DIBATTITO. Intervista con l’ambasciatore cubano presso la Santa Sede
«Siamo una democrazia sotto assedio»
Isidro Gómez Santos difende l’operato del governo cubano messo sotto accusa dalla comunità internazionale dopo le recenti condanne a morte
di Gianni Cardinale
Fidel Castro durante la manifestazione del 1º maggio all’Avana
Sullargomento 30Giorni ha intervistato lambasciatore Isidro Gómez Santos, dal dicembre 1999 rappresentante dellAvana presso la Santa Sede. Il diplomatico cubano, 65 anni, prima di ricoprire lattuale incarico era stato primo segretario dellambasciata presso la Santa Sede (72-74) e consigliere dambasciata presso il Quirinale (87-90). Dal 1975 al 1987 e dal 1991 al 1999 ha lavorato come funzionario dellUfficio affari religiosi presso il Comitato centrale del Pc cubano.
Signor ambasciatore, come giustifica le tre condanne a morte eseguite nei primi giorni di aprile nel suo Paese?
ISIDRO GÓMEZ SANTOS: Sono state applicate a tre terroristi, a tre pirati, tutti con gravi precedenti penali, che hanno sequestrato unimbarcazione con persone innocenti a bordo, minacciando con pistole e coltelli donne e bambini. Cè da aggiungere poi che prima di questo sequestro, negli ultimi sette mesi, ci sono stati altri sette sequestri di aerei e di imbarcazioni cubani. Praticamente una ogni mese. Evidentemente è in atto una provocazione con lobiettivo di creare la giustificazione per unaggressione a Cuba da parte degli Stati Uniti.
Non le sembra unesagerazione?
GÓMEZ SANTOS: Non credo. Intanto è bene ricordare che già in passato i governi degli Stati Uniti hanno aggredito Cuba, e poi che lattuale amministrazione Usa ha già invaso e occupato lIraq, contro lopinione pubblica mondiale e con un totale disprezzo verso lOnu. Ma ci sono anche altri elementi. Dal settembre 1994 esiste un accordo migratorio tra Cuba e gli Stati Uniti secondo il quale Washington dovrebbe concedere almeno, insisto, almeno 20mila visti ogni anno per i cubani che vogliono legalmente emigrare negli Usa. Ebbene, negli ultimi sette mesi, di visti ne sono stati concessi solo settecento! È ovvia lintenzione di creare una situazione di instabilità per poi accusare il governo cubano di promuovere unimmigrazione illegale e di massa. Per di più, qual è il trattamento che il governo statunitense riserva ai dirottatori e ai pirati? Li mette in carcere? Li rimanda a Cuba? Assolutamente no, li lascia in totale libertà sotto una modesta cauzione pagata dalle organizzazioni controrivoluzionarie in Florida, le stesse che stimolano e organizzano limmigrazione illegale. Lo scorso 26 aprile poi, Kevin Whitaker, responsabile dellUfficio Cuba del Dipartimento di Stato ha fatto sapere al responsabile della nostra Sezione dinteresse a Washington che lUfficio per la sicurezza domestica, appartenente al Consiglio nazionale di sicurezza, considera i continui sequestri a Cuba una seria minaccia alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti e ha chiesto al governo cubano di prendere le necessarie misure.
Torniamo alle condanne a morte eseguite. Non cera una moratoria?
GÓMEZ SANTOS: Effettivamente cera una moratoria unilaterale da parte nostra. Ma siamo stati costretti a prendere una decisione dolorosa che a nessuno piace. Purtroppo siamo sotto assedio. Siamo, come dice il grande intellettuale cattolico e rivoluzionario Cintio Vitier, una democrazia in una trincea. Quarantaquattro anni di aggressione, di blocco economico, e adesso tutta questa evidente preparazione per giustificare unaggressione. Sono in gioco la nostra libertà, la nostra indipendenza e le straordinarie conquiste sociali, umane, che il nostro popolo col suo sacrificio ha ottenuto in tutti questi anni malgrado questa permanente ostilità.
Queste condanne a morte hanno provocato commenti negativi anche di amici di Cuba come il premio Nobel José Saramago. Nel prendere una decisione così grave non avevate previsto reazioni di questo tipo?
GÓMEZ SANTOS: Sapevamo che in Europa sarebbe stato difficile capire la nostra decisione. Ma, ripeto, non avevamo altra scelta. I mass media comunque non hanno dato spazio alle migliaia di intellettuali ed artisti, inclusi gli statunitensi, che hanno firmato una lettera di appoggio alla rivoluzione. Fra di loro ci sono Pérez Esquivel, Rigoberta Menchú, Nadine Gordimer, tutti premi Nobel; il grande architetto Oscar Niemeyer, costruttore di Brasilia, e poi Danny Glover, Harry Belafonte, Eduardo Galeano. Saramago, comunque, ha ribadito di continuare ad essere amico di Cuba. Mentre le affermazioni di García Márquez sono state manipolate in senso anticubano. Vorrei ricordare poi che negli Stati Uniti, Texas in testa, di condanne a morte ne vengono eseguite in buon numero, senza escludere le donne, e si aspetta che i minorenni condannati alla pena capitale raggiungano la maggiore età (a Cuba questo non è mai successo). Senza che tutto ciò provochi reazioni come è accaduto per le nostre tre esecuzioni.
In Italia parole di condanna sono arrivate anche da personalità e partiti di sinistra, tradizionalmente vicini al vostro governo
GÓMEZ SANTOS: Forse in Italia, e anche in altri Paesi, queste prese di posizione riflettono il desiderio di chi vuole in qualche modo farsi perdonare le critiche che ha fatto al governo degli Stati Uniti per lingiusta aggressione allIraq.
