6 agosto 1979 a Castel Gandolfo
Dai diari di Giulio Andreotti.
Cronistoria dell’incontro con papa Wojtyla, nel giorno del primo anniversario della morte di Paolo VI
di Giulio Andreotti
Una pagina del diario di Giulio Andreotti del 6 agosto 1979
Paolo VI con il segretario personale monsignor Pasquale Macchi
Del Gallo: Già il martedì, recandosi alla tomba di Pizzardo, non riusciva a leggere. Noè si affannava a chiedere più luce, ma non era questione di luce.
Magee: Fece il gesto di scendere dal letto, ma lo fermò dicendo che stava per arrivare la Comunione. Si fermò e congiunse le mani.
Buzzonetti: Faceva la spola. Vide che il Papa soffriva e per sentire i polmoni dové salire sul letto. Capì che era un edema ed ebbe un attimo di esitazione: fargli saltare la Comunione o far subito l’iniezione? Era il Papa: lasciò che prima si comunicasse.
Andreotti: È esatto che se vi fosse stata la camera di rianimazione poteva superare la crisi? Lo ha scritto Barnard.
Buzzonetti: No. E chi poteva pensare di portare il Papa in ospedale? Nel Messico lo seguiva l’ambulanza con l’ossigeno... Comunque nessuna terapia avrebbe giovato. Temperatura oltre il termometro (Macchi credeva per questo che non avesse febbre).
Papa: Ce lo disse il cardinale Villot in una Congregazione.
Macchi: Il Papa non temeva la morte. Da giovane era stato molto ammalato. Quasi mai in seminario e, ordinato, il vescovo non sapeva cosa farne. E lo mandò a Roma.
Andreotti: A Milano si pensa che a Roma non si lavori. Ma GBM fu un esempio di laboriosità per tutta la vita.
Giovanni Paolo II con il segretario personale monsignor Stanislaw Dziwisz
Macchi: Continua il racconto. Il Papa iniziò una sequela di Pater, Ave, Salve Regina, Magnificat, Anima Christi. Quando fu stanco, si fermò sul Pater. Era distaccato. Nessuna parola al segretario di Stato. Alle 21.40 suonò la sveglia (ogni giorno alle 6) regalatagli dalla madre quando andò in Polonia. L’aveva caricata male Macchi. E fu la fine.
Andreotti: Sente molto il caldo qui?
Ponti: È un luogo ideale. Urbano Barberini aveva ispezionato tutti i castelli per costruirlo. Non c’è comparazione con Roma e mai epidemie.
Parroco: Ponti non è infallibile.
Andreotti: L’anno scorso venivano colonne di umidità dal lago (accenno a Martínez Somalo, che aderisce, all’utilità di aver qualche apparato di pronto soccorso).
Papa: Si regola alla giornata, passeggiando mattino e sera. Non ci sono le piogge che allietano in Polonia l’estate. Andreotti ricorda la Villa durante l’occupazione. Il Papa chiede se c’erano ebrei. Qui no, ma sì al Laterano, in Canonica vaticana, ecc. I tedeschi violavano l’extraterritorialità? Sì, al Collegio Lombardo e a San Paolo il generale che non era digiuno...
Papa: È vero che Pio XII doveva essere deportato?
Silvestrini: Valige pronte in Segreteria di Stato.
Andreotti: A me disse: io non mi muovo ad ogni costo.L’udienza del giovedì a Pertini. Uscendo singhiozzava («Un presidente non dovrebbe: scusatemi»), lo ricorda Del Gallo. Aveva 38º il Papa, ma chiusa la porta disse a Macchi: sono stato bravo a non farmi accorgere. La domenica Pertini era preoccupato.
Andreotti: Educazione salesiana.
Papa: Ho la sensazione che cerchi la religione. È stato mai in campo di concentramento?
Andreotti: No. Ma giovane avvocato fu in carcere e poi in esilio. Muratore. Tornò e fu a Regina Coeli. Fuga e attivo nella liberazione di Milano. In campo di concentramento finì il fratello, morto in Germania.
Del Gallo: Era fascista.
Andreotti: Non so. So che non si interessava di politica e che divenne comunista avendo avuto la falsa notizia della fucilazione di Sandro.
Papa: Era già socialista il presidente durante la guerra? (Anche se è difficile capire cosa significhi socialista in Italia...).
Bambini ebrei ad Auschwitz, Polonia
Andreotti: Osserva che di ogni dittatura va osservato il prima. Vi sono Paesi dove vi era democrazia e quindi è configurabile un ritorno al passato: altri come la Russia non possono tornare al passato rappresentato dallo zarismo. Per molto tempo i contadini russi hanno ignorato che era cambiato regime.
Papa: Ai russi è forse dispiaciuto che io abbia ricevuto l’ucraino Moss. Perché l’ho ricevuto... perché monsignor Del Gallo lo ha introdotto. Quando voleva portare il discorso sul patriarcato e su aspetti politici, ho detto: per oggi basta. Parlava polacco. Nato in terre già polacche. Slipyj chiede un patriarcato che non è mai esistito. Vero che Kiev è la culla del cristianesimo, ma quando dopo le invasioni tartare da Mosca si è iniziata una riscossa, lì si è creato il patriarcato. Non lo ebbe Kiev. Oggi le diaspore uniate sono forti (Andreotti accenna al Canada e alla raccomandazione di Brini nel raduno) ma la maggioranza sarebbe ortodossa per un patriarcato.Ucraina (terra emarginata). Si dovrebbe chiamare Rutenia: Russia. Ampi cenni storici. Una nazione non lo è stata mai. È un territorio (la contraddizione con l’appartenenza autonoma all’Onu). Nel congedarmi il Papa dice: «Silvestrini mi aveva detto che per il Ferragosto un governo si sarebbe comunque fatto».
Silvestrini: A settembre si ricomincerà daccapo.
Andreotti: Speriamo di no.