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UNIVERSITÀ
tratto dal n. 12 - 2005

Il privato è complementare e non sostitutivo del pubblico


Gli atenei non statali in Italia: una risorsa per la formazione superiore


di Francesco Leoni


Alcuni studenti della Libera Università degli Studi “San Pio V” di Roma

Alcuni studenti della Libera Università degli Studi “San Pio V” di Roma

Le università libere conseguono la personalità giuridica con decreto del presidente della Repubblica, che ne approva pure lo statuto: le lauree e i diplomi rilasciati dalle università e istituti liberi hanno lo stesso valore di quelli rilasciati dalle università e istituti statali. L’articolo 6 della legge 7-8-1990, n. 245, stabilisce che l’autorizzazione a rilasciare titoli di studio universitari aventi valore legale è conferita a istituzioni, promosse o gestite da enti e da privati, con decreto ministeriale, secondo le indicazioni contenute nel piano di sviluppo, previo parere delle commissioni parlamentari competenti.
Le università non statali autorizzate possono attivare – nelle sedi delle predette università e con modifica statutaria – nuovi corsi di studi al cui termine sia previsto il rilascio di titoli aventi valore legale.
Secondo quanto disposto dalla legge 29-7-1991, n. 243, le università (e gli istituti superiori) non statali legalmente riconosciuti, operando nel rispetto dell’art. 33 della Costituzione e delle leggi che li riguardano, possono ricevere contributi sempreché abbiano ottenuto l’autorizzazione a rilasciare titoli aventi valore legale ex art. 6 della legge 7-8-1990, n. 245. Le università o gli istituti superiori non statali, che intendano usufruire del contributo statale, sono tenuti a presentare annualmente al ministro competente il bilancio preventivo dell’esercizio in corso, il bilancio consuntivo dell’anno precedente e una relazione sulla struttura e sul funzionamento dell’università stessa.
Queste disposizioni legislative in qualche modo sembrano attenuare quei condizionamenti ideologici per cui in Italia, unico fra i Paesi europei, si considera pubblica solo la scuola o l’istruzione superiore gestita direttamente dallo Stato, mentre altrove, e in altri settori nel nostro stesso Paese, si considera pubblico, indipendentemente dalle modalità gestionali, ogni servizio di pubblica utilità che operi nel rispetto dei criteri di funzionamento e dei livelli di qualità fissati e controllati dallo Stato in modo uniforme, per garantire la parità di accesso e trattamento a tutti i cittadini.
Tutto ciò è molto importante anche per quanto attiene all’università, la quale rappresenta un percorso obbligato in vista della formazione di una classe dirigente che abbia solidi fondamenti culturali e sia in grado di assicurare professionalità, capacità di gestione, corretta ed equilibrata amministrazione. In altri termini, una seria formazione universitaria rappresenta uno strumento insostituibile per elaborare, sulla base di una rigorosa aderenza alla ricerca scientifica, progetti e soluzioni idonei rispetto ai complessi problemi del mondo contemporaneo, caratterizzato da una dimensione, ormai irreversibile, di globalizzazione dei processi della vita associata. In questo quadro, complesso e in continua evoluzione, si deve muovere anche la realtà universitaria, se non vuole restare fuori dai circuiti di sviluppo e proporre sterile accademismo.
L’università libera offre, dunque, un servizio complementare, non sostitutivo né concorrenziale con quello dell’università statale, collaborando con essa alla determinazione di un’offerta formativa più ampia e articolata. Occorre sottolineare con forza che tra atenei pubblici e libere università non vi è rapporto di concorrenza o di contrasto, ma di cooperazione, integrazione, confronto, nel comune tentativo di migliorare l’offerta formativa nel Paese e adeguarla a standard europei.
Quali i vantaggi che possono derivare dall’offerta degli atenei non statali nell’ambito della formazione? In primo luogo, come appare dalle indagini comparative finora pubblicate, la qualità dell’insegnamento. I docenti delle università libere, infatti, sono reclutati in base alle stesse norme di quelle statati, con concorsi pubblici e trasparenti: ciò determina una selezione del personale insegnante di indubbia solidità e oggettivamente preparato. Ai docenti stabili si affiancano, ovviamente, docenti a contratto che arricchiscono l’offerta formativa con la propria specifica competenza.
Oltre alla qualità, spicca nelle università libere il rapporto numerico tra docenti e discenti, che evita la tradizionale irraggiungibilità dei professori. I numeri parlano da soli: nella Libera Università di Bolzano il rapporto è di 1 a 4, al Suor Orsola Benincasa di 1 a 38, alla Luiss di 1 a 9, alla San Pio V di 1 a 9: tale rapporto garantisce la reperebilità del docente, un contatto sereno e proficuo tra professore e studente, la possibilità di una personalizzazione dell’insegnamento, che si riflette chiaramente anche sulla qualità dell’apprendimento.
Spicca, inoltre, nelle libere università, la flessibilità in ordine alla predisposizione delle materie di insegnamento. Ferme restando, infatti, le materie fondamentali, vengono attivati molti corsi in virtù delle specifiche esigenze degli studenti, che vengono seguiti dall’iscrizione alla laurea e, in alcuni casi, anche dopo la laurea fino all’inserimento nel mondo del lavoro. La personalizzazione degli insegnamenti è certamente una carta vincente, perché consente di definire dei percorsi didattici che, non perdendo nulla sul piano della formazione generale, riescono a mettere a frutto le caratteristiche e le peculiarità dei singoli, valorizzando le personalità.
Un’aula dell’ Università “Luigi Bocconi” di Milano

