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LIBRI
tratto dal n. 12 - 2005

Il male assoluto e la santità


"Ad Auschwitz Dio c’era" affronta la terribile domanda che, sotto diverse forme, tutti si pongono davanti al male: Dio, dove sei? Perché non fai nulla?


di Girolamo Grillo


Il Papa ha recentemente alzato la voce in un grido di dolore per denunciare nuovamente quell’orrore, la Shoah, di cui da giovane è stato testimone impotente. Qualcosa di cui la lunga cattività babilonese è stata in qualche modo annuncio, figura; quella cattività che, finita con la rinascita del secondo tempio, è un passo fondamentale per lo sviluppo della nostra religiosità. Nella Shoah i nazisti e i loro sodali saranno molto peggiori degli Egiziani, peggiori anche dei crudeli Babilonesi. Questo sembra provare che, se con la mente che Dio ci ha affidato siamo capaci da soli di grande progresso tecnico, non siamo forse così capaci da soli di un simile progresso etico.
Rocco Pititto,<br><i> Ad Auschwitz Dio c’era. I credenti e la sfida del male</i>, Edizioni Studium, Roma 2005, 203 pp., euro 23,50

Rocco Pititto,
Ad Auschwitz Dio c’era. I credenti e la sfida del male, Edizioni Studium, Roma 2005, 203 pp., euro 23,50

Le parole del Papa sono un’occasione per ricordare brevemente il libro di un mio antico e validissimo allievo, Rocco Pititto. È un grande esperto di teoria del linguaggio e di Wittgenstein, e studioso dell’affascinante campo del rapporto tra fede e linguaggio (torna caro anche al giovane professer Ratzinger, se ben ricordo alcune pagine della sua Introduzione al cristianesimo sul nome di Jahvè). Pititto si è occupato di un tema scabroso, duro, antico e sempre nuovo, che tocca la vita reale di noi tutti: Dio e il male. Anzi il Male, con la maiuscola: Auschwitz. Il libro parla della terribile domanda che tutti noi almeno una volta, ci siamo posti sotto diverse forme, di fronte al male: Dio, dove sei? Dio, perché non fai nulla? Anche gli atei nel momento supremo pensano: Dio, se esistessi, non faresti qualcosa?
Mi sovviene trattarsi dell’ultimo grido di Cristo dalla croce. All’epoca chi ascoltava non lo capì, e anche oggi c’è chi lo fraintende e pensa a un eccesso di disperazione di un profeta sconfitto. Non capirono allora le sue parole perché erano in ebraico, non in aramaico (la lingua parlata); e questo perché non erano una vera domanda, ma l’inizio di un salmo. Che continua spiegando come Dio non abbia mai abbandonato il disperato fedele. Tutta la storia del cristianesimo, iniziata con la Risurrezione e materializzazione del resto di quel salmo, è risposta viva e storica alla domanda su Dio e il male (una risposta umanamente piena, purtroppo, di altre incomprensioni). E anche il libro contiene subito, dal titolo, la risposta: Ad Auschwitz Dio c’era.
Dal giorno della sua rivelazione al mondo quale vera epifania del male, Auschwitz, insieme agli altri campi di sterminio, assurge a simbolo dell’orrore assoluto. Quel 1945 vedrà anche un orrore diverso e nuovo, Hiroshima; nonostante ciò, lager e gulag rimangono simboli del male sopra ogni altro, del male meditato e perpetrato in piena coscienza. Dante pone sulla terra il Purgatorio, ma i nazisti hanno posto su questa terra l’inferno, un inferno perfettamente organizzato come quello dantesco.
Dio c’era ad Auschwitz? Sì, afferma senza paura il bel libro di Pititto. Era sceso in quegli inferi terreni a farsi torturare, massacrare, uccidere con i suoi figli. Il Cristo ha vissuto milioni di nuove passioni, inchiodato al simbolo “indoariano” della svastica. Ma anche nel fondo dell’inferno-lager, Cristo portava la sua luce, tramite coloro che si affidavano a Lui. Due esempi, due moderni Giobbe, due eroi dell’imitazione di Cristo mi vengono in mente: san Maximilian Kolbe, polacco, giornalista, e santa Edith Stein, ebrea convertita, suora carmelitana, filosofa. Saliti sul Calvario, spendono le loro ultime forze per gli altri. Suor Edith, se non erro, fu rapita dal suo Carmelo con la sorella, come tutti i religiosi ebrei convertiti, per rappresaglia contro i vescovi che avevano osato criticare il Reich. Forse, aggiungo io, poteva salvarsi, aveva amicizie importanti, aveva conosciuto Heidegger... Suor Edith stava scrivendo La scienza della Croce quando è stata chiamata a viverla, quella Croce, e ha detto il suo «eccomi». Padre Kolbe muore per salvare un altro compagno di prigionia. Ecco dov’è Dio negli inferni in terra costruiti dagli uomini: è nelle opere di chi cerca di fare la Sua volontà.
Il libro poi parla della moderna inquietudine dell’uomo relativista di fronte a Dio e, in termini generali, della grande sfida dei credenti di fronte al male, che costituisce l’essenza del cristianesimo. La nostra è infatti un’età dell’incertezza, al di là della sicumera con cui andiamo mercificando tutto il mondo e noi stessi. Per non dimenticare che nuovi orrori sono sempre possibili, magari discreti e ben dissimulati. E che il nazismo, come tutti gli orrori delle ideologie, nasce anche da quel relativismo soggettivistico che ci permette di sospendere la legge suprema che ogni Caino infrange uccidendo ogni Abele, perché il nazismo era innanzitutto lo sviluppo canceroso del punto di vista “relativo” del soggetto particolare Adolf Hitler.


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