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MONASTERI DI CLAUSURA
tratto dal n. 06 - 2005

Capocolonna, angolino di Dio


A vent’anni dalla fondazione del Carmelo vicino a Crotone, in Calabria. Le suore raccontano la loro vita quotidiana


parlano le suore del Carmelo vicino a Crotone


Le suore carmelitane del convento di Capocolonna in preghiera nel coro della cappella

Le suore carmelitane del convento di Capocolonna in preghiera nel coro della cappella

La nostra comunità ha ricordato in questo 2005 il ventesimo anniversario dell’erezione canonica del monastero Beata Vergine del Rosario, sorto a Capocolonna, poco lontano da Crotone. Vent’anni, per un monastero, sono solo un inizio, per noi ricchissimo di doni, di avvenimenti e di desideri che giorno dopo giorno, sotto la provvida mano di Dio, hanno preso consistenza e ci hanno permesso di mettere radici in una regione che ci ha accolte e amate facendoci scoprire il volto umano della gente che vi abita e donandoci giovani vite che trovano fra noi l’espressione della loro vocazione al dono totale di sé.
Sperimentiamo, pur nelle inevitabili fatiche, le parole di un amico gesuita, conoscitore attento e appassionato della Calabria: «La Calabria chiede di essere amata,così come chiede ai religiosi e alle religiose di stare dove stanno, amando gratuitamente. Bisogna stare, guardare, conoscere e amare… E tutto questo perché noi siamo consegnati a Dio, siamo di Dio; e in questo essere di Dio è già realizzato tutto. Non c’è da pensare che si debba aggiungere qualcosa; vorrebbe dire che non prendiamo sul serio il nostro essere di Dio. Appartenere a Dio significa accettare le sue creature e benedirle, amarle. Non c’è dubbio: appartenere a Dio è accettare tutti, perché tutti sono creature di Dio, tutti!» (Pino Stancari, S.I., La Calabria tra il sottoterra e il cielo, Rubbettino, Soveria Mannelli [Cz] 1997)
Siamo innanzitutto un Carmelo teresiano, per vocazione e per lunga esperienza di vita ci richiamiamo a santa Teresa di Gesù, nostra madre e maestra, e vogliamo esserne eredi autentiche: amiche del Signore, dedicate interamente a lui nella vita di orazione, “figlie” della Chiesa e per la Chiesa, in particolare per i sacerdoti.
Questi desideri sono comuni a ogni carmelitana, ma poi ogni comunità li concretizza con modalità e sfumature diverse, secondo la struttura interna e l’ambiente esterno in cui si colloca.
Possiamo sintetizzare la nostra esperienza in alcune caratteristiche che danno una fisionomia particolare al nostro Carmelo: la bellezza del luogo, l’affetto della gente, il dono della fraternità.
Il monastero sorge in aperta campagna sopra un promontorio a monte di Capocolonna, la punta più orientale della Calabria. Per tutto lo spazio da nord a sud si contempla la distesa dello Ionio e ogni giorno, all’alba, ammiriamo sul mare splendide aurore, una diversa dall’altra. A ponente vediamo in lontananza il dolce profilo della Sila nelle ultime propaggini: là tramonta il sole. Il cielo si stende a volta sopra di noi: di giorno seguiamo il cammino del sole, dall’alba al tramonto; di notte affondiamo lo sguardo in un tersissimo cielo pieno di stelle. Dalle meraviglie del creato si passa con facilità al Creatore che sparge bellezza a piene mani per rivelarci il suo amore: lo stupore ti prende e la preghiera di lode sgorga spontanea dal cuore.
Ma la bellezza del luogo porta pure i segni dolorosi delle ferite inferte dall’uomo: case coloniche abbandonate, innumerevoli altre case incompiute, l’incuria delle bellezze naturali, il disordine dello sviluppo edilizio… queste disarmonie ci richiamano una realtà più profonda di dolore e di peccato che ciascuno porta in sé e ci stimolano a essere sentinelle di speranza, che accolgono e offrono nella preghiera le fatiche, i desideri di ogni creatura, nella certezza che nulla andrà perduto ma tutto sarà salvato.
Due suore durante il lavoro di ricamo

Due suore durante il lavoro di ricamo

Le lunghe ore di preghiera al ritmo della liturgia o del silenzio contemplativo ci aprono alla gratuità, al superamento di ogni forma di egoismo in noi; e così la monaca di clausura, mentre “sembra” assente dal mondo, in realtà lo feconda misteriosamente con la preghiera, il sacrificio, l’offerta della propria esistenza associata a quella di Cristo, per la redenzione del mondo.
Trovandoci a iniziare la vita carmelitana teresiana in una terra che la ignorava, è stato necessario farla conoscere rendendo ragione della speranza che è in noi (1Pt 3, 15). Senza alcuno sforzo si è subito stabilito un rapporto di simpatia e di amicizia con le persone che a diverso livello sono venute a contatto col monastero: dai sacerdoti alle religiose, dagli operai ai visitatori, dai parenti e amici che vengono a trascorrere le vacanze estive ai fedeli che abitualmente frequentano la messa domenicale. Nel pieno rispetto della nostra esigenza di solitudine e dei tempi riservati alla preghiera, sono molte le persone che conoscono il Carmelo come oasi di pace e luogo di speranza, dove si può salire a condividere i problemi della vita, gioie e sofferenze di ogni cammino, o a sostare per un momento di preghiera, là dove c’è chi prega per tutti, dove si è accolti, ascoltati e ricordati. Troviamo una bontà e una disponibilità così straordinarie che diventiamo insofferenti quando sentiamo parlare della Calabria e dei calabresi in termini negativi, con ingiuste generalizzazioni.
Ultima caratteristica è la nostra stessa vita fraterna.
Non saremo mai numerose perché il monastero ha una capienza massima di quattordici posti, per una scelta compiuta all’inizio, motivata dalla difficoltà ad ampliare il fabbricato già esistente, dalla scarsa disponibilità di mezzi economici, e ancor più dalla sintonia con la primitiva intuizione di santa Teresa: «Dodici monache più una, a somiglianza del piccolo collegio di Cristo». Ci sembra di essere più proporzionate alla povertà dell’ambiente e di poter meglio sviluppare l’aspetto teresiano del gruppo come famiglia dove «tutte devono amarsi ugualmente, essere amiche di tutte e aiutarsi a vicenda».
Proveniamo da luoghi diversi e trovarci insieme, lontane dalle nostre famiglie e da altre realtà di vita carmelitana, ha rafforzato l’identità del gruppo aprendoci a un’intensa vita fraterna che valorizza i gesti comuni: dalla preghiera ai momenti ricreativi, dalla solitudine al servizio, con un accenno particolare alla riflessione e condivisione settimanale sulla liturgia della domenica, prezioso strumento per camminare insieme alla luce della Parola di Dio. Ogni sorella si sforza di dare il meglio di sé per rendere più spedito e soave il cammino delle altre e dell’intera comunità.
Ci sembra infine che la spiritualità del Carmelo, così fondata nelle virtù teologali e incarnata in una vita molto semplice, abbia una sua parola profetica e forte da annunciare, innanzitutto a ciascuna di noi, alla Chiesa, a ogni uomo di buona volontà: fede incrollabile nell’amore di Dio che sempre si prende cura di noi; speranza certa che ogni luogo, ogni cuore porta l’impronta indelebile del Creatore; carità gioiosa nella continua scoperta e accettazione vicendevole dei diversi valori di cui ciascuno è custode. Tutto questo dà senso e gusto alla nostra vita, al nostro tempo, alla nostra offerta.



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