Un’aula dell’ Università “Luigi Bocconi” di Milano

La didattica è poi favorita dalla disponibilità delle strutture, nella maggior parte dei casi costruite all’uopo: la distribuzione delle aule, oltre al limitato numero di iscritti, selezionati per lo più attraverso test d’ingresso e numero chiuso, favorisce la continuità della didattica, per la quale risulta indispensabile anche la predisposizione di apposite e fornite biblioteche o sale multimediali.
Le università libere si caratterizzano, inoltre, per il ricorso a tecniche moderne in fatto di insegnamento e sperimentano, in taluni casi, anche le tecniche dell’insegnamento a distanza, come avviene per la facoltà di Scienze politiche e di Economia della Libera Università “San Pio V” di Roma, con diversi poli di ascolto in Italia e all’estero: si tratta di frontiere didattiche che, pur mantenendo alcune caratteristiche degli insegnamenti tradizionali (esami in sede, per esempio), favoriscono la possibilità di accedere alla cultura anche in zone difficili, rendendo più sostenibili i costi della frequenza universitaria.
Un’ultima caratteristica occorre sottolineare: è quella relativa al collegamento tra realtà universitaria non statale e mondo del lavoro. Anche perché frutto, il più delle volte, di iniziative imprenditoriali che mettono le proprie risorse al servizio della cultura, i liberi atenei hanno una più stretta relazione con il mondo del lavoro, di cui percepiscono e interpretano bisogni, cercando, nei limiti del possibile, di predisporre una formazione professionalizzante. Il lasso di tempo relativamente più basso rispetto alle università statali tra conseguimento della laurea e inserimento nel mondo del lavoro dimostra effettivamente come gli atenei non statali sappiano interpretare le esigenze più vive e impellenti dei giovani, cui rivolgono prioritariamente le proprie risorse umane e materiali. È forse proprio quest’ultimo elemento la ragione decisiva per cui, sulla base dei parametri predisposti dal Comitato di valutazione del sistema universitario, tra le prime dieci università italiane «più amate dagli studenti», secondo un autorevole sondaggio del Sole 24 Ore, compaiono ben sette libere università (Roma Campus Biomedico, Milano San Raffaele, Milano Bocconi, Roma Luiss, Roma San Pio V, Roma Lumsa, Milano Cattolica), a fronte di tre atenei statali (Siena Stranieri, Pavia, Ferrara).
Un risultato lusinghiero, che conferma la qualità dell’offerta formativa dei liberi atenei e che invoglia a proseguire con rinnovata energia nel cammino intrapreso.


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