Tratto da Surrexit Christus spes mea

"Che bella preghiera”



di monsignor Pablo Colino


«CHE BELLA PREGHIERA»

Presentiamo oggi un cd con una serie eminentemente pratica di composizioni appartenenti al Thesaurus Musicae Sacrae che la Chiesa cattolica non può dimenticare.
I maestri di musica sacra scarseggiano. I lettori di cd invece aumentano. È più facile e più alla mano sentire un disco che assistere ad una lezione di canto gregoriano, per interessante che essa sia, o a una prova noiosa e stressante.
Alcuni di questi canti: Crux fidelis, Victimae paschali, eni Sancte Spiritus, appartengono al gregoriano più puro, altri sono più tardivi: Puer natus, Lauda Sion, Adeste fideles ecc., ma abilmente composti e/o ritoccati nella scuola benedettina di Solesmes di fine Ottocento. Tutti sono composti ugualmente per il servizio e la lode di Dio: principale se non unico scopo della musica sacra che si rispetti.
Questo principio ha guidato anche l’interpretazione. A noi non interessa tanto la bivirga o il porrectus resupinus, anche se eseguiti con la miglior buona volontà, o il fraseggio e la vocalità perfetta, o lo stile impeccabile, quanto che ci si dica: «Che bella preghiera, che serenità infondete nell’anima, che pietà, che bella lode di Dio!». E allora saremo pienamente soddisfatti, anche se non avremo rispettato tutti i punctum mora vocis.
Non abbiamo rinunciato al supporto dell’armonia. Certamente questi canti sono nati puramente melodici. L’accompagnamento dell’organo, eseguito nei migliori centri e monasteri benedettini del mondo, è uno stupendo aiuto all’esecuzione liturgica, soprattutto quando c’è di mezzo il volenteroso e sofferto popolo di Dio, deviato oggi da tanta produzione volgare, in lingua volgare. Valga la ridondanza. E così non sia.


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