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NUOVI BEATI
tratto dal n. 01/02 - 2005

Charles de Foucauld

«Quanta dolcezza seppe portare Gesù a chi gli si avvicinava»




Charles de Foucauld e l’eremo nel deserto di Tamanrasset

Charles de Foucauld e l’eremo nel deserto di Tamanrasset

VI È UNA TALE DIFFERENZA TRA DIO E tutto CIÒ CHE NON È LUI
«La mia vocazione religiosa risale al momento stesso della mia fede: Dio è così grande! Vi è una tale differenza tra Dio e tutto ciò che non è lui...».
(Lettera a Henry de Castries, 14 agosto 1901)

Quibus auxiliis?
«Mediante la tua grazia, e che grazia! Con la tua misericordia, un’infinità di misericordie!... Grazie all’intercessione della santa Vergine, di san Giuseppe, di santa Maddalena, di san Giovanni Battista, del mio angelo custode, di tutti i santi e tutte le sante, di tante persone che mi amano e che non sono più su questa terra; [...] con l’aiuto di san Paolo eremita e di sant’Antonio di cui in questi giorni celebriamo la memoria».
(Appunto del 15 gennaio 1895)

GesÙ effonderÀ grazie abbondanti
ed essi comprenderanno
«Gli indigeni ci accolgono bene; non sono sinceri: cedono alla necessità. Quanto ci vorrà perché acquisiscano davvero quei sentimenti che adesso fingono di avere? Forse ciò non accadrà mai... sapranno distinguere i soldati dai preti e vedere in noi dei servi di Dio, ministri di pace e di carità, fratelli universali? Non lo so. Se io faccio il mio dovere, Gesù effonderà grazie abbondanti ed essi comprenderanno».
(Lettera a madame De Bondy, dal sud di Beni Abbès, 3 luglio 1904)

Fonte e balsamo di consolazione
«Sforziamoci di avere un’infinita delicatezza nella nostra carità; non limitiamoci ai grandi servizi, ma coltiviamo quella tenera delicatezza capace di curare i dettagli e che sa riversare con gesti da nulla tanto balsamo nei cuori. “Dategli da mangiare”, dice Gesù. Allo stesso modo entriamo, anche con coloro che vivono accanto a noi, nei piccoli dettagli della loro salute, della loro consolazione, delle loro preghiere, dei loro bisogni: consoliamo, rechiamo sollievo con le attenzioni più minute; per coloro che Dio ci mette accanto sforziamoci di avere quelle tenere, delicate, piccole attenzioni che avrebbero fra di loro due fratelli pieni di delicatezza, e delle madri piene di tenerezza per i loro figli, al fine di consolare, per quanto ci è possibile, tutti coloro che ci attorniano ed essere per loro fonte e balsamo di consolazione, come lo fu sempre nostro Signore per tutti quelli che lo avvicinavano: per la santa Vergine e san Giuseppe, ma anche per gli apostoli, la Maddalena e tutti gli altri... Quanta consolazione, quanta dolcezza seppe portare a tutti coloro che gli si avvicinavano».
(da La bonté de Dieu)

La preghiera
«Non cercare di organizzare, di preparare la fondazione dei Piccoli fratelli del Sacro Cuore di Gesù: solo, vivi come se dovessi restare per sempre solo. Se siete in due, in tre, un piccolo numero, vivete come se non doveste mai diventare più numerosi. Prega come Gesù, quanto Gesù, riservando come lui un posto sempre molto grande alla preghiera... Sempre a sua immagine, lascia molto spazio al lavoro manuale, che non è un tempo sottratto alla preghiera, ma donato alla preghiera; il tempo del tuo lavoro manuale è un tempo di preghiera. Recita fedelmente ogni giorno il breviario e il rosario. Ama Gesù con tutto il tuo cuore (dilexit multum), e il prossimo tuo come te stesso per amore di lui... La tua vita di Nazareth si può fare ovunque, vivila nel luogo più utile al prossimo».
(Meditazione del 22 luglio 1905)

La debolezza dei mezzi umani È causa di forza
«Ecco le nostre armi, quelle del nostro Sposo divino che ci chiede di lasciar continuare a vivere in noi la sua vita, lui, l’unico Amante... l’unica Verità... Non troveremo di meglio che lui, ed egli non invecchia... Seguiamo questo modello unico e saremo sicuri di fare parecchio bene, perché in tal modo non saremo più noi a vivere, ma sarà lui a vivere in noi; le nostre azioni non apparterranno più a noi, umani e miserabili, ma a lui, e saranno perciò divinamente efficaci».
(Lettera a padre Charles Guérin, 15 gennaio 1908)

I poveri
«Amiamo i ricchi, poiché sono figli di Dio; ma non occupiamoci di loro giacché non ne hanno bisogno; occupiamoci dei poveri, giacché hanno bisogno di tutto e perché Gesù ce li ha lasciati non come fratelli, ma come Lui stesso da curare, nutrire, vestire, consolare, santificare, salvare, insomma amare. Essi sono “i suoi fratelli”, sono la famiglia che egli ha adottato; quella che lascia a noi».
(Meditazione sul Salmo 81)

sta a lui chiamarci
«Dio ci darà in ogni istante ciò che è necessario per adempiere qualsiasi missione gli piacerà darci... Ce lo darà sovrannaturalmente, senza alcuna preparazione da parte nostra, se ciò gli aggrada, come fece con i suoi grandi apostoli Pietro e Paolo […]. Oppure ce lo darà facendoci cooperare alla sua grazia col nostro lavoro, e allora ci dirà Egli stesso in quale modo dobbiamo compiere questi lavori preparatori… Sta a lui chiamarci nell’ora in cui vuole che ci dedichiamo ad essi».
(Meditazioni sui Santi Evangeli, 234ª)
Ci si potrebbe forse domandare: Gesù, trent’anni di vita nascosta a Nazareth su trentatré, era forse questo un tempo perduto? In realtà, proprio la realtà quotidiana, la realtà ordinaria è il vero spazio pubblico dove si manifesta il dono della vita cristiana

Tu rendi la salute alle anime per pura compassione
«Tu rendi la salute alle anime, anche quand’esse non te lo domandano, o mio Dio, per pura compassione, per puro amore verso l’opera delle tue mani, verso le tue pecore, o buon Pastore!
Speriamo! Tu non aspetti che la pecora smarrita, aggredita dal lupo e già quasi morta sotto i suoi denti, Ti chiami in aiuto; da lontano sempre la vedi e sempre le dai, fino all’ultimo momento, tutto quel che le è necessario per sfuggire al nemico. Speriamo».
(Meditazioni sui passi dei Santi Evangeli relativi alle quindici virtù, 106ª)


Un lampo che illumina per un istante la notte della terra
«Tu potevi, mio Dio, guidare Giuseppe con ben altri mezzi che con le apparizioni: si ha l’impressione che sia allo scopo di rendere, fin dalle prime pagine del Vangelo, evidente ai nostri occhi questa verità della speranza che bisogna avere nella tua grazia (che tu ci dai per condurci verso la gloria), che ci mostri così, già all’inizio del Nuovo Testamento, questi angeli, queste stelle che si levano alla tua chiamata per guidare gli uomini… È come un lampo che illumina per un istante la notte della terra e in essa fa vedere, ai nostri occhi stupefatti, qual è il tuo modo di dirigere le anime».
(Meditazioni sui passi dei Santi Evangeli relativi alle quindici virtù, 8ª)


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