state singolarmente diverse e particolari, è proprio questa attrattiva… «L’Amore» dice sant’Agostino «è una forza che attrae l’anima» (cfr. Commento al Vangelo di Giovanni, 26, 4).
È un Amore che ha investito la mia vita fin dall’inizio, gratuitamente, anticipando il desiderio del mio cuore. Più grande del mio cuore. Una grazia e una misericordia che abbracciano la vita donando continuamente il perdono e la possibilità di ricominciare. Un Amore che fa verità, che rende liberi. A un certo punto nasce nel cuore una domanda più grande: a chi appartiene la vita, per chi viverla? E si comincia a intravedere una prospettiva e una possibilità impensate e un desiderio nuovo: vivere per Dio. Sant’Agostino ha tradotto tutto questo in una Regola. La Regola è la carità: «Sorelle carissime, amate con tutto il cuore Dio e poi il prossimo, perché questo il Signore vuole da noi al di sopra di ogni altra cosa (ante omnia diligite)» (cfr. sant’Agostino, La Regola, 1). «Il motivo essenziale per cui siete stati insieme riuniti» ci dice andando sempre più al cuore della nostra vita «è che viviate unanimi nella casa e che abbiate un’anima sola e un sol cuore protesi verso Dio» (cfr. sant’Agostino, La Regola, 3). Questa non è altro che l’esperienza della prima comunità cristiana. Agostino vuole che la comunità monastica viva la stessa esperienza della Chiesa nascente: «Come vogliamo vivere e come con l’aiuto di Dio già viviamo è descritto proprio in questo brano degli Atti degli apostoli, molti già lo sanno direttamente dalla Sacra Scrittura; ma per ricordarvelo meglio vi si rileggerà il passo degli Atti degli apostoli dove viene descritta la forma di vita che intendiamo seguire: “La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune” (At 4, 32). Avete sentito qual è il nostro proposito: pregate perché lo possiamo attuare» (cfr. Discorso 356, 1. 2).