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SPAGNA
tratto dal n. 06 - 2002

POLEMICHE. Dopo il documento Preparare la pace

Autonomisti ma mai terroristi


La Chiesa spagnola interviene nella querelle tra i vescovi baschi, che si erano opposti alla messa al bando del partito Herri Batasuna, accusato di connivenza con l’Eta, e gran parte del mondo politico spagnolo. Dando un colpo al cerchio e uno alla botte...


di Gianni Cardinale


È stato un giugno caldo quello spagnolo per quanto riguarda i rapporti tra Stato e Chiesa. A provocare la frizione è stata una lettera pastorale pubblicata il 29 maggio dai vescovi delle diocesi basche di San Sebastián, Bilbao e Vitoria. Si tratta di un ampio documento intitolato Preparare la pace, in cui i presuli hanno criticato il progetto di riforma della “Legge dei partiti”, approntato per rendere illegale il partito basco Herri Batasuna, accusato di connivenza con i terroristi dell’Eta. I vescovi baschi hanno scritto che una tale messa al bando rischierebbe di peggiorare la situazione della convivenza nella regione.
Il documento non è riuscito a fermare l’approvazione della legge in questione, che infatti è stata votata a stragrande maggioranza sia dalla Camera dei deputati (4 giugno) sia dal Senato (25 giugno). In compenso ha scatenato una disputa che ha avuto anche risvolti diplomatici tra Madrid e la Santa Sede.
Contro la lettera dei vescovi baschi si è subito dichiarato il premier spagnolo José María Aznar che ha accusato il testo di «perversione morale e intellettuale grave». Il ministro degli Esteri di Madrid, Josep Piqué, ha subito chiesto (invano) un intervento del Vaticano. Critiche sono giunte anche da parte dell’opposizione socialista, mentre a favore si è pronunciato il Partito nazionalista basco, maggioritario nel Parlamento regionale di Vitoria. Anche all’interno della Chiesa spagnola non sono mancate voci critiche come quelle dell’ordinario militare José Manuel Estepa Llaurens, dell’arcivescovo di Valencia, Agustín García-Gasco Vicente, e del vescovo di Mondoñedo-Ferrol, José Gea Escolano.
L’atteggiamento dei vertici dell’episcopato iberico è stato prudente: non ha fatto completamente propri i contenuti della lettera, ma ha rispedito al mittente le accuse provenienti dal mondo politico. Il 31 maggio l’ufficio stampa della Conferenza episcopale spagnola (Cee) ha emesso un comunicato in cui afferma che la lettera pastorale è stata pubblicata dai vescovi baschi sotto la loro responsabilità di pastori delle rispettive Chiese particolari; che la segreteria della Conferenza episcopale non aveva conosciuto il testo se non pochi momenti prima che fosse reso noto alla stampa; e che nessun organo della Conferenza episcopale aveva ritenuto di pronunciarsi sulla “Legge dei partiti”, di competenza del Parlamento. In ogni caso, il comunicato ha evidenziato che nel documento dei vescovi baschi vi è una chiara e ferma condanna del terrorismo. Il 6 giugno poi il comitato esecutivo della Cee ha definito «chiaramente ingiusta e spropositata» la serie di critiche rivolte ai vescovi baschi. «La libertà di informazione e di opinione» ha sottolineato la nota «non autorizza alcuna istanza sociale a travisare il senso del documento, omettendo parti essenziali o facendogli dire quello che in realtà non dice. Appare evidente che con questa critica squalificante si danneggia gravemente la Chiesa, sminuendo la sua credibilità morale e limitando la libertà che le garantisce il suo statuto giuridico così come lo stabiliscono la Costituzione e gli Accordi firmati tra lo Stato e la Santa Sede».
Il 21 giugno poi il Consiglio permanente della Cee ha deciso di promuovere una riflessione tra teologi e intellettuali cattolici sul terrorismo e pubblicare un documento che spinga i cattolici a lavorare affinché si ponga fine a questo problema. E ha affermato che il documento conterrà la condanna «tassativa e senza palliativi» del terrorismo dell’Eta e di chi direttamente o indirettamente lo tollera, lo giustifica o lo copre.

la lettera

Chi l’ha firmata
e chi no

La lettera del 30 maggio è stata firmata dal vescovo di Bilbao, Ricardo Blázquez Pérez, dal suo ausiliare Carmelo Echenagusía Uribe, dal vescovo di Vitoria, il salesiano Miguel José Asurmendi Aramendía, e da quello di San Sebastián, Juan María Uriarte Goiricelaya. I quattro prelati sono tutti di etnia basca, tranne Blázquez che è originario della diocesi di Avila. Non ha firmato il documento il claretiano aragonese Fernando Sebastián Aguilar, arcivescovo di Pamplona y Tudela, altra diocesi a forte presenza basca.
Anche se richiesta da alcuni settori della Chiesa locale, non è ancora all’ordine del giorno la costituzione di una regione ecclesiastica che comprenda le diocesi basche: attualmente Bilbao e Vitoria sono suffraganee dell’arcidiocesi castigliana di Burgos, mentre San Sebastián lo è di Pamplona.



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