Tratto da IL TESORO CHE FIORISCE

IL TESORO CHE FIORISCE


STORIE DI CRISTIANI IN CINA


Prefazione di Giulio Andreotti


Chi, come fece Pietro Nenni al ritorno da Pechino, considera l’irrilevanza quantitativa dei cristiani nel contesto dell’immenso popolo cinese può anche ritenere inutili le ricerche in proposito. Ma è una colpevole disattenzione. A parte i momenti iniziali della Buona Novella vi sono ricorrenti fasi cicliche nelle quali i tentativi di evangelizzazione missionaria sono entrati in profondità nel contesto della cultura e della vita locale.
Di recente, nella tornata conclusiva del terzo centenario della Pontificia Accademia Ecclesiastica ho avuto l’occasione di ricordare Giovanni da Montecorvino che arrivò in Cina nel 1294 come ambasciatore straordinario del Papa, accolto con tutti gli onori, tanto da farlo risiedere nella Città Proibita e consentirgli di svolgere apertamente anche attività apostolica, coronata sedici anni dopo con la sua consacrazione ad arcivescovo di Pechino e patriarca di tutto l’Oriente. La dinastia del momento favorì senza riserve questa fioritura di cattolicesimo, che avrebbe continuato a conoscere in seguito dolorosi tramonti e nuove aurore in connessione diretta, appunto, anche con i mutamenti dinastici.
Altro ciclo memorabile si svolge agli inizi del secolo diciassettesimo, imperniato sulla figura del padre Matteo Ricci che riuscì dove san Francesco Saverio non aveva potuto. Plasmandosi in una formazione confuciana e dedicando lunghi anni all’apprendimento della lingua, il gesuita marchigiano, che a Roma si era anche indottrinato scientificamente, costruì una presenza incisiva nella difficile società cinese, significata, alla morte del Ricci, dalla concessione imperiale del diritto alla sepoltura in loco, assolutamente inibita ad ogni straniero. Le vicende hanno fatto sì che l’edificio della Compagnia divenisse – ed è tuttora – sede del Partito comunista cinese, ma l’angolo del giardino dove riposavano le spoglie del padre è oggi ripristinato e onorato.
Nella occasione del quarto centenario dell’arrivo del padre Ricci a Pechino, due grandi convegni di studio si sono svolti, laggiù e alla Gregoriana di Roma. E il Papa ne ha preso lo spunto per un meditato e coraggioso riesame del rapporto della Chiesa con la nazione cinese. Lo pubblichiamo qui per intero, mentre viene alla luce l’analisi di un terzo momento, ricostruito nel corso di una missione giornalistica straordinaria promossa dalla nostra rivista 30Giorni nella Chiesa e nel mondo che ha già pubblicato una efficace sintesi del reportage che parte da Niupidi (Guangdong) tuttora conosciuto come “Villaggio di San Giuseppe”. Qui i missionari del Pime e particolarmente il bresciano padre Lorenzo Bianchi hanno aperto una nuova fase di presenza cattolica.
A differenza degli altri due cicli siamo dinanzi ad una realtà tuttora viva e ben radicata. Le conquiste apostoliche non si misurano con i moduli degli istituti di statistica.
Nessuno veda nel lavoro di Gianni Valente complicati retrodisegni, anche se noi di 30Giorni non abbiamo mai nascosto la convinzione che si debba arrivare – come è ormai realtà in quasi tutto il mondo – a rapporti ufficiali tra la Repubblica Cinese e la Santa Sede, superandosi anche la complessa bi-realtà di una cristianità differenziata. Personalmente ho sempre ritenuto prevalente la massima che chi ama Dio coopera obiettivamente per il bene.
Le fotografie di questo saggio (lode a Massimo Quattrucci) sono di una eloquenza immediata. Spero che per quella comunità sia un messaggio di fraterna solidarietà e di auspicio per il desideratissimo accordo.


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