Dopo queste condanne, Cuba si sente più isolata in campo internazionale?
GÓMEZ SANTOS: Non più di tanto. I nostri nemici non hanno potuto ottenere una condanna dallOrganizzazione degli Stati americani, organismo di cui, tra laltro, non siamo neanche membri. Recentemente poi siamo stati nuovamente eletti, per acclamazione, membri della Commissione per i diritti umani dellOnu, mentre gli Stati Uniti ne sono diventati nuovamente membri solo perché la Spagna e lItalia hanno rinunciato al loro diritto a occupare un seggio (in votazione segreta, infatti, gli Stati Uniti erano stati bocciati).
Crede che in futuro a Cuba verranno eseguite altre condanne a morte?
GÓMEZ SANTOS: È difficile sapere se saremo costretti a farlo. Molto, quasi tutto per essere preciso, dipende del governo statunitense, dal suo atteggiamento. Le parole del signor Whitaker sono molto significative. Posso assicurare che queste condanne saranno sempre scarse, eccezionali, quando purtroppo non avremo altra scelta che eseguirle per difenderci. A Cuba tutti vogliono vedere arrivare il giorno in cui poter abolire definitivamente questa pena, come ha dichiarato il nostro presidente nel suo discorso del 1 maggio.
Passiamo ora allondata di arresti e condanne che ha coinvolto settantotto dissidenti con pene che vanno dai 6 ai 28 anni di carcere. Anche in questo caso ci sono state molte reazioni negative.
GÓMEZ SANTOS: Le condanne corrispondono a delitti indicati nel nostro Codice penale. E sono state emesse in ventinove processi pubblici, cui hanno partecipato quasi tremila persone. I processati hanno avuto tutte le garanzie previste dal nostro ordinamento. I giudici hanno stabilito che si tratta di collaboratori pagati dal governo statunitense, che stanzia pubblicamente fondi per creare linstabilità nel nostro Paese.
Molti degli arrestati collaboravano nel progetto Varela, iniziativa con cui si sono raccolte più di undicimila firme per introdurre un referendum istituzionale nel Paese
GÓMEZ SANTOS: È difficile stabilire chi veramente apparteneva al progetto Varela. Sembra che questi "oppositori" appartengano simultaneamente a vari microgruppi e si dichiarino di uno o di un altro schieramento, a seconda delle loro convenienze e spesso in maniera non molto coerente. Rimane sempre il fatto che il progetto Varela è parte della strategia della sovversione contro Cuba. È un progetto che è stato concepito, finanziato e diretto dallestero, con lattiva partecipazione della Sezione dinteresse statunitense allAvana.
I mass media hanno osservato che da questi processi è stato "risparmiato" Oswaldo Payá Sardiñas, il leader del progetto Varela, insignito a dicembre del premio Sacharov dal Parlamento europeo, che ha avuto modo di salutare il Papa alla fine delludienza generale di mercoledì 8 gennaio scorso.
GÓMEZ SANTOS: È un fatto pubblico che il signor Payá, dopo essere stato a Strasburgo e pochi giorni prima di venire a Roma, è stato ricevuto a Washington nientemeno che dal segretario di Stato Colin Powell. Questo trattamento speciale è molto significativo, in confronto allusuale atteggiamento selettivo ed elitario della dirigenza statunitense. Basti pensare che allinsediamento del nuovo presidente dellArgentina hanno inviato il segretario per le abitazioni, che non è neanche della Segreteria di Stato. Forse per gli Usa Payá è più importante di Kirchner
Il battello sequestrato il 4 aprile scorso all’Avana; i sequestratori sono stati giustiziati l’11 aprile dopo un rapido processo
GÓMEZ SANTOS: Credo che sia stata una lettera rispettosa, nella quale la Santa Sede, come fa abitualmente in casi del genere, esprime un atteggiamento umanitario.
Ci sarà una risposta di Castro alla lettera di Sodano?
GÓMEZ SANTOS: Per il momento, il presidente ha dichiarato nel già citato discorso del 1 maggio: "Verso Sua Santità, il papa Giovanni Paolo II, sento un sincero e profondo rispetto. Capisco e ammiro la sua nobile lotta per la vita e per la pace. Nessuno si è opposto così tanto tenacemente come lui alla guerra contro lIraq. Sono assolutamente sicuro che mai avrebbe consigliato agli sciiti e ai sunniti di lasciarsi ammazzare senza difendersi, e neanche consiglierebbe qualcosa del genere ai cubani. Lui sa perfettamente che questo non è un problema tra cubani. Si tratta di un problema tra il popolo di Cuba e il governo degli Stati Uniti".
Lagenzia Fides della Congregazione per levangelizzazione dei popoli ha pubblicato il 29 aprile un editoriale al vetriolo, siglato dal direttore Luca de Mata, che si chiude così: "Il pugno chiuso di Fidel, pieno delle mosche del populismo retorico il cui ronzio ha riempito i gulag di cadaveri, continua ad abbattersi contro gente inerme". Il 19 maggio il cardinale Camillo Ruini nel corso della sua prolusione allassemblea generale della Cei ha definito "preoccupante" la "durissima repressione" in atto a Cuba. Nota una maggiore freddezza dei vertici della Chiesa cattolica nei confronti di Cuba?
GÓMEZ SANTOS: Non credo. Leditoriale di Fides si commenta da sé. Ritengo molto significativo quanto affermato il 30 aprile proprio dal segretario di Stato, cardinale Angelo Sodano, quando ha detto, tra laltro, che Giovanni Paolo II non è pentito di aver avuto fiducia in Fidel Castro. Si è trattato di una dichiarazione positiva e opportuna. La considero rappresentativa dei rapporti esistenti tra la Santa Sede e Cuba.