LETTURA SPIRITUALE/45
Incontro come Grazia

Gesù risorto e gli apostoli sul lago di Tiberiade, affresco della Basilica di Sant’Angelo in Formis, Capua (Caserta)
Pubblichiamo il capitolo I e i canoni 1 e 5 del decreto sulla giustificazione del Concilio di Trento Cum hoc tempore, che si compone complessivamente di 16 capitoli dottrinali e di 33 canoni.
La sua stesura era iniziata nel giugno 1546, durante la prima fase di quel Concilio iniziato nel dicembre precedente, e aveva dovuto scontare, oltre alla difficoltà intrinseca di formulare un testo adeguato su una materia controversa in seguito alle obiezioni dei Riformatori, anche il difficilissimo momento che attraversavano i rapporti in Germania fra i Riformati e l’imperatore Carlo V e, all’interno dello stesso campo cattolico, i rapporti fra l’imperatore e il papa Paolo III.
Superate almeno temporaneamente entrambe le difficoltà, il testo fu approvato nella sessione solenne del 13 gennaio 1547 e, una volta terminato il Concilio di Trento, promulgato da papa Pio IV il 26 gennaio 1564 insieme a tutti gli altri decreti conciliari.
La storia non solo ci informa riguardo a questo iter, ma anche sul fatto che si volle a tutti i costi affrettare l’approvazione del decreto nel gennaio 1547 perché esso potesse giungere in tempo per le imminenti predicazioni quaresimali. A beneficio delle anime, in altre parole. Si temeva infatti il «danno che ne fussero per patire l’anime de molti» (citato in H. Jedin, Storia del Concilio di Trento, vol. II, p. 358 nota 10), se fosse stata ritardata l’approvazione.
A commento (altro non voleva e non vuole essere, in effetti) ripubblichiamo come editoriale di questo numero di 30Giorni quello che nel 1964 scriveva don Giussani, con parole semplici e piane tratte dalla Sacra Scrittura e dalla vita.
L’incontro, «gli incontri che Egli ha creati per far parte del Suo regno gli uomini sono dono puro al di sopra di ogni capacità della nostra vita, Grazia […]. Ma anche la capacità di intenderne il richiamo è dono di Grazia […]. E la stessa capacità di verificare questo richiamo, di riconoscere il valore è dono di Grazia […]. E la capacità di aderire e di realizzare la proposta cristiana è dono di Grazia». Grazia di fronte alla quale non si può stare che in «atteggiamento di domanda, di preghiera […] anche questa resa possibile solo da un dono del Creatore».
Decreto del Concilio di Trento De Iustificatione
De naturae et legis ad iustificandos homines imbecillitate
Cap. I Primum declarat sancta Synodus, ad iustificationis doctrinam probe et sincere intellegendam oportere, ut unusquisque agnoscat et fateatur, quod, cum omnes homines in praevaricatione Adae innocentiam perdidissent (cfr. Rm 5, 12; 1Cor 15, 22), «facti immundi» (Is 64, 5) et (ut Apostolus inquit) «natura filii irae» (Ef 2, 3), quemadmodum in decreto de peccato originali exposuit, usque adeo servi erant peccati (cfr. Rm 6, 20) et sub potestate diaboli ac mortis, ut non modo gentes per vim naturae (can. 1), sed ne Iudaei quidem per ipsam etiam litteram Legis Moysi inde liberari aut surgere possent, tametsi in eis liberum arbitrium minime exstinctum (can. 5) esset, viribus licet attenuatum et inclinatum (Denzinger 1521).
Can. 1 «Si quis dixerit, hominem suis operibus, quae vel per humanae naturae vires, vel per Legis doctrinam fiant, absque divina per Christum Iesum gratia posse iustificari coram Deo: anathema sit» (Denzinger 1551).
Can. 5 «Si quis liberum hominis arbitrium post Adae peccatum amissum et exstinctum esse dixerit, aut rem esse de solo titulo, immo titulum sine re, figmentum denique a satana invectum in Ecclesiam: anathema sit» (Denzinger 1555).
Decreto del Concilio di Trento sulla giustificazione
L’impotenza della natura e della legge a giustificare gli uomini
Cap. I Prima di tutto il santo Concilio dichiara che, per comprendere perfettamente e con esattezza la dottrina della giustificazione, è necessario che ciascuno riconosca e professi che, avendo tutti gli uomini perduta l’innocenza per la trasgressione di Adamo (Rm 5, 12; 1Cor 15, 22), «divenuti immondi» (Is 64, 5) e (come dice l’Apostolo) «per natura figli dell’ira» (Ef 2, 3), come è esposto nel decreto sul peccato originale, erano a tal punto servi del peccato (cfr. Rm 6, 20) e sotto il potere del diavolo e della morte, che non solo i Gentili con le forze della natura, ma neppure i Giudei con l’osservanza letterale della Legge di Mosè potevano esserne liberati e risollevarsi, sebbene negli uomini il libero arbitrio non fosse affatto estinto, ma solo attenuato e deviato.
Can. 1 Se qualcuno afferma che l’uomo può essere giustificato davanti a Dio per le sue opere, compiute con le forze della natura umana o grazie all’insegnamento della Legge, senza la grazia divina che gli viene data per mezzo di Gesù Cristo: sia anatema.
Can. 5 Se qualcuno afferma che il libero arbitrio dell’uomo dopo il peccato di Adamo è perduto ed estinto; o che esso è questione solo di nome, anzi, nome senza contenuto, e perfino inganno introdotto nella Chiesa da satana: sia anatema.