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ARTE
tratto dal n. 01/02 - 2005

Van Gogh, 1889

Lettere a Theo sulla bontà e sul dolore




Autoritratto con tavolozza, Vincent Van Gogh, 
1° settembre 1889, National Gallery of Art, Washington

Autoritratto con tavolozza, Vincent Van Gogh, 1° settembre 1889, National Gallery of Art, Washington

Poi, tu lo sai bene, io amo tanto Arles, quanto Gauguin la considera la più sozza città di tutto il Sud. Ho trovato qui tanta amicizia presso i vicini, tra la gente dell’ospedale, che davvero preferirei essere sempre malato qui piuttosto che dimenticare la bontà di questa gente, per quanti pregiudizi possano avere sulla pittura e sui pittori.
febbraio 1889

In questi giorni, trasferendo i miei mobili, imballando le tele che spedirò, ero triste. Ma mi sembrava soprattutto triste il fatto che tutto questo mi fosse stato donato dalla tua amicizia fraterna e che tutti questi anni solo grazie a questa tua amicizia io abbia potuto sostenermi: mi è difficile esprimerti quello che sentivo. La bontà che tu hai avuto per me non è perduta, poiché tu l’hai avuta, questa resta, anche se i risultati materiali fossero nulli, questa resta anche a maggior ragione...
Tutte le tue bontà verso di me oggi le ho trovate più grandi che mai. Non posso dire come le sento, ma ti assicuro che questa bontà ha diffuso un alone buono e se non vedi i risultati, mio caro fratello, non ti dispiacere, la tua bontà resterà in me.
1 aprile 1889

Scrivevo ancora l’altro giorno a nostra sorella che per tutta la mia vita, o almeno quasi, ho cercato tutt’altra cosa che una carriera da martire, per la quale non ho la taglia.
3 maggio 1889

Sono “preso dal male” nella vita; il mio stato mentale è ed è stato troppo “astratto”, tanto che qualunque cosa si faccia per me io non posso ridare equilibrio alla mia vita. Mi sento tranquillo là dove posso seguire una regola, come qui all’ospedale.
30 aprile 1889
Non sono un ammiratore del Cristo nell’orto degli ulivi di Gauguin, di cui mi ha mandato uno schizzo. Di quello di Bernard non so, ma lui mi ha promesso una fotografia, tuttavia temo che queste composizioni bibliche mi faranno desiderare altre cose. In questi giorni ho visto delle donne raccogliere le olive: nessuna possibilità di averle come modelle, non ne ho fatto niente. Ma mi sono chiesto se fosse buona la composizione di Gauguin; quanto all’amico Bernard, non ha probabilmente mai visto un ulivo. Lui rinuncia a farsi una minima idea della realtà delle cose, e questo non è il mezzo per arrivare a una sintesi. No, non m’immischierò mai con le loro composizioni bibliche.
novembre 1889

Bernard mi ha spedito le foto delle sue tele: quello che hanno è che sono delle specie di sogni e di incubi.
senza data (1889)

Sto lottando con un quadro cominciato alcuni giorni prima della mia ricaduta, un falciatore, lo studio è giallo, terribilmente impastato, ma lo spunto era bello e semplice. E allora ho visto in questo falciatore – vaga figura che lotta contro il demonio sotto il sole per venire a capo del suo lavoro –, ci ho visto l’immagine della morte, nel senso che l’umanità sarebbe il grano che si falcia. È quindi – volendo – l’antitesi di quel seminatore che avevo dipinto. Ma in questa morte nulla di triste, tutto succede in piena luce con un sole che inonda tutto in una luce di oro fino.
settembre 1889


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