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TEOLOGIA
tratto dal n. 01/02 - 2005

Duns Scoto e l’Immacolata Concezione


Una postilla all’articolo sui centocinquant’anni dalla definizione del dogma


di René Laurentin


L’Immacolata Concezione, Giambattista Tiepolo, 
Museo del Prado, Madrid

L’Immacolata Concezione, Giambattista Tiepolo, Museo del Prado, Madrid

Desidero fare una breve aggiunta al mio articolo sul centocinquantenario dell’Immacolata Concezione pubblicato su 30Giorni di novembre.
I lavori su Duns Scoto, che proseguono all’Università francescana Antonianum di Roma, apportano elementi nuovi che non avevo a disposizione al momento della redazione del mio articolo: il libro di padre Stefano Cecchin ofm sull’Immacolata Concezione, e un altro testo in via di pubblicazione.
Brevemente. L’edizione critica in corso delle opere di Duns Scoto attesta oggi che egli non ha solo stabilito la possibilità e la convenienza dell’Immacolata Concezione, ma l’ha nettamente affermata. Se in alcuni scritti la necessaria prudenza ha trattenuto l’affermazione di cui egli è stato il promotore per eccellenza, nei suoi corsi di Oxford e Parigi e in tanti dei suoi scritti l’affermazione è chiara: Maria non ha contratto il peccato originale (Ordinatio II, d. 3, q.1). In questo stesso scritto (Ordinatio III, d. 1, q.1, n. 21), non dice solo che Dio ha potuto «preservare» Maria, ma conclude esplicitamente: dunque Dio l’ha fatto.
È peraltro quello che un suo studente di Parigi aveva capito benissimo, nelle sue note oggi pubblicate: «La perfezione del Mediatore richiede [...] la preservazione da ogni colpa, anche originale: quindi la Vergine fu esente da ogni macchia originale» (Reportatio parisiensis III, d. 3, q. 2).
Scoto ha avuto più importanza e merito per gli argomenti dottrinali che per primo ha portato, creando e precisando esattamente la nozione di preservazione e collegando la Concezione immacolata di Maria ai soli meriti di Cristo Redentore, piuttosto che per l’affermazione di questa preservazione. Ma non c’è dubbio che egli l’abbia affermata in molti dei suoi scritti e dei suoi corsi; e questa acquisizione dell’edizione critica di Duns Scoto meritava di essere sottolineata. Ecco perché ho ritenuto importante fare questa puntualizzazione che completa quello che dicevo a proposito del ruolo fondamentale di Duns Scoto nella storia di questo dogma.